In Europa anche la Francia ha puntato sul tax credit per sostenere il comparto. In Italia le cose si muovono, ma siamo ancora indietro
Secondo Bloomberg sarebbero già una decina le software house, alcune delle quali quotate in Borsa, interessate alle novità da poco introdotte in Irlanda. Il paese, noto per via delle sue politiche fiscali molto apprezzate dalle multinazionali tech (e criticate da altri membri dell’UE), ha infatti previsto un rimborso dell’imposta sulle società fino a 8 milioni di euro, a copertura dei costi per lo sviluppo di videogiochi. Tra le condizioni per accedere a questa linea di credito l’appartenenza allo Spazio economico europeo e svolgere attività in Irlanda.
Questo incentivo per attirare gli attori del gaming e anche le startup del settore renderebbe il panorama di Dublino ancora più affollato di attori tech. Nella capitale hanno già sede giganti come Activision e Riot Game, così come Twitter, Meta e TikTok che da qui gestiscono il business sul vecchio continente in una condizione fiscale avvantaggiata.
La scelta dell’Irlanda punta ovviamente a cavalcare un trend di cui sono già note le previsioni: soltanto il comparto dei videogiochi sarebbe destinato a valere 504 miliardi di dollari a livello globale entro la fine del decennio. In Italia la situazione è migliorata senz’altro negli ultimi anni, grazie anche al lavoro di lobbying svolto da IIDEA, la Confindustria del videoludo. Nella puntata dedicata al settore del nostro Viaggio in Italia, ne avevamo intervistato la direttrice generale Thalita Malago.
«Gli sviluppatori vivono ancora di auto finanziamento – ha spiegato Malago riferendosi al contesto italiano –. Fortunatamente eravamo riusciti a ottenere il fondo Intrattenimento Digitale, una misura a fondo perduto a cui potevano accedere gli sviluppatori per lo sviluppo di un prototipo con 4 milioni stanziati nel 2020. Purtroppo la misura non è stata resa stabile». Il tax credit è uno strumento che fa la differenza come insegna il caso francese: Oltralpe è stato reso stabile con 70 milioni di euro annui a disposizione. Altro paese che si muove in questo senso in Europa è la Polonia, casa di grandi software house grandi e indie, nazionali ed estere. Tanto per fare un esempio: nel 2016 CD Projekt, il gioiello gaming di Varsavia, aveva ricevuto un finanziamento governativo superiore a 7 milioni di dollari. L’accoglienza per gli attori del comparto è massima: nel 2019 erano più di 400 le case di sviluppo attive.