Truth Social fa parte, da poche ore, di una società quotata al Nasdaq. In Borsa il titolo dell’azienda Trump Media & Technology Group, che controlla la piattaforma inaugurata nel 2021 dall’ex presidente USA, ha chiuso la giornata di contrattazioni sfiorando i 58 dollari. A Wall Street la seduta del 26 marzo era partita con un’impennata, facendo salire il valore a 78 dollari (+56%), situazione che ha momentaneamente comportato la sospensione delle contrattazioni per volatilità.
Truth Social vale tutti quei soldi?
Come si legge su CNN, al momento Trump Media & Technology Group si aggirerebbe intorno a una valutazione da 11 miliardi di dollari, anche se gli analisti avvertono rispetto all’entusiasmo del primo giorno, prevedendo importanti correzioni nei prossimi. Il valore delle azioni di proprietà di Trump (che non potrà comunque vendere per sei mesi) è di 4,6 miliardi di dollari. Questo patrimonio, si è scritto nei giorni scorsi, sarebbe prezioso per il pagamento di una multa milionaria, conseguenza di un processo giudiziario in cui è coinvolto.
La storia di Truth Social si lega all’evoluzione del dibattito online (e non) negli ultimi quattro anni negli USA. Dopo i disordini di Capitol Hill il 6 gennaio 2021, con l’ex presidente Trump che all’epoca continuava a parlare di brogli per non riconoscere la vittoria di Biden, le piattaforme (a cominciare da Twitter) hanno stabilito con un’operazione senza precedenti il ban permanente dei suoi profili. Da allora il tycoon ha trascorso lunghi anni di silenzio – perlomeno online – rimanendo però molto attivo su Truth Social.
Perché Trump usa pochissimo l’ex Twitter?
La piattaforma non ha mai realmente impensierito le Big Tech come Meta. Resta però una piazza digitale in cui Trump continua a pubblicare contenuti per una fetta di elettorato molto motivata a seguirlo ovunque sul web. Trump, nel frattempo, ha riottenuto le chiavi di accesso di X, l’ex Twitter, strumento da lui parecchio utilizzato per postare e governare durante gli anni della sua Presidenza.
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Per ora su X ha pubblicato solo un contenuto (una foto segnaletica divenuta meme). Musk, proprietario della società, lo ha riabilitato in nome della tutela del free speech. L’imprenditore sudafricano aveva votato per Biden nel 2020, ma da diverso tempo il Ceo di Tesla è diventato uno dei più importanti personaggi pubblici apprezzati dai conservatori di tutto il mondo. E in molti credono si esporrà politicamente sempre di più in vista del voto di novembre. Non è improbabile che, a un certo punto, Trump torni a sfruttare anche quel capitale social. Facendo contento Musk.