«Ci saranno 11mila atleti, 5mila funzionari e allenatori, 20mila membri dei media, 4mila persone che lavorano sull’organizzazione dei Giochi, a cui devono essere aggiunti 60mila volontari»
Con il passare dei giorni e la persistenza del Coronavirus in diverse parti del mondo, le Olimpiadi di Tokyo, già posticipate al 2021, si fanno sempre più traballanti. Il Comitato olimpico, che in un primo momento sembrava aver preso sotto gamba la situazione pandemica, ora teme di non riuscire comunque a organizzare i Giochi. Troppe le incognite sul campo di gioco, a iniziare dal fatto che non è detto che il pianeta non venga attraversato da una seconda ondata epidemica il prossimo inverno. E non si sa se per la prossima estate sarà possibile muoversi da un continente all’altro. Di questi dubbi ha parlato stamani il membro australiano del CIO, John Coates.
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Perché le Olimpiadi sono a rischio anche nel ’21
«Stiamo affrontando problemi reali perché ci sono atleti che provengono da 206 paesi», ha dichiarato il capo del Comitato olimpico australiano in una conferenza organizzata da News Corp. «Ci saranno 11mila atleti, 5mila funzionari e allenatori, 20mila membri dei media, ci sono 4mila persone che lavorano al momento sull’organizzazione dei Giochi, a cui devono essere aggiunti 60mila volontari».
© Tokyo 2020
C’è poi il tema della calendarizzazione, che non consente altri rinvii: «i Giochi possono svolgersi solo nel 2021, non possiamo rimandarli di nuovo e dobbiamo presumere che non ci sarà ancora un vaccino o, se ci sarà, non avremo abbastanza tempo per condividerlo in tutto il mondo», ha affermato l’ex vicepresidente del CIO. Coates, che presiede il comitato di coordinamento del Cio per le Olimpiadi del 2020, ha fissato un appuntamento il prossimo ottobre per definire le modalità per i giochi di Tokyo in caso per allora la pandemia sia sotto controllo. «Dovremo mettere il Villaggio Olimpico in isolamento? Qualche atleta dovrà osservare un periodo di quarantena? Dovremo limitare il numero di spettatori in ciascun sito di gara?», si è interrogato Coates.