Il titolare del dicastero delle Infrastrutture inaugura, via Facebook, la prima vettura a impatto zero e promette novità importanti per tutti grazie all’Ecobonus. Ma è davvero così?
Dal “mai più auto blu” ad “auto blu sì, purché elettrica”. La trasformazione da Movimento a partito che da più parti si imputa ai 5 Stelle proprio in questi giorni potrebbe passare anche da questi particolari. Con il piccolo dettaglio di colore che la vettura su cui arriva il ministro Danilo Toninelli, guidandola personalmente (senza autista quindi) forse non a caso non è blu ma grigia. “Quest’auto – spiega il titolare del dicastero delle Infrastrutture in una diretta Facebook – è la prima a disposizione del mio ministero a essere a impatto zero, in sostituzione di un vecchio modello inquinante”.
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Toninelli: “Fuori dal Mit i vecchi modelli benzina e diesel”
“Molto presto – promette il ministro – l’intero parco macchine a disposizione del Mit [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ndR] sarà sostituito da una flotta al 100% elettrica”. Ma non è finita qui. “Vicino al ministero – continua – ci sono già due colonnine per la ricarica: saranno a disposizione sia dei dipendenti, sia degli ospiti dei nostri uffici”.
“Si tratta di un esempio secondo me positivo perché, se io mi metto nei panni delle persone che vogliono cambiare auto, oggi difficilmente pensano all’alternativa dell’auto elettrica perché non vedono nelle autostrade, nei territori e nei centri città delle colonnine: noi le abbiamo messe e lo Stato ha iniziato finalmente a dare il buon esempio [con ogni probabilità, nonostante il bisticcio linguistico, qui Toninelli intende comunicare esattamente l’opposto, ovvero che oggi difficilmente si vede l’auto elettrica come alternativa ai modelli tradizionali, proprio a causa del limitato numero di fonti di approvvigionamento – NdR]”.
Toninelli: “Presto circoleranno tante auto elettriche”. Ma è davvero così?
Parlando degli eco-incentivi che partiranno da marzo, Toninelli promette: “Finalmente presto in Italia vedremo circolare tante auto elettriche e vedremo tante colonnine di ricarica: significa che il cambiamento è in atto”. In realtà, il nostro Sergio Ferraris aveva calcolato già da tempo l’esigua portata dell’ecobonus. Non solo il provvedimento fa discutere perché incentiva auto di costo elevato quali le ibride e le elettriche e non penalizza a sufficienza l’acquisto di quelle inquinanti, ma rischia anche di non smuovere affatto lo stagnante mercato dell’auto nostrano.
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La dotazione finanziaria, rilevava Ferraris nel suo approfondimento, è di appena 200 milioni di euro nei prossimi tre anni e, visto che la forbice d’incentivazione varia tra i 1.500 e i 6.000 euro ad autovettura, il numero di veicoli che entreranno in circolazione grazie ai soldi pubblici sarà tra le 133mila e le 33mila unità nell’arco del triennio, ossia tra le 11mila e le 44mila ogni anno.
Numeri a dir poco irrilevanti se si considera che nel 2017 sono state immatricolate 1,97 milioni di autovetture in stragrande maggioranza endotermiche, su un parco circolante di 37,8 milioni.
La conseguenza più scontata, insomma, è che si tratti di un finanziamento a pioggia che si disperderà in mille rivoli incapaci di cambiare davvero la situazione del parco macchine italiano, sempre più vecchio e inquinante.
Secondo l’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere: “Il nostro è tra i più obsoleti d’Europa e l’età media tende a crescere ulteriormente: era di 7,9 anni nel 2008 e oggi ha raggiunto i 10,9”. “Soprattutto – ha rilevato nell’ultimo report- preoccupano i 7,6 milioni di vetture omologate Euro 0, 1, 2 a cui si aggiungono i 5,7 milioni di Euro 3. Paradossale che si dibatta genericamente di “uscita dal diesel” senza considerare che sostituendo questi veicoli con dei moderni Euro 6 (o anche Euro 5) si otterrebbe una drastica riduzione sia delle emissioni climalteranti che delle concentrazioni urbane di inquinanti”.
Insomma, con i numeri a disposizione per l’Ecobonus si rischia che le poche auto elettriche che verranno messe in circolazione nel prossimo futuro saranno solo – o quasi – quelle del ministero di Toninelli.