Lo scorso 20 marzo la fiamma olimpica è atterrata in Giappone, ma il rischio che si spenga diventa sempre più concreto. E Canada e Australia disertano
Sta diventando un valzer il balletto decisionale attorno ai Giochi olimpici della prossima estate. È normale: il Giappone ha investito miliardi di yen per prepararsi a Tokyo 2020 e si aspettava di guadagnarne altrettanti dall’afflusso di turisti nell’arcipelago nipponico. Più passano i giorni, però, e più sembra inevitabile l’annullamento a causa della pandemia di Coronavirus. Tanto che ora non si starebbe più discutendo se fare o meno le Olimpiadi, ma se è possibile farle slittare di uno o due anni.
© Tokyo 2020
Olimpiadi, anche Shinzo Abe ammette la possibilità di rinviarle
E così, se solo poche ore fa il ministro alle Olimpiadi Seiko Hashimoto tagliava corto: «Lo spostamento delle date di Tokyo 2020 è inconcepibile», adesso è il Capo del governo stesso a parlare di rinvii. «Potrebbe diventare inevitabile», ha infatti ammesso Shinzo Abe. «Se diventa difficile, tenendo in considerazione prima di tutto gli atleti», ha detto il premier giapponese a proposito di un possibile rinvio delle Olimpiadi previste dal 24 luglio al 9 agosto e le Paralimpiadi dal 25 agosto al 6 settembre, «posticiparle potrebbe diventare inevitabile». Ieri il Comitato Olimpico Internazionale aveva annunciato l’apertura di discussioni «con tutti i partner per redigere un inventario del rapido sviluppo della situazione sanitaria e del suo impatto sui Giochi olimpici».
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Il Giappone teme danni economici e all’immagine
La caparbietà con cui il Giappone resta attaccato, con le unghie e con i denti, a Tokyo 2020 non ha a che fare soltanto con i miliardi di yen che il Paese ha investito per la preparazione dell’evento negli ultimi quattro anni. Secondo le stime della società di intermediazione Smbc Nikko Securities, fatte in base a una previsione di una domanda per consumi durante i giochi di circa 5,7 miliardi di euro, per Tokyo rinunciare alle Olimpiadi significherebbe una riduzione del Pil dell’1,4%.
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Troppi per un Paese già in recessione tecnica e che voleva allontanare dalla memoria del mondo l‘immagine del disastro nucleare di Fukushima. E poi ci sono i miliardi che andrebbero bruciati se si dovesse cambiare logo nel caso in cui Tokyo 2020 diventasse Tokyo 2021 o Tokyo 2022. Ma, soprattutto, il calendario sportivo potrebbe non consentire slittamenti per evitare sovrapposizioni con gli altri eventi in programma.
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E mentre il Giappone nicchia e prende tempo, imponendo ai cantieri di proseguire speditamente con i lavori, arrivano già le prime defezioni. Poche ore fa Canada e Australia hanno già fatto sapere che non parteciperanno.
#TeamCanada will not send athletes to Games in summer 2020 due to COVID-19 risks.
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— Team Canada (@TeamCanada) March 23, 2020