Sono passati 24 anni dal primo episodio. Abe e i suoi folli amici extraterrestri garantiranno ancora un divertimento interstellare?
Dobbiamo ammettere che in questi anni ha fatto più la francese Microids che il buon vecchio Abe, per salvare i poveri Mudokon, tapini intergalattici che da oltre due decadi vengono perseguitati, seviziati, schiavizzati e tritati da altre razze spaziali. Si deve infatti all’etichetta francese l’arrivo di remastered, remake e ora di un capitolo completamente nuovo per PlayStation 5: Oddworld Soulstorm.
L’ultima fatica della software house Oddworld Inhabitants, fondata nel 1994 da due veterani della computer grafica, Sherry McKenna e Lorne Lanning, riallaccia i fili con le origini della saga. Oddworld Soulstorm è dunque nuovamente un platform bidimensionale con diversi enigmi in cui lo scopo del nostro alter ego, l’alieno dalla grande mente (e dai superlativi poteri mentali) Abe, sarà quello di salvare quanti più suoi compaesani possibile, prima che facciano una brutta fine.
I livelli sono irti di trappole, trabocchetti di ogni tipo e pattugliati da un buon numero di guardie pericolosissime e i Mudokon sono, di fatto, disarmati. Abe può ricorrere al controllo mentale e a qualche arma incendiaria o fumogena rinvenuta qua e là per guadagnare qualche prezioso secondo in caso di fuga, ma i suoi amici da salvare finiranno facilmente in balia del sadismo nemico. Ogni errore può dunque costare caro tanto a voi, tanto alla singhiozzante e inutile truppa che vi porterete dietro, nel tentativo di salvarle la pellaccia.
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Come la saga impone, anche Oddworld Soulstorm presenta un livello di difficoltà settato verso l’alto, tipicamente vecchia scuola, che potrebbe scoraggiare i giocatori più giovani. Il tasso di sfida non ci ha mai spaventato, però in questa nuova avventura sovente si muore un po’ troppo per errori del gioco (comandi poco responsivi, Mudokon troppo tonti, guardie che interrompono improvvisamente il loro giro di pattuglia o mancate collisioni mentre si eseguono le fasi platform) che per i nostri. Alcuni livelli, poi, richiedendo una precisione d’esecuzione millimetrica per salvare tutti i Mudokon che al momento, salvo nuove patch, i controlli di gioco non sono in grado di garantire.
Chi saprà passare oltre questi difetti, troverà comunque in Oddworld Soulstorm un platform sui generis un po’ stealth, un po’ puzzle, farcito di gustose insidie e di sfide parecchio divertenti. Prendendo confidenza col gameplay si avvertirà perfino la voglia di tornare negli stage già ultimati per salvare anche quel Mudokon solitario che avevamo solo intravisto in un angolo dello schermo senza avere avuto il coraggio di raggiungerlo. Ottima, ancora una volta, la caratterizzazione e il profilo artistico: i personaggi sono buffissimi e i filmati paiono un cartone in computer grafica: anche i livelli, per quanto qua e là la grafica sia piuttosto spartana e non all’altezza dell’hardware di PlayStation 5, sono impregnati da una certa dose di fascino che pesca a piene mani dall’immaginario pluridecennale della saga. Insomma, dopo quasi un quarto di secolo, Abe torna in gran forma, forse con qualche ruga di troppo, visto che le meccaniche risultano un po’ troppo ancorate, per limiti, rigidità e difficoltà media, agli anni ’90, ma i fan della saga saranno comunque felicissimi.