Nell’annus horribilis della pandemia la prima catena di Bubble Tea in Italia, cresce del 75% e guarda all’Europa. Il mercato globale della bevanda a base di tè, latte e perle di tapioca vale 2,2 miliardi a livello globale
È la prima catena di Bubble Tea in Italia, si chiama Frankly e rincorre la visione di portare il Bubble Tea – una bevanda nata a Taiwan e diffusissima in Nord America, composta da thè freddo, latte e perle di tapioca – in tutta Europa.
A dimostrare che il Bubble Tea sia molto più di una moda passeggera ci pensano i numeri di Frankly. Nata nel 2017 a Milano con il primo punto vendita in via Orefici, Frankly è oggi una startup in piena fase di crescita: sette i negozi aperti (quattro Milano, gli altri a Torino, Bologna e Bergamo), 55 dipendenti, oltre 1 milione di drink serviti ogni anno e una crescita del 75% registrata nell’annus horribilis della pandemia. E ambiziosi programmi per il futuro, con in cantiere 4 nuove aperture, lo sviluppo del canale online per la consegna a domicilio di Kit Box e l’obiettivo di guardare all’Europa a partire dal 2023.
Cosa è il Bubble Tea, il nuovo food trend che vale 2,2 miliardi
Ma cosa è il Bubble Tea e perché promette di essere il nuovo food trend internazionale? Con origini asiatiche – è nato a Taiwan negli anni ‘80 – il Bubble Tea è in realtà diventato velocemente un prodotto “globetrotter”: ha viaggiato dall’Asia al Nord America (Stati Uniti e Canada) con la prima generazione di asiatici-americani, dove oggi si è consolidato come bevanda dal carattere internazionale, e si è affacciato negli ultimi anni all’Europa. Si tratta, in sostanza, di un drink a base di tè (nero, verde o oolong) che può essere servito caldo o freddo a cui si aggiungono latte o sciroppo alla frutta e, soprattutto, uno o più topping: dalle perle di tapioca alle caratteristiche popping bobas (delle piccole palline alla frutta), dai semi di chia fino all’aloe vera, i marshmallows o addirittura il budino.
Il “tè con le bolle” piace ai più giovani, grazie al suo look coloratissimo e alle infinite possibilità di personalizzazione, ma sta iniziando a incuriosire anche i Millennials, al punto che il mercato globale vale già 2,2 miliardi di dollari e prospetta di raggiungere i 3,5 entro il 2026, proprio grazie al boom europeo.
La storia di Frankly: internazionalità, inclusione e apertura verso il mondo
“Quando abbiamo iniziato nel 2017, entravano nei nostri negozi quasi esclusivamente under 25, ma negli ultimi anni iniziamo a vedere anche over 30, incuriositi dall’aumento della notorietà del prodotto – raccontano Franco Borgonovo e Lati Ting, fondatori di Frankly – Il Bubble Tea si è portato dietro per alcuni anni “lo stigma” di bevanda iper zuccherata, ma questo non è necessariamente vero: dipende tutto dalla qualità degli ingredienti e dalla preparazione. Noi, ad esempio, scegliamo solo materie prime naturali (in sostanza, bandiamo bustine o aromi artificiali) e permettiamo una completa personalizzazione del drink, che può anche essere completamente sugar-free. Insomma, quasi sempre i nostri drink sono meno calorici di un gelato”.
A quattro anni dalla sua fondazione, Frankly può definirsi a tutti gli effetti una startupdi spirito internazionale, e non solo per le caratteristiche del suo prodotto. La storia dell’azienda e dei due fondatori, infatti, corre tra l’Asia, il Canada e l’Italia: “Io sono italiano, cresciuto professionalmente a Milano in una nota società di consulenza globale dopo alcune esperienze di formazione tra Parigi e Singapore, Lati invece è nata ad Hong Kong, si è formata tra il Canada (British Columbia) e la Bocconi ed ha lavorato in Svizzera e in Asia, oltre che in Italia, prima di fondare Frankly – spiega ancora Franco Borgonovo, ripercorrendo le tappe che hanno portato lui e la compagna a far nascere Frankly – L’idea è nata da un’esigenza di Lati: aveva imparato a bere il Bubble Tea in Canada, e non trovava in Italia nessun punto di riferimento in cui trovare un prodotto di qualità alta e affidabile. Così ci siamo detti: perché non creare noi lo Starbucks del Bubble Tea? Così è nata Frankly. E anche oggi, ci piace conservare questo spirito di internazionalità, inclusione e apertura verso il mondo: nel nostro team lavorano persone da oltre 10 nazionalità diverse e si parla l’inglese come prima lingua corrente. E altrettanto inclusiva è la nostra clientela”.