Non vanno bene neppure i treni. Il nuovo rapporto Pendolaria di Legambiente conferma l’isolamento del Mezzogiorno. Crollati gli investimenti in dieci anni
Come ogni anno Legambiente pubblica il suo rapporto Pendolaria, una fotografia delle ferrovie che ogni giorno quasi 6 milioni di italiani utilizzano per andare al lavoro e a scuola. Tra il 2010 a oggi il numero di pendolari che si sono affidati a treni regionali, suburbani e metropolitane è salito dell’8,2%, mentre gli investimenti complessivi da parte dello Stato sono scesi del 21,5%, condannando soprattutto il Mezzogiorno a una situazione di già noto isolamento. L’Italia su rotaia che avanza è sì quella dell’Alta Velocità: la flotta di questi convogli è salita da 74 nel 2008 a 144 lo scorso anno. Al sud, invece, l’età media dei treni è di quasi 20 anni e le linee sono soprattutto a binario unico non elettrificato.
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Come riferisce il rapporto Pendolaria 2019 di Legambiente, in Italia il 42% delle persone vive all’interno di grandi città, dove la domanda di trasporto pubblico (dalle metropolitane ai treni suburbani) è in continua crescita. In totale sono meno di 250 i chilometri di linee ferrate nei principali comuni. Da sole Parigi ha più di 220 chilometri, Londra addirittura supera i 460. Nel suo insieme la Germania ha una rete di strade ferrate che, soltanto in area urbana, arriva a 649 chilometri, poco meno del Regno Unito (672 chilometri).
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La tendenza di questi anni è stata quella di mettere da parte le esigenze quotidiane dei pendolari, investendo piuttosto in altre direzioni. Legambiente punta il dito contro le grandi opere per le quali, secondo il report, sarebbero stati destinati 22 miliardi di euro. Vi avevamo raccontato del piano di FS da 6 miliardi di euro, ma i risultati ancora non si vedono, soprattutto nel Mezzogiorno, dove serve una vera e propria “cura del ferro”. Investendo su nuovi treni e tecnologia si potrebbero ridurre i tempi di percorrenza biblici che, negli anni, hanno portato a una emorragia di passeggeri: percorrere in treno la Palermo-Catania impiegando un’ora in meno rispetto ad oggi è soltanto un esempio di un’Italia che non condanna all’isolamento i propri cittadini.
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