«Questa sera su Rai5 alle 21.15 va in onda la puntata di Ulisse dedicata a mio padre, mancato esattamente 3 anni fa». A scrivere queste parole sui social Alberto, figlio di Piero Angela, da cui ha ricevuto in eredità il testimone televisivo e divulgativo. «Sarà per me e per la mia famiglia emozionante riascoltare la sua voce e immergerci nuovamente nel mondo delle sue idee e del suo modo di pensare, sempre stimolante, con ragionamenti capaci di suggerire soluzioni sorprendenti e innovative ai problemi».
Il ricordo di Piero Angela del figlio Alberto
«Al di là del padre, dell’amico e della persona, quello che manca è anche il piacere della conversazione e dei ragionamenti che spaziavano su argomenti diversissimi, dall’evoluzione, all’economia, dallo spazio, al futuro del nostro Paese e ai giovani, ai quali lui teneva tantissimo», prosegue ricordando Piero Angela in un post da cui trapela l’emozione.
Leggi anche: A confronto con Massimo Polidoro, cacciatore di bufale: «Tutto è partito da quella lettera a Piero Angela»
«La freschezza delle sue idee – conclude Alberto, oggi conduttore di Ulisse, Passaggio a Nord Ovest e Noos – è ancora valida adesso ed è sempre stata una fonte di ottimismo e speranza».

L’omaggio della RAI a Piero Angela
Rai Storia alle 19.15 propone lo speciale “Piero Angela: raccontare la scienza” che ripercorre la carriera di Piero Angela, attraverso le interviste, i servizi del telegiornale, da quando era inviato fino alla lunga serie di Quark e Superquark.

Ma il clou sarà in prima serata, su Rai 5. Il palinsesto di Ulisse risulta particolarmente ricco. Insieme ad Alberto Angela numerosi amici e collaboratori di Piero condivideranno i momenti vissuti con lui. Stefano Bollani racconterà una grande passione di Piero Angela, il jazz. Jovanotti parlerà di come, per un suo tour, Piero gli fece compagnia per tutte le tappe.
E poi Riccardo Muti interverrà sulla scelta del divulgatore di usare l’aria sulla quarta corda di Bach come sigla dei suoi programmi e, ancora, il Nobel per la fisica Giorgio Parisi, l’astronauta Paolo Nespoli, la giornalista Gaia Tortora che si soffermerà sulla grande amicizia di suo padre Enzo con Piero.
Un padre speciale: Carlo Angela
Che la famiglia Angela sia fuori dal comune ormai lo sappiamo. Alberto Angela, figlio di Piero, non solo ha saputo uscire dal cono d’ombra del padre, ma anche smentire con prove concrete le malignità sul fatto che il suo fosse tra i casi più spudorati di nepotismo, confezionando programmi di gran caratura apprezzati dal grande pubblico e – elemento ancora più eccezionale -, dai più giovani.
Ma c’è un altro Angela fuori dal comune: Carlo, padre di Piero e nonno di Alberto. Medico dirigente della clinica di malattie nervosi e mentali a San Maurizio Canavese, durante la Seconda Guerra Mondiale rischiò la vita dando ospitalità, nei padiglioni del manicomio, a decine di ebrei, spacciati per internati e nascosti alle SS. La storia è stata raccontata nel libro Venti mesi, edito da Sellerio e scritto da uno dei finti pazienti del dottor Angela: Renzo Segre (internato come Sagrato).

A difesa dei truffati
Com’è noto, Piero Angela ha fondato il Cicap, un’organizzazione educativa senza fini di lucro che ha come scopo l’indagine sui cosiddetti fenomeni paranormali per dimostrare che non reggono la prova scientifica. Ma il Cicap in realtà ha un antenato “civico”. Dopo avere frequentato per diverso periodo la Svezia durante i 13 anni in cui fece il corrispondente dall’estero per la Rai, Piero Angela tornò in Italia avendo ben chiaro cosa contribuisse ad allargare la forbice tra il nostro Paese e il Nord Europa: la corruzione, il clientelismo e la facilità con cui le truffe attecchiscono.
Propose così al professor Aldo Sandulli, ex presidente della Corte Costituzionale, di fondare una associazione a tutela del cittadino. Purtroppo, come lo stesso divulgatore scrive nel libro, il progetto non andò mai in porto: «in quello stesso periodo il Partito Liberale annunciò una iniziativa simile, così decidemmo di attendere qualche tempo per lanciare la nostra. Poi partii per una serie di documentari […] a distanza di anni, pur fra le molte cose che sono riuscito a realizzare, per questa, mai condotta in porto, conservo ancora un senso di colpa».

Piero Angela trascinato in giudizio
Sempre sul filone che dimostra il suo attento contrasto alle fake news e la sua volontà di imporre il metodo scientifico su ciò che scientifico non è, c’è un aneddoto quantomai attuale. Per un servizio di “Super Quark” sull’inefficacia dell’omeopatia nel quale era stato detto che “l’omeopatia è acqua fresca” e ”per non aver fatto parlare i medici omeopati” violando così la regola della par condicio, Piero Angela ritrovò nella sua casella postale ben tre querele per diffamazione e fu trascinato in giudizio.
Affrontò ben cinque processi e si confrontò con l’accusa serrata da un PM che, scrive nel libro «mi attaccò con notevole virulenza. Scoprii dopo (me lo disse lui stesso) che si curava con l’omeopatia. E così la sua famiglia. Meno male che non era il giudice!». Già, perché ogni giudizio si concluse con puntuali assoluzioni piene.
Le sue numerose morti…
A proposito di fake news, lo stesso Piero Angela che ha dedicato buona parte della sua vita a combatterle è stato più volte oggetto delle bufale veicolate dal Web. In diverse occasioni, su blog e testate di dubbia qualità è stata pubblicata la notizia della sua morte.
Ma Angela, dotato di pungente ironia sabauda, l’ha sempre presa sul ridere, come racconta nella sua autobiografia: «una volta ero a Camogli per il Festival della Comunicazione organizzato da Umberto Eco. Poco prima dell’inizio ricevetti la telefonata del direttore dell’agenzia Adnkronos che voleva sincerarsi della veridicità della notizia. Cominciai così la conferenza dicendo: Purtroppo devo comunicarvi una notizia molto triste: non potrò tenere il discorso perché da notizie circolate su Internet risulto deceduto…».

Piero Angela “l’edonista”
Nel 1988 l’aumento dei casi di AIDS dovuto alla scarsa conoscenza della malattia da parte delle persone e al fatto che i giovani non prendessero precauzioni prima di un rapporto sessuale spinse la Rai, ancora caratterizzata da una forte matrice democristiana, a veicolare alcuni spot a favore del preservativo.
«La parola stessa creava imbarazzo e infatti fu chiamato profilattico», ricorda Angela che fu coinvolto perché preparasse un programma di 10 minuti in cui inserire lo spot. «Andò in onda in prima serata sui tre canali Rai quasi a reti unificate come il presidente della Repubblica ed ebbe un ascolto record. Ci furono comunque malumori e proteste e il povero ministro della Sanità dell’epoca, in un’intervista al Corriere della Sera, per scaricarsi un po’ di responsabilità se la prese con me accusandomi di edonismo!»