«Nell’arrampicata ho trovato il modo di esprimermi. Prima non sapevo cosa avrei fatto nella vita, mi sentivo un fallito». Una parola brutta, resa ancor più insopportabile per colpa della società e della cultura contemporanea da performance . Quante volte siamo spinti ad associare la parola fallimento al brutto, agli incidenti, agli imprevisti che ci rovinano i piani? Amedeo Cavalleri, autore di Abituati a cadere edito da DeAgostini ed esperto del mondo dell’arrampicata, ha scelto di affrontare a muso duro la questione, dedicando il suo libro proprio ai falliti. «L’ho scritto pensando anche a chi non ha ancora trovato la propria strada». Perché ciascuno affronta nella vita almeno una parete da scalare.
La storia di Amedeo Cavalleri
Nato a Gavardo, in provincia di Brescia, nel 1992, Amedeo Cavalleri è abituato a ragionare in verticale da molti anni. La passione per l’arrampicata non lo ha però isolato dal mondo, ma gli ha anche fatto scoprire il bello della community, in un costante dialogo orizzontale dove ciascuno parte con il proprio bagaglio. «Nell’arrampicata affronti te stesso in parete. Ma hai bisogno di qualcuno con cui farlo».
Per riunire le persone che hanno cominciato ad accompagnarlo in questo viaggio fatto di sport, amicizia e amore per la natura, Cavalleri ha inaugurato nel 2016 la pagina social Brocchi sui Blocchi, che su StartupItalia abbiamo già avuto modo raccontare. Il nome, va da sè, rende l’idea dell’approccio che queste persone adottano nei confronti di un’attività fisica tutt’altro che banale.
Una parete che tutti possono scalare
Nessuna pretesa nei confronti degli altri, vietati i protagonismi o gli atteggiamenti che sviliscono l’altro quando sbaglia o non sembra abbastanza bravo. «La tossicità è rappresentata da due cose: performance e competizione. Il fatto è oggi ci sentiamo obbligati a performare a tutti i costi per sentirci considerati. La competizione peraltro è spesso iniqua: partiamo tutti da condizioni di partenza diverse».
Come tanti altri prima di lui, Cavalleri ha fatto varie esperienze nella vita prima di trovare il proprio posto nell’ecosistema startup (lavora per ZeroCo2 dove si occupa di comunicazione digitale). Studi in Scienze Politiche, è stato anche cuoco. Poi qualcosa è successo: capita prima o poi di trovarsi di fronte alla proverbiale sliding door che, a posteriori, dà il senso del percorso compiuto.
Nel libro Abituati a Cadere Cavalleri racconta di quando ha scoperto l’arrampicata. Non è stato amore a prima vista come annota nelle prime pagine. Vicino a casa dei genitori, a due passi dal Lago di Garda, i monti fanno parte del paesaggio. Ecco allora che un giorno ha confidato alla madre che gli sarebbe piaciuto provare: così il regalo per i 23 anni si è manifestato sotto forma di un’iscrizione a un corso di arrampicata.
Pur non essendo portato per gli sport di squadra – così ci ha confidato – Cavalleri ha fatto in modo che scalare una parete rimanesse per lui un’esperienza da godersi in gruppo. «Condividere è la cosa che preferisco – scrive nel libro – prendere qualcosa di mio e dividerlo con un’altra persona, o due, o trentamila, in modo che diventi di tutti e si possa crescere insieme tramite quell’esperienza».