Domanda attuale, considerate le melodie che arrivano dalla Riviera dei fiori: quanto impatta sull’ambiente la produzione musicale?
Musica, che passione! La protagonista del Festival della Canzone Italiana è già entrata nelle case di 9,1 milioni di telespettatori. Sanremo, del resto, è una istituzione. Nessuno però poteva immaginare che anche le canzoni potessero implicare un costo ambientale non indifferente, che dipende da come e quanto la si ascolta. A rivelarlo due ricercatrici inglesi della Keele University, Sharon George e Deirdre McKay.
La ricerca
Lasciate un attimo da parte i sondaggi su chi sarà il vincitore delle 69esima edizione del Festival di Sanremo e le polemiche che immancabilmente la kermesse ligure porta con sé: qualcuno si è mai chiesto se, e quanto, la musica inquini? E non parliamo dell’inquinamento sonoro, quello cioè causato da chi tiene la musica a tutto volume facendo impazzire i vicini di casa, ma di quello vero e proprio, che danneggia l’ambiente.
E se il buon vecchio vinile resta di un fascino ineguagliabile, quanto impatta sull’ambiente oggi? Lo dice, appunto, lo studio fresco di pubblicazione: i vecchi 78 giri erano prodotti in gomma lacca, sostanza naturale ottenuta dall’emittero femmina (un insetto che deposita la resina sulla corteccia degli alberi). Oggi, però, non è più così.
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Secondo la ricerca, i vinili immessi sul mercato dal 1948 contengono, in media, 135 grammi di pvc: una resina termoplastica con un’impronta (carbon footprint) di 0,5 kg di CO2. E anche se il pvc è un materiale plastico riutilizzabile, è difficile che venga recuperato a causa degli elevati costi di lavorazione.
Fonte: @SanremoRai
Sharon George e Deirdre McKay rivelano, inoltre, che i 4 milioni di LP venduti nel 2017 nel Regno Unito produrranno 1900 tonnellate di CO2, pari all’impronta annuale di circa 400 persone senza considerare trasporto e imballaggio.
Dal CD alla musica in streaming
Nel centro del mirino anche i CD in policarbonato ed alluminio, diffusi a partire dagli anni’80. Molto resistenti e quasi indistruttibili, nella realtà rappresentano una enorme quantità di materiale in discarica difficile da smaltire. Anche se il loro impatto ambientale resta minore di quello causato dal pvc, sono, comunque, composti da materiali misti: difficili da separare e antieconomici. E anche la custodia, in policarbonato, non è del tutto riciclabile.
Si potrebbe pensare che il problema ecologico derivi esclusivamente da supporti musicali fisici. E, invece, no. Le piattaforme digitali, utilizzate dalla stra grande maggioranza di chi ascolta musica oggi (negli USA, il 75% degli appassionati usufruisce dello streaming), non sono soltanto economiche, ma garantiscono un’ottima qualità del suono ed una infinita possibilità di riproduzione dei brani.
Fonte: Rai
Online, le tracce non sono sottoposte ad alcun deterioramento e si conservano intatte nel corso degli anni. Se, da un lato, la tecnologia ha reso accessibile la musica a tutti, l’altra faccia della medaglia non mostra alcun aspetto positivo, anzi. I files sono archiviati su server, che vanno costantemente alimentati e raffreddati. Le informazioni vengono, poi, recuperate e trasmesse attraverso la rete a un router, e trasferite via wifi ai nostri dispositivi. Su questo tema, la ricerca ha svelato che riprodurre un album online più di 27 volte consuma più energia e genera più gas serra rispetto alla creazione del relativo cd.
Fonte: @SanremoRai
Tornare al passato per guardare al futuro?
Qual è, quindi, la soluzione ottimale per aiutare l’ambiente? Il vecchio vinile, quello con copertina in cartone, pare l’alternativa più ecologica. Del resto gli appassionati lo hanno sempre sostenuto: la qualità offerta da questo supporto che ai più potrà sembrare “antico” è ineguagliabile. Soltanto il giradischi, in questo caso, ha un costo in termini di gas serra.
Ma se proprio non siamo disposti a rinunciare all’enorme patrimonio online, allora è consigliabile archiviare la musica sul proprio dispositivo, riducendo l’esigenza di streaming e risparmiando energia.
Insomma, ascoltate musica responsabilmente e, dato che per seguire il Festival della canzone serve solo il vecchio televisore o la radio, continuate pure a godere dello spettacolo offerto da Sanremo in leggerezza!