La casa di moda ha annunciato l’adesione alla campagna che vede impegnate più di 50 organizzazioni internazionali nella tutela degli animali
Anche Prada ha aderito alla campagna “fur free” che conta più di 50 organizzazioni, in 40 Paesi, impegnate nella protezione degli animali.
Il Gruppo fondato da Mario Prada ha annunciato che per le collezioni donna Primavera/Estate 2020 non utilizzerà più pellicce animali, mentre lo stock già in commercio sarà in vendita fino a esaurimento scorte.
“E’ innegabile che i consumatori oggi, soprattutto i più giovani, siano sempre più interessati all’offerta di prodotti eticamente sostenibili. Per questa ragione, Prada Group ha deciso di compiere questo passo”, afferma Lorenzo Bertelli, head of Marketing and Communication del Gruppo Prada.
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Prada arriva in coda ad altre case di moda come Giorgio Armani, Versace, Burberry, Michael Kors, Ralph Lauren e Gucci, Stella McCartney e Vivienne Westwood, che già avevano espresso il proprio diniego alla creazione di pellicce animali.
Il network fur-free
La Fur Free Alliance (FFA), presieduta da Joh Vinding, è un network che riunisce più di 50 organizzazioni in tutto il mondo che si battono per la protezione degli animali. Tra i membri di FFA ci sono Four Paws, Born Free USA, Open Cages e Humane Society International. La battaglia “fur free” nasce da un’esigenza morale che vede la maggioranza dell’opinione pubblica d’accordo sull’inaccettabilità di allevare e uccidere animali per confezionare pellicce e si dichiara a favore della legislazione che ne proibisce l’allevamento a tali fini.
Il Regno Unito, nel 2000, è stato il primo paese a dichiarare illegale l’uccisione di animali per produrre pellicce. A seguire l’esempio inglese: Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Repubblica di Macedonia e, recentemente, anche la Repubblica Ceca. Una legislazione simile è attualmente in esame in Belgio, Germania e Lussemburgo.
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La scelta del Gruppo Prada
“L’innovazione e la responsabilità sociale sono parte dei valori fondanti del Gruppo Prada. La nostra decisione rappresenta un importante traguardo in questo nostro impegno – ha dichiarato Miuccia Prada, nipote del fondatore del Gruppo – La ricerca e lo sviluppo di materiali alternativi consentirà all’azienda di esplorare nuove frontiere della creatività e di rispondere alla domanda di prodotti più responsabili”.
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La scelta di aderire alla campagna fur-free da parte della casa di moda arriva al termine di un dialogo intercorso tra il Gruppo, i membri di FFA, LAV, associazione impegnata dal 1977 per i diritti degli animali e la protezione dell’ambiente, e The Humane Society of the United States, che da 60 anni si batte contro le crudeltà sugli esseri viventi.
“Il dialogo con il Gruppo Prada, iniziato poco più di un anno fa, si è tradotto nell’adozione, in tempi rapidissimi, della politica fur-free da parte dell’azienda. Il Fur Free Retailer Program coinvolge 1.000 aziende, a riprova del grande slancio che il movimento sta rapidamente acquisendo – afferma Brigit Oele, program-manager di Fur Free Alliance – Ritengo estremamente improbabile che la pelliccia torni mai a essere considerata un trend accettabile”.