Fabio Kenobit Bortolotti, ha creato una delle istanze più attive, lontana dall’engagement tossico. Meno competizione, più umanità
Il social della gentilezza: potremmo chiamare così Mastodon, la piattaforma che si sta affermando in rete – ci sono già quattro milioni di account attivi – rifugio per migliaia di persone deluse e lontane dagli altri social media. Social sì, ma molto diverso da tutti i suoi predecessori: nessuna pubblicità, nessun brand che promuove servizi, nessun tracciamento dei dati per profilare gli utenti.
I contenuti si visualizzano cronologicamente sulle timeline degli utenti, senza il “boost” di algoritmi che promuovono l’engagement, ad ogni costo. Una rete di microblogging open source e decentralizzata, autogestita dalla community, seguendo logiche diversissime da quelle che abbiamo conosciuto sulle altre piattaforme.
Come funziona Mastodon
Non c’è competizione per ottenere indicizzazione dei contenuti, non si leggono thread aggressivi caratterizzati da linguaggi violenti, proprio perché non ci sono algoritmi che promuovono le interazioni. La community si indentifica nel valore del rispetto reciproco, tollerando dissenso e opinioni differenti, senza innescare escalation d’odio.
Ogni utente è libero di attivare un proprio canale (su Mastodon si chiamano “istanze”) che gestisce come meglio crede. Gli iscritti scelgono quali istanze seguire a seconda dei propri interessi, e la moderazione è praticamente assente, perché solitamente chi si iscrive a Mastodon, lo fa per allontanarsi dalle risse verbali e dell’engagement tossico.
Mastodon vive grazie alle donazioni, la sua struttura tecnica a Fediverso – l’insieme dei server federati che vengono utilizzati per la pubblicazione sul web (ad es. social networking, microblogging, macroblogging o siti web) e per l’hosting di file – si basa sul protocollo ActivityPub. Non c’è un unico database centralizzato, perciò sarebbe complessissimo stabilire un meccanismo di targeting per finalità pubblicitarie.
L’intervista a Kenobit
Ne abbiamo parlato con Fabio “Kenobit” Bortolotti, musicista game boy, streamer, che ha creato l’istanza “Livello Segreto”: una delle più interattive e note, dove si parla principalmente di videogiochi e fumetti. Vietato chiamarlo influencer, Fabio preferisce definirsi una persona attiva per portare visibilità a Mastodon.
StartupItalia: Partiamo dall’inizio: perché Mastodon?
Kenobit: Durante la pandemia, trascorrendo molto tempo online, mi sono accorto di avere bisogno di staccarmi dalle logiche tossiche che muovono i social tradizionali. In quei mesi ho letto meno libri perché sprecavo troppo tempo per leggere contenuti pieni di odio e thread violentissimi, di persone che nemmeno si conoscono. Avevo bisogno di altro. Come me sono tantissime le persone stanche degli algoritmi che valorizzano l’engagement, e di conseguenza la proliferazione di contenuti di pessima qualità. Mastodon è un’alternativa che si basa sul rispetto reciproco, senza brand o persone in competizione. Ci siamo accorti in questi mesi che la gente arriva su Mastodon e sta semplicemente meglio.
StartupItalia: Cosa intende per “sentirsi meglio” su un social?
Kenobit: Se togli la logica del profitto dai social network, elimini anche la competitività e di conseguenza le relazioni sono più umane. Le persone non si aggrediscono, non si ritrovano la timeline infestata da commenti negativi. Nessuno arriva su Mastodon per monetizzare i contenuti, non è possibile sponsorizzare i toot (che sono gli equivalenti dei post). Ad esempio, su “Livello Segreto” le persone non hanno timore di mostrarsi fragili, in difficoltà. E la community è pronta a domandare: “come stai?”. Non so se Mastodon esploderà come fenomeno planetario, in fondo non è questo l’obiettivo. Ma credo sarà destinato ad avere grande rilevanza, in futuro.
StartupItalia: Com’è nata l’istanza “Livello Segreto”?
Kenobit: È uno spazio di confronto aperto e non è una nicchia autoreferenziale. Ci sono poche, ma chiare regole, da rispettare: antifascismo, antirazzismo e rispetto reciproco. Non è necessario una netiquette scritta, fino ad oggi gli interventi di moderazione sono praticamente assenti, se qualcuno alza i toni, basta farglielo presente e si auto modera, spontaneamente. Funziona così perché in Mastodon questa è la cultura prevalente; non è un luogo di censura, ci si confronta tranquillamente, senza timore di essere vittime di aggressioni verbali, non dovendosi preoccupare di metriche come reach o engagement.
StartupItalia: Un social libero e gentile?
Kenobit: Sì, l’ho definito il social della gentilezza, ma sulla libertà voglio fare una precisazione: mi ispiro ai testi di alcuni anarchici, in particolare di Enrico Malatesta, perciò mi è chiaro che libertà non significa fare quello che si vuole, individualmente, in ogni contesto. Se così fosse, sarebbe un concetto molto infantile. All’interno della nostra istanza la libertà è intesa come un bene condiviso, fatta di piccole rinunce volontarie, ai fini del benessere collettivo della community.
StartupItalia: Durerà?
Kenobit: Sono ottimista, ci credo. La gente non nasce per farsi la guerra, ma è portata al conflitto sui social, che avvelenano la vita quotidiana delle persone. Con la pandemia e il conflitto in Ucraina, le cose continuano a peggiorare. Mastodon è il luogo adatto per chi sta scappando da queste logiche tossiche e assurde.
StartupItalia: Sono state attivate istanze diverse? Più propense alle vecchie logiche?
Kenobit: Qualcuno ci ha provato, ma la community di Mastodon ha sviluppato anticorpi e queste istanze violente o propense a diffondere fake news, vengono isolate, non attirano interesse e nuovi follower. Finiscono per isolarsi e spegnersi.
StartupItalia: Qualcuno sostiene che Mastodon sia il nuovo Twitter (l’interfaccia grafica è molto simile)
Kenobit: Non è questo l’obiettivo, sebbene io sia convinto che i social che abbiamo usato fino ad oggi, siano delle tigri di carta. Sembrano incrollabili e inscalfibili, ma non è così. C’è moltissimo dissenso e disagio intorno alle piattaforme, le persone cercano alternative.
StartupItalia: Se la definissi il primo influencer italiano di Mastodon?
Kenobit: Reputo il mestiere dell’influencer molto degradante, in fondo non diverso dall’uomo travestito da hot dog, che vediamo negli stadi americani. No, grazie. Preferisco essere considerato una persona che porta visibilità ad un social, che ha l’ambizione di fare stare bene le persone. Le persone, appunto, che non sono dei brand e non necessariamente devono sempre esibirsi al meglio.