«A un certo punto ho dovuto abbandonare la rivista e il mio lavoro full time per dedicarmi ai video». Content creator per caso. Questa definizione inquadra a meraviglia Alessio De Santa, uno dei principali creator in Italia per quanto riguarda il mondo del cinema e delle serie tv .Nei suoi format riesce ad unire intrattenimento, curiosità e competenza, una firma distinguibile che gli ha permesso di coagulare attorno a sé una delle più grandi community legate al mondo del cinema in Italia. Questo attraverso video leggeri e recensioni semplici e dirette, che non abbondano di tutti quei paroloni classici delle testate tematiche. Il resto ce lo ha raccontato lui stesso.
Raccontami il tuo percorso e la tua storia…
Ho iniziato a lavorare come sceneggiatore e disegnatore di fumetti nel 2002. Ho lavorato per diverse case editrici e media company negli anni 2000, pubblicando anche due romanzi grafici: La principessa che amava i film horror e The moneyman, una biografia di Walt Disney che è stata pubblicata in cinque Paesi. Ho poi deciso di fare carriera in azienda, lavorando in diversi ambiti del marketing e della comunicazione, ma non smettendo mai di scrivere e disegnare a tempo perso.
A quando risale l’approdo sui social?
Nel 2019 ho deciso di lanciare una rivista online in cui si parlasse di cinema e serie tv, mie passioni da sempre, insieme ad altri sceneggiatori, e per promuoverla ho cominciato a fare video in cui raccontavo curiosità di cinema, prima su Instagram e poi su Tiktok, che era un territorio inesplorato all’epoca per questo tipo di contenuti. La rivista non è mai del tutto partita, invece i miei video hanno cominciato a macinare sempre più views. Abbandonare la rivista e il mio lavoro full time per dedicarmi ai video è stato un passo obbligato ad un certo punto.
Come sei riuscito a costruire la tua community?
Diciamo che è stato un insieme di cose: in primis ho sempre dedicato almeno un’ora della mia giornata a leggere i commenti e i messaggi privati dai miei followers, spesso rispondendo ad entrambi con dei video. Questo ha molto appassionato le persone. Durante il periodo del lockdown dedicavo almeno sei ore a settimana alle dirette (principalmente su Tiktok) perché ho sempre considerato i video brevi come un modo ottimo per farmi conoscere ma non sufficiente per creare una community forte.
Ha funzionato?
Devo dire che ha funzionato alla grande, molti dei miei follower che partecipavano alle mie live nel 2020 sono ancora oggi i miei follower più stretti (non faccio fatica a definirli amici, visto che poi nel tempo con molti di loro ci siamo anche riusciti ad incontrare).
Secondo te quali sono le caratteristiche che contraddistinguono i tuoi contenuti?
Sono una comunicazione “bottom-up”, come avrebbe detto un mio professore dell’università, e l’ironia.
Cioè?
Per comunicazione bottom-up intendo che i miei video non hanno mai il tono di un esperto che ti insegna le cose, o di un professore che ti impartisce una lezione, ma il tono di un amico appassionato che vuole condividere quello che ha scoperto. Riguardo all’ironia, è un modo che ho di guardare al mondo. Mi piace rendere gli altri partecipi di quello che mi fa ridere, motivo per cui spesso faccio anche spettacoli di stand up nei locali.
Sui social sono usciti moltissimi contenuti sul Festival di Venezia: quali sono secondo te le strategie migliori per comunicare un evento di questo tipo?
Venezia è un evento molto particolare. Da un lato abbiamo tutto il Jet Set: superstar internazionali, i brand, il clamore mediatico. Dall’altra abbiamo i film in gara, che spesso sono film autoriali ed estremamente ostici per un pubblico di massa. Poi ci sono i film fuori gara, che secondo me non sono molto rappresentativi dello spirito del festival (quest’anno c’era Beetlejuice 2, per capirci).
La prima parte sembra la più facile…
Esattamente, quella del Jet Set è molto facile da comunicare, ci sono le star, i brand che danno budget e visibilità, e tutto l’allure. Quella del cinema è molto più ostica: convincere il pubblico di massa guardare film di un autore giapponese o coreano è sempre molto complicato, quindi più che basarmi sui titoli o sui registi cerco di parlare di curiosità di produzione (come sono riusciti a realizzare un certo film con un budget molto basso, ad esempio), oppure sugli argomenti trattati dai film (ad esempio nel caso di film d’amore, o sulle relazioni, cerco di fare leva sull’empatia del pubblico). Uno strumento che trovo molto utile sono le live, soprattutto con ospiti, perchè si ha una mezz’ora per parlare con calma e contestualizzare. I numeri sono più bassi, ma il pubblico è più affezionato. Infine nelle storie Instagram è possibile raccontare il day by day del Festival, il “dietro le quinte”.
Qual è il tuo processo creativo per la creazione di contenuti giornalieri
Ho diversi format, e ogni format ha un suo processo creativo specifico. Ci sono video che sono puro news jacking e nascono dal fatto che ho lavorato in passato in un ufficio stampa, quindi seguo diversi media outlet, nonché un sacco di siti e mailing list di Hollywood per essere sempre aggiornato. Spesso sono uscito con delle notizie prima ancora che uscisse la stampa italiana. Poi ci sono i video di curiosità, che nascono invece dalla mia passione per i filmati dei dietro le quinte dei film e per le interviste degli attori. Non è raro che a colazione mi guardi un’ora di un’intervista di, che so, Brad Pitt, spesso da lì nascono le idee. Poi dalle domande della community, che spesso mi chiede cose a cui non avrei mai pensato, a volte scavando nella storia produttiva di qualche film in uscita a breve.
Quali sono i progetti che hai fatto in questi anni, che ti sono rimasti nel cuore?
Devo dire che non c’è un progetto specifico. Sono rimasto sbalordito quando ho lanciato il mio canale Instagram, dopo qualche mese che lavoravo solo su Tiktok, e 15K persone mi hanno seguito in un pomeriggio (all’epoca avevo solo 100.000 followers su tiktok, una dimostrazione di amore). Lo stesso vale per il mio canale Youtube che nel mese di lancio ha fatto 15 milioni di visualizzazioni. Ma forse la cosa che mi ha dato più soddisfazione in assoluto è stato quando ho cominciato (molto timidamente) ad affiancare qualche video comedy ai miei contenuti divulgativi, e il pubblico ha gradito alla grande. Ho dei video comedy che hanno raggiunto il mezzo milione di views, cosa che per uno nato facendo divulgazione, te lo assicuro, non è per niente scontata.
Quali progetti futuri vorresti fare?
Ho veramente un sacco di idee e pochissimo tempo. Sicuramente vorrei lavorare ad un podcast, vorrei fare spettacoli dal vivo, ma soprattutto mi piacerebbe, dietro le quinte, riuscire a mettere insieme una squadra che mi aiuti con grosse parti del lavoro autoriale, e questa è la cosa più difficile in assoluto. Trovare persone che sappiano scrivere con l’ottica di intrattenere e contemporaneamente di informare è davvero una delle sfide più difficili che sto affrontando.