Il prototipo della prima tiny house made in Italy resterà fino a marzo 2018 all’interno del Bauhaus Campus a Berlino
«Tavolo ribaltabile, TAC! Sedia rotante, TAC! Posto per commensali che non ci sono, TAC!». È inevitabile. La prima volta che la vedi, ti viene subito in mente la famosa scena del film “Ragazzo di campagna” con Renato Pozzetto. Ma aVOID non è soltanto una casa minuscola (tiny house, appunto). È molto di più. Innanzitutto si tratta della prima abitazione mobile su ruote completamente made in Italy. Il progetto infatti è di un giovane architetto originario di Pesaro, Leonardo Di Chiara. Inoltre, è una soluzione abitativa pensata per i giovani, ma anche come seconda casa o come unità abitativa in situazioni di emergenza. «Proprio durante l’Erasmus mi hanno invitato a partecipare a un confronto tra giovani architetti alla ricerca di soluzioni per l’emergenza abitativa. La mia casa mobile è nata lì», ha spiegato Di Chiara.
Un quartiere su ruote
L’idea è quella di creare un modello di quartiere urbano migratorio su ruote, che si possa spostare facilmente e in aree inutilizzate, rigenerandole. «È il tempo di creare residenze di qualità e agili. Oggi molti giovani sono nomadi in cerca di lavoro e anche all’interno della stessa città sono necessari spostamenti frequenti», spiega ancora Di Chiara. Non è un caso che ora la piccola abitazione sperimentale sia ospite del Bauhaus Campus a Berlino (e ci resterà fino a marzo 2018). I tedeschi sono molto attenti all’evoluzione del concetto tradizionale di casa, «sia per il numero di lavoratori stranieri sia per i migranti nei propri confini».
© Leonardo Di Chiara
Mobile e amica dell’ambiente
La costruzione di aVOID – costata 50mila euro – è stata sostenuta da un gruppo di imprenditori marchigiani. Il risultato finale? Un’unica camera di colore grigio, alta quattro metri, lunga cinque e larga due. Proprio come nel succitato film, gli elementi d’arredo sono nascosti all’interno delle pareti. Azionando differenti dispositivi mobili, lo spazio si trasforma, ricreando i vari ambienti casalinghi, dalla cucina al bagno. La micro-casa mobile di De Chiara è tutta realizzata in legno, con il telaio ancorato ad un rimorchio in acciaio dotato di quattro ruote. A Berlino l’architetto italiano poi, sta lavorando insieme a due startupper tedeschi per rendere aVOID completamente autosufficiente: «Uno si occuperà dell’impianto idrico e realizzerà un innovativo sistema di riciclo dell’acqua, l’altro dell’efficientamento energetico».
aVOID Bedroom
© Leonardo Di Chiara
Per il riscaldamento la casa sfrutterà l’energia solare, mentre la caratteristica mobile della piccola unità abitativa permetterà di variare l’esposizione nelle stagioni estive sfruttando la ventilazione naturale per il raffrescamento. L’acqua piovana poi, verrà convogliata in punti di raccolta, depurata e riutilizzata per gli usi domestici.
Moduli abitativi per le emergenze
De Chiara ha pensato alla sua micro-casa anche come una possibile soluzione per un campo profughi o per aiutare le popolazioni colpite da terremoti e altre calamità naturali. Ne è così convinto che ora è alla ricerca di sponsor per finanziare il progetto “C’entro”, nato per rivitalizzare i paesi marchigiani distrutti dal terremoto. «Mi piacerebbe che questo mio progetto stimoli una riflessione sul problema abitativo delle popolazioni terremotate e aiuti a diffondere la buona pratica di autosufficienza guidata nella ricostruzione come deterrente alla crisi che un terremoto porta con sé nel tempo», racconta l’ideatore di aVOID.
© Leonardo Di Chiara
Un nuovo modello sociale
Ma la sua proposta è affascinante, non solo per i bassi costi e le ricadute sociali, ma per le possibilità e la filosofia che l’accompagnano: «Nella forma del progetto c’è già scritta la mia idea per il futuro. Vorrei che la mia casa potesse essere aggregata ad altre abitazioni simili e rivitalizzare così le zone periferiche. La mia casa non è solo uno spazio, vuole essere un nuovo modello sociale», conclude. Del resto, si può abitare anche in una casa di 9 metri quadrati in cui l’essenziale è invisibile agli occhi. Ma quando serve, appare. TAC!