Italia in linea con gli sforzi europei per produrre meno spazzatura. Secondo una ricerca, il metodo migliore è la raccolta porta a porta
Per alcuni è una sofferenza. Non è sempre facile fare la differenziata. Specie in città. Non è facile perché, a seconda del regolamento comunale, può vincolare a orari ben precisi il momento in cui si “porta fuori” l’immondizia e costringe a tenere in casa più cestini. Una impresa talvolta maleodorante per chi vive nei monolocali. Eppure la differenziata fa la differenza. Come racconta la analisi Recycling and waste generation: an estimate of the source reduction effect of recycling programs condotta da Giacomo Degli Antoni dell’Università di Parma e da Giuseppe Vittucci Marzetti dell’Università di Milano-Bicocca, appena pubblicata sulla rivista Ecological Economics.
Perché la differenziata fa la differenza
C’è infatti una Italia che affoga nell’immondizia, che finisce nei telegiornali di tutto il mondo per le tonnellate di rifiuti che non riesce a smaltire e si ammassano agli angoli delle strade, spesso accanto a monumenti millenari. Territorio di caccia prediletto da topi e gabbiani. C’è una italia dalle discariche che vanno a fuoco, dei rifiuti sversati illecitamente e che respira diossina. Territorio di caccia prediletto da criminali ed ecomafie. E c’è una Italia che ha ingranato la quarta e sta finalmente raggiungendo livelli europei nel ciclo virtuoso di smaltimento dei rifiuti, aiutando anche la circular economy e il recupero di materiali che verranno ri-immessi nel mercato.
Tutti i numeri della raccolta differenziata
Questa Italia è stata fotografata nel lavoro di Giacomo Degli Antoni e di Giuseppe Vittucci Marzetti. Nel 2017 in Italia si sono prodotti 489 Kg di rifiuti urbani pro-capite, un dato sostanzialmente in linea con la media europea. La percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani è però cresciuta in modo significativo negli ultimi 25 anni. Infatti è passata dal 5% nel 1995 al 55,5% nel 2017.
Leggi anche: Trashtag Challenge, pulire il mondo diventa una sfida social
Questo risultato – rilevano gli autori dello studio – è indubbiamente connesso agli sforzi messi in campo in tema di politiche nella gestione dei rifiuti, sempre più orientate a sistemi di raccolta porta a porta.
Al Sud si producono meno rifiuti. Ma sembrano di più
A livello regionale, la produzione pro-capite di rifiuti urbani presenta una discreta variabilità, passando dai 653 Kg dell’Emilia Romagna ai 346 Kg della Basilicata. In generale, le regioni del Sud, anche per motivi connessi ai livelli di reddito, producono meno rifiuti pro-capite delle regioni del Centro e del Nord.
Leggi anche: Madrid, il primo campo da basket di vetro (riciclato)
Eppure il risultato si rovescia quando si guarda ai dati sulla differenziata: 66,2% al Nord, al 51,8% al Centro e 41,9% al Sud. A prima vista, rilevano i due ricercatori, nulla sembrerebbe indicare un legame virtuoso fra raccolta differenziata e generazione dei rifiuti.
Tuttavia, un’analisi più attenta porta a una conclusione differente. Considerando i dati a livello di capoluogo di provincia per il periodo che va dal 2000 al 2012, si nota come, già a partire dal 2005, la relazione positiva tra l’ammontare di rifiuti prodotti e il tasso di raccolta differenziata si indebolisce, fino sostanzialmente a svanire nell’ultimo biennio.
«Abbiamo stimato la relazione fra la crescita del tasso di raccolta differenziata e la produzione di rifiuti», ha spiegato Vittucci Marzetti, «scoprendo che un aumento del tasso di raccolta differenziata del 10 per cento produce una riduzione nei rifiuti pro capite che varia tra l’1,5 e il 2%. Questo, su base nazionale, corrisponde a una riduzione di rifiuti pari a circa 500mila tonnellate, più o meno l’equivalente di quanto in media viene incenerito annualmente da tre impianti (dati riferiti all’Italia nel 2017)».
Il porta a porta funziona meglio
Emerge inoltre che la riduzione dei rifiuti della differenziata è significativamente maggiore quando è realizzata attraverso la raccolta porta a porta. Sulla base dei dati analizzati, la raccolta porta a porta produce infatti due effetti rilevanti: il primo è un aumento del tasso di raccolta differenziata che oscilla tra l’8 e il 14%, il secondo è una riduzione dei rifiuti del 4%.
«Il fatto che la raccolta porta a porta incrementi significativamente il tasso di raccolta differenziata – commenta Degli Antoni – sembra indicare un ruolo della socialità nell’influenzare i comportamenti virtuosi nella gestione dei rifiuti da parte dei singoli cittadini. La raccolta porta a porta espone al giudizio degli altri, molto più di quanto non facciano altre modalità di raccolta. La ricerca di un positivo riconoscimento sociale sembra quindi giocare un ruolo importante nell’incentivare la raccolta differenziata».
Cittadini più attenti e consapevoli
«Il secondo dato di interesse portato – concludono i ricercatori – è che lo sforzo richiesto nel fare la raccolta differenziata non sembra sottrarre energie alla volontà di attuare scelte mirate che riducano la quantità di rifiuti generati, ad esempio acquistando prodotti con minor packaging».
Leggi anche: Arredo urbano stampato in 3D e ottenuto dai rifiuti
«Al contrario: i due comportamenti sembrano rafforzarsi a vicenda. Infine, l’analisi rivela un chiaro e positivo effetto collaterale delle politiche che favoriscono la raccolta differenziata. Politiche volte ad aumentare i tassi di raccolta differenziata, in particolare i programmi di raccolta porta a porta, si traducono in una complessiva riduzione dei rifiuti prodotti, con evidenti ricadute positive anche sui costi di gestione dei rifiuti, riciclati e non».