Nelle 75 pagine di indagine commissionata dall’aeroporto stesso emerge che lo scalo ha reagito bene di fronte a un’emergenza con pochi precedenti, ma il problema a quanto pare sta ai vertici della società. Difficile dimenticarsi quanto accaduto nella notte tra il 20 e il 21 marzo scorsi a Heathrow, il più importante aeroporto londinese costretto a chiudere a seguito di un incendio che ha avuto conseguenze su ritardi e cancellazioni in tutto il mondo per un totale di 270mila voli coinvolti. Nei documenti si è venuti a conoscenza che il Ceo Thomas Woldbye ha scoperto quanto era accaduto soltanto alle 6:45 del 21 marzo. Il suo cellulare era in modalità silenziosa mentre lui stava dormendo.
Il Ceo tra le nuvole: cosa è andato storto nella gestione del caos a Heathrow?
«La revisione ha individuato una serie di lezioni apprese e formula diverse raccomandazioni su come lo scalo dovrebbe rafforzare ulteriormente la propria capacità di risposta a eventi gravi come questo», è una delle conclusioni del rapporto riprese dal Corriere della Sera. La notizia che riguarda una gestione non proprio impeccabile da parte dell’amministrazione delegato in occasione del blackout di marzo potrebbe accelerare un processo che da tempo richiede le dimissioni di Woldbye.
L’aeroporto si è difeso attraverso un portavoce, spiegando che si tratta di disinformazione. «Thomas, e tutto il suo gruppo dirigente erano esattamente dove dovevano essere durante un incidente di questa portata», è la dichiarazione pubblicata dalla BBC. E in effetti il rapporto ha concluso che la catena di comando non si è inceppata: i responsabili hanno preso la situazione in mano e, pur in assenza del Ceo, hanno provveduto a fermare i voli e ad avviare tutto quel che serviva per tornare alla normalità.
«Sebbene il suo telefono fosse sul comodino – si legge dal rapporto sul blackout a Heathrow – il signor Woldbye ha riferito di non essere stato avvisato né degli allarmi né delle chiamate del signor Echave perché il telefono era entrato in modalità silenziosa, a sua insaputa, mentre lui stava dormendo. I registri confermano che il telefono non era spento e che le chiamate d’emergenza non hanno ricevuto risposte».