Una startup di sole 15 persone ha sviluppato un intrigante emulo di Dark Souls. Per la nostra rubrica sui videogiochi vi proponiamo la recensione della versione per l’ibrida Nintendo
Mortal Shell ci aveva colpito positivamente (qui potete leggere la recensione curata dal nostro Alessandro), mettendo in scena un gameplay soddisfacente, un buon impianto grafico e una caratterizzazione addirittura superba. Siamo quindi felici – e, a dirla tutta, anche un po’ sorpresi – del suo arrivo su Nintendo Switch con l’edizione Mortal Shell Complete Edition.
La recensione di Mortal Shell Complete Edition
Rispetto alle versioni “lisce” precedentemente recensite, Mortal Shell Complete Edition contiene tutti i DLC sviluppati finora e quindi la modalità roguelike di Virtuous Cycle, la presenza di un quinto personaggio giocabile, ovvero Hadern, con un albero delle abilità inedito, una nuova arma e Rotten Autumn, che introduce nuovi shade per gli involucri, una nuova mini-quest, una modalità fotografica e una colonna sonora alternativa per gli scontri contro i boss composta dalla band black metal Rotting Christ.
Si tratta di contenuti che aiutano a rimpinguare un po’ l’offerta ludica dell’originale, perché se proprio dovessimo muovere un rimprovero all’opera della giovane software house Cold Symmetry, pubblicata da Playstack, non potremmo tacere del fatto che i limiti al budget si vedono e si intrinsecano nello scarso numero di ambientazioni, armi, ‘gusci’, nemici e boss. Ma sarebbe comunque una critica ingiusta se non si ricordasse pure che nella startup innovativa che ha sviluppato Mortal Shell Complete Edition militano appena una quindicina di persone.
Inopportuno, dunque, attendersi qualcosa che possa battagliare ad armi pari coi titoli di Hidetaka Miyazaki e FromSoftware che hanno alle spalle capitali degni di Hollywood. Se non riesce a competere con Elden Ring (qui la nostra recensione), Mortal Shell Complete Edition si conferma comunque tra i migliori emuli di Dark Souls che si siano mai visti, soprattutto sul fronte estetico: la caratterizzazione dei personaggi e delle ambientazioni pesca difatti a piene mani dal bagaglio immaginifico di Alan Lee, l’artista premio Oscar cui Peter Jackson si è affidato per dare vita, corpo e immagini, alle parole racchiuse nei romanzi di J. R. R. Tolkien.
Le battaglie sono delle vere e proprie battaglie da eseguire sul fil di lama: prima occorre imparare bene il move-set del proprio avversario, quindi ci si lancia in un tourbillon di schivate, parate e fendenti. Avremo a nostra disposizione tre colpi forti, che però sono più lenti, tre colpi veloci, che tuttavia infliggono una quantità di danno spesso irrisoria e una parata d’eccezione che vede il nostro corpo tramutarsi in pietra per far fronte all’attacco del nemico. Lo si può usare una volta sola, dopodiché ci sbricioleremo sotto i fendenti altrui.
Ma la vera particolarità di Mortal Shell riguarda il fatto che avremo la possibilità di infestare e possedere le spoglie mortali di combattenti già passati a miglior vita. Non si cambia perciò di continuo arma come nei soulslike: si cambia direttamente corpo da abitare, ciascuno già dotato delle proprie, personalissime, lame, corte o lunghe che siano. Al mutare dell’ospite, si perdono le armi, così come si perdono naturalmente i punti investiti nel suo potenziamento.
Questo è un dettaglio non di poco conto che impone di procedere in maniera ragionata. Fin dal tutoria (Cold Symmetry, a differenza di From Software, ha preferito un approccio meno spaventevole per il giocatore, dandogli modo di apprendere le regole di gioco in relativa tranquillità) avremo modo di impersonare un potente guerriero e un ladro: il primo punta tutto sulla forza bruta, il secondo sull’agilità. Tanto ci basta per intendere che la scelta del simulacro vuoto da animare sarà determinante. Durante i combattimenti potremmo finire fuori dal nostro corpo solo una volta: di norma accade quando ci stanno caricando di botte: urge ovviamente recuperare le proprie spoglie da abitare o si sbatterà nel game over.
Del resto, da buon emulo di Dark Souls, pure Mortal Shell non fa certo sconti al giocatore, chiedendogli di sopravvivere in un mondo zeppo di avversità. Basti pensare all’uso degli oggetti: dopo che li avremo raccolti avremo modo di conoscerne bonus e malus (come l’avvelenamento) solo provandoli. Non siamo di fronte a un’opera perfetta che rischia di detronizzare Dark Souls, sia chiaro.
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Pesano sul giudizio l’estrema lentezza dell’alter ego (che comunque regala una accattivante sensazione di potenza e possanza), un numero limitato di tipologie di nemici e il fatto che spesso le nostre spade lunghe sventaglino al di là di muri e pilastri, particolare che uccide la sensazione di realismo (per quanto realismo possa esserci in un universo popolato da creature orripilanti). Su Switch poi diverse cose sarebbero potute essere rifinite meglio, a iniziare dal fatto che il titolo viene tradotto automaticamente dalla console in “Conchiglia mortale” per arrivare a ben più pesanti magagne sul comparto grafico e soprattutto riguardanti l’aggiornamento dei frame, assai altalenante. Ma la presenza di un soulslike simile, adulto e gotico, sulla libreria Nintendo, basta a indurre chiunque a soprassedere sulla maggior parte dei difetti appena elencati.