L’Antitrust ha multato tre società del gruppo TikTok – sono l’irlandese TikTok Technology Limited, la britannica TikTok Information Technologies UK Limited e l’italiana TikTok Italy Srl – con una sanzione da 10 milioni di euro.
“Risultano inadeguati i controlli della società sui contenuti che circolano sulla piattaforma, in particolare quelli che possono minacciare la sicurezza di soggetti minori e vulnerabili – si legge nel comunicato -. Inoltre questi contenuti vengono sistematicamente riproposti agli utenti a seguito della loro profilazione algoritmica, stimolando un uso sempre crescente del social network”.
TikTok: cosa è successo intanto negli Stati Uniti?
La notizia è arrivata poche ore dopo un aggiornamento molto atteso da Oltreoceano: la Camera USA ha infatti approvato una legge che – se dovesse passare anche dal Senato e venisse infine firmata dal Presidente Biden – costringerebbe ByteDance a vendere la piattaforma ad altre società entro sei mesi dall’entrata in vigore del testo. Se così non dovesse succedere Washington metterebbe al bando il social dagli Stati Uniti.
Tornando alla multa da 10 milioni di euro da parte dell’Antitrust, l’ente ha accertato le responsabilità della piattaforma nella “diffusione di contenuti – come quelli relativi alla challenge “cicatrice francese” – suscettibili di minacciare la sicurezza psico-fisica degli utenti, specialmente se minori e vulnerabili”.
L’Antitrust ha concluso dicendo che determinati contenuti “pur essendo potenzialmente pericolosi sono diffusi tramite un sistema di raccomandazione basato sulla profilazione algoritmica dell’utenza, che seleziona costantemente quali video destinare a ciascun consumatore nelle sezioni denominate Per Te e Seguiti”.
La risposta di TikTok alla multa dell’Antitrust
Un portavoce TikTok ha commentato così la vicenda, intervenendo sulla multa dell’Antitrust: «Siamo in disaccordo con questa decisione. Il contenuto legato alla cosiddetta ‘cicatrice francese’ registrava una media giornaliera di soltanto 100 ricerche al giorno in Italia prima che l’AGCM annunciasse l’avvio delle indagini l’anno scorso. Da tempo abbiamo ridotto la visibilità di tali contenuti agli utenti di età inferiore ai 18 anni, escludendoli anche dalla pagina dei Per Te».