Dopo 13 anni torniamo a indossare le nanotute aderenti del Raptor Team, pronti a rispolverare uno degli sparatutto più belli e spettacolari degli ultimi tempi
Quando Crysis uscì, nell’ormai lontano 2007, ebbe il merito di settare verso l’alto l’asticella della grafica per tutti gli sparatutto che sarebbero venuti dopo. E riuscì probabilmente anche a slogare un bel po’ di mandibole, rimaste aperte troppo a lungo di fronte a un simile tripudio di potenza. Tredici anni dopo, pare incredibile, ma siamo ancora qui a parlare della grafica di matrice tedesca aspettando Crysis Remastered (che il grande pubblico potrà trovare a partire da domani, 18 settembre, su Epic Games Store e nei negozi virtuali di PlayStation 4 e X-Box One).
Un po’ di storia, prima di parlare di Crysis Remastered
Ma perché quando si parla di CryEngine si pensa subito a uno dei migliori motori grafici mai sviluppati e perché quando si parla di Crysis, ancora oggi, viene in mente un gioco capace di lasciare attoniti, con la bava alla bocca? Alla base di tutto c’è Crytek, team tedesco che iniziò a far parlare di sé nell’E3 del 1999, presentando la demo di Dinosaur Island (una semplice sequenza di un T-Rex e altri dinosauri a spasso per una lussureggiante foresta, ma tanto bastò perché Nvidia stringesse subito un accordo con la software house. Guardate il video per capire cosa li colpì).
La nascita del CryEngine
Dopo Steven Spielberg, la software house di Francoforte lasciava nuovamente a bocca aperta critica e pubblico animando semplicemente dei fossili. Con quella demo mostrò infatti al mondo le potenzialità del proprio motore tecnico cui stava lavorando. Emetteva i primi vagiti il CryEngine, un ritrovato grafico in grado di strizzare l’hardware come faceva un corpetto settecentesco con la vita delle nobildonne del Vecchio continente, per tirare fuori risultati da capogiro.
Il divorzio da Far Cry
Per la verità, anche se la storia non è nota a tutti, il CryEngine debuttò qualche anno prima di Crysis, in Far Cry. Il prodotto piacque così tanto al producer che Ubisoft si accaparrò tutti i diritti, trasferendo lo sviluppo dell’FPS tropicaleggiante ai suoi studi interni. La giovane software house di Cevat Yerli rimasta senza una saga da sviluppare non si perse d’animo e, dando al mondo lezioni sull’intraprendenza teutonica, diede una ritoccatina al suo motore grafico, lo aggiornò alla versione 2.0, spolverò l’isola tropicale di Far Cry, ci aggiunse un po’ di alieni e debuttava nuovamente sotto l’ala di un altro producer, EA, con Crysis.
Crysis, 13 anni dopo
Difficile attendersi un’altra rivoluzione copernicana in termini grafici partendo da una remastered. L’ossatura del vecchio Crysis è ben presente sotto la carne di Crysis Remastered. Un bel pezzo di filetto di prima scelta, per continuare la metafora, che però viene offerto dal nostro macellaio a prezzo budget (neppure 30 euro), segno che il taglio non è dei più prelibati. Insomma, il maquillage non è dei più profondi. Tuttavia, anche se Crysis Remastered non è certo capace di meravigliare il mondo come fece il titolo originale, sappiate che sfrutta i progressi tecnologici current-generation per presentare ai giocatori del 2020 una vasta gamma di funzionalità visive di impatto come ray tracing, illuminazione globale (SVOGI) e perfino texture fino a 8K.
A sinistra Crysis Remastered. A destra l’originale del 2007
Insomma, Crysis Remastered non sfigura certo sul vostro nuovissimo televisore UHD. Un buon motivo per tornare con entusiasmo sull‘isola di Lingshan, da cui proviene il misterioso segnale di SOS lanciato da un team di archeologi guidato dal Dr. Rosenthal e da sua figlia Helena. Indosseremo così ancora una volta l’attillata nano-tutina di Nomad, membro del Raptor Team (una squadra super-speciale che ricorda un po’ i G.I. Joe, per chi avesse avuto la sfortuna di vedere quel film), che ha come obbiettivo quello di trovare e trarre in salvo lo scienziato prima che lo scovino le squadre d’assalto del Nord Corea che hanno appena messo piede sull’isola tropicale.
Molto più di una seconda pelle
Oggi come allora, la nanotuta è ancora il cuore del gameplay di Crysis. Permette infatti di diventare invisibile, attivare uno scudo che assorbe i danni dei nemici e perfino di scagliare oggetti pesantissimi oltre la linea d’orizzonte… a patto di avere l’energia sufficiente. Ritrovarsi senza carburante equivale infatti a dover attuare immediatamente la ritirata strategica o prepararsi al game over. Con un simile ritrovato bellico per le mani (anzi, addosso), i nordcoreani non dovrebbero certo rappresentare una minaccia, direte voi. Loro no, ma i Cef, ovvero le creature aliene che hanno invaso l’isola, sono sufficientemente forti e insidiosi da rappresentare comunque una serissima minaccia.
A sinistra Crysis Remastered. A destra l’originale del 2007
L’importanza della maglia della salute
Rigiocare oggi, a distanza di 13 anni, Crysis in Crysis Remastered permette di comprendere quanto siano cambiati – e non sempre in meglio – i videogiochi nell’ultima decade. Diverse sequenze sono davvero spigolose, la difficoltà media è sempre settata verso l’alto e bisogna prepararsi all’idea di morire, se non si agisce con la dovuta cautela. Oggigiorno siamo invece abituati a vedere i nostri errori perdonati a più riprese ed è difficile trovare un titolo – che non sia un soulslike – che ci costringa a ripetere più volte la medesima sequenza.
Per il resto, nel DNA di Crysis Remastered ci sono tracce di Far Cry, non solo nel comparto grafico ma anche in quello ludico, pertanto anche se non avete giocato all’originale ma siete fan della serie Ubisoft vi troverete subito a casa. L’ambientazione open world consente infatti di tessere la strategia migliore a seconda dei casi, delle armi a vostra disposizione e del vostro gusto. Per farvi capire, potrete avvicinarvi al vostro obbiettivo dal mare, magari nuotando silenziosamente, dal cielo e persino a bordo di un mezzo di fortuna, se amate le sortite alla Rambo.
A sinistra Crysis Remastered. A destra l’originale del 2007
I ragazzi di Saber Interactive (che su Nintendo Switch hanno compiuto due miracoli in pochi anni: la conversione di The Witcher 3 prima e di Crysis Remastered ora) hanno operato per il meglio, rispolverando i fasti del videogame originale. Ancora adesso l’isola subisce inerme la potenza delle nostre armi (appena metterete le mani sul lanciarazzi capirete cosa intendiamo, divertendovi a ridurre in polvere interi edifici) e la nanotuta effettua magie in un tripudio di effetti speciali.
La potenza grafica della mode “Can it run, Crysis?”. Solo su PC
Chi lo gioca su PC potrà persino mettere a dura prova il proprio mezzo con la modalità “Can it run, Crysis?”, che promette faville, a giudicare dalla foto che abbiamo visto. Noi abbiamo invece testato il gioco su PlayStation 4 e dobbiamo dire che, sebbene non tiri al limite le potenzialità della console e qua e là la mole poligonale riveli qualche anno di troppo sulle spalle, Crysis Remastered non sfigura certamente vicino ai titoli dell’attuale generazione. Un’occasione unica per recuperare o rispolverare un capolavoro. E ora non vediamo l’ora di scoprire cosa sta preparando Crytek per PlayStation 5 e Xbox Series X.