In Giappone il successo è stato quasi immediato. Negli USA è dovuto intervenire Super Mario
«Il NES è stata la mia vera formazione scolastica. Da The Legend of Zelda ho imparato che il mondo è fatto per essere esplorato; da Mega Man ho imparato che anche i miei nemici hanno molto da insegnare; ma, in definitiva, è stato Super Mario Bros. che mi ha insegnato quella che forse rimane la più importante lezione della mia vita». Chi scrive queste parole è l’ex membro della CIA Edward Snowden. Il suo incontro con la console che ha rivoluzionato il gaming e cambiato le carte in tavola del mercato dei videogiochi globale risale al 1989, diversi anni dopo il lancio del Famicom in Giappone.
Leggi anche: Super Mario diventa un orologio intelligente e hi-tech
Il vagito digitale, infatti, è datato 15 luglio del 1983 e i primi a scoprire questa nuova piattaforma di gioco sono proprio giapponesi, che possono divertirsi con tre giochi disponibili: Donkey Kong, Donkey Kong Jr. e Popeye. Il lancio di quello che negli USA sarebbe stato brandizzato come Nintendo Entertainment System (NES) non è però irresistibile.
Non è stato amore a prima vista
In quella fase del medioevo del gaming, Nintendo assiste alla crisi del gigante USA Atari, il primo vero colosso globale dei videogiochi. Il mercato a stelle e strisce è in crisi nei primi anni Ottanta e il NES compare sullo scenario nipponico con qualche scivolone: la scheda madre è difettosa e le prime console vendute vengono richiamate e sostituite gratuitamente dalla casa di Kyoto. In Oriente il Famicom (unione tra Family e Computer) segue un percorso diverso rispetto a quello intrapreso negli Stati Uniti.
Nintendo e Atari: sliding doors
Sempre nel 1983, poco prima del lancio in Giappone, Nintendo decide di presentare il Famicom al Consumer Electronics Show di Chicago. Come scrive Lorenzo Mosna nel suo libro Il videogioco, “l’azienda giapponese pianifica il viaggio a Chicago con l’intenzione di stringere un accordo con Atari per la distribuzione del Famicom nel territorio americano, un’idea che avrebbe probabilmente dato una grande boccata di ossigeno all’azienda […]. Tuttavia, proprio al Consumer Electronics Show, Atari scopre con sconcerto che Coleco, storico competitor, sta presentando Adam utilizzando Donkey Kong come videogioco dimostrativo. A quel tempo era Atari a detenere i diritti di pubblicazione di Donkey Kong negli Stati Uniti e Nintendo, che aveva venduto i diritti a Coleco per quella dimostrazione, aveva violato gli accordi”.
NES, non ti curar di loro
A quel punto Atari non intavola nemmeno una discussione per collaborare con Nintendo: l’allora amministratore delegato, Ray Kassar, si limita a mandare un messaggio all’azienda rifiutando qualsiasi trattativa. La prima metà degli anni Ottanta passa con il Famicom che diventa il prodotto videoludico più venduto in Giappone, mentre negli USA e in Europa in pochi ne conoscono l’esistenza. Fino al giugno 1985, quando Nintendo torna a Chicago con il Famicom migliorato lato hardware e un nuovo nome: NES. Al netto di un’accoglienza timida e scettica da parte della stampa in pochi mesi le vendite registrano una crescita sorprendente. Cos’è che è cambiato?
Tra i primi giochi del NES c’è un titolo realizzato dal giovane autore di Donkey Kong, Shigeru Miyamoto. Si chiama Super Mario Bros. ed è subito un successo clamoroso. Il platform è una pietra miliare del gaming e vende 40 milioni di copie in tutto il mondo. Grazie alla combinata console e killer app simili Famicom e Nintendo Entertainment System superano i 60 milioni di pezzi venduti, cifre che spingono l’azienda a tenere la console sul mercato fino al 1995.
Le lezione di Super Mario
Ma tornando a dove eravamo partiti, quale sarebbe la lezione più importante che Snowden ha appreso da un platform come Super Mario Bros.? «Mario può muoversi soltanto verso destra; procede attraverso otto mondi da quattro livelli ciascuno, tutti governati da vincoli temporali. Non si può tornare indietro, ma soltanto andare avanti».