Un gioco, una sfida e un aiuto concreto alla riabilitazione. È italiana la prima parete di arrampicata multisensoriale al mondo progettata per accompagnare le bambine e i bambini con disabilità nel loro percorso terapeutico. Si chiama Multisensory Integration CLIMB. Non una parete qualsiasi, ma un dispositivo tecnologico che combina stimoli visivi, sonori e tattili per rendere l’esperienza coinvolgente, personalizzata ed efficace.
LED che si illuminano, speaker che incoraggiano, uno smartwatch che vibra: tutto è studiato per aiutare le piccole e i piccoli pazienti a sviluppare equilibrio, coordinazione e forza attraverso un’attività motivante.
Inaugurata lo scorso febbraio al padiglione 1 dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, MSICLIMB nasce dalla collaborazione tra la Unit for Visually Impaired People (U-VIP) dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e la UOC Medicina Fisica e Riabilitazione del Gaslini.
«Sembra una parete di arrampicata classica, ma non lo è. È pensata per offrire un allenamento stimolante, attraverso uno sport che unisce divertimento, sforzo motorio e cognitivo», spiega a StartupItalia Monica Gori, Responsabile dell’unità di ricerca U-VIP, che da anni lavora sulla multisensorialità per creare nuove tecnologie e strumenti inclusivi.

L’ispirazione al parco giochi
«L’idea è nata quasi per caso, da un incontro al parco giochi con Marta Bertamino, medico del Centro Stroke del Gaslini», racconta Gori. «Ci siamo dette: perché non unire la sua esperienza clinica sull’ictus infantile, il mio lavoro sulla multisensory integration e la ricerca dell’IIT? ». Da lì nasce il progetto Sport Hospital, che punta a integrare l’attività sportiva nei percorsi di riabilitazione, combinando terapia e gioco. «Lo sport ha un ruolo fondamentale per la bambina o il bambino con disabilità: oltre agli effetti benefici in termini di impatto emotivo e psicologico, ha anche effetti riconosciuti nei percorsi terapeutico-riabilitativi», spiegano Bertamino e Chiara Tacchino, responsabile della UOC.
MSICLIMB è il primo prodotto di questa visione. L’arrampicata è stata scelta per la sua capacità di coinvolgere tutto il corpo e il suo potenziale motivazionale: ogni presa raggiunta è un traguardo gratificante che rafforza l’autostima.
«È stato un lavoro di squadra», sottolinea Gori. Ricercatori, medici, tecnici, riabilitatori e l’istruttore di arrampicata Paolo Granone hanno contribuito a modellare la parete, adattando la tecnologia ai reali bisogni delle persone più giovani. «Gli ingegneri dell’IIT Marco Crepaldi e Alberto Parmiggiani hanno curato elettronica e meccanica, mentre il mio team ha sviluppato il software e l’interfaccia per le riabilitatrici».

Una tecnologia su misura per under 18
MSICLIMB è progettata per persone dai 3 ai 18 anni con condizioni neurologiche come ictus pediatrico, paralisi cerebrale o disturbi dello sviluppo. Alta tre metri, in legno, è suddivisa in due sezioni: una con prese simmetriche per i movimenti ampi, l’altra con prese asimmetriche per allenare la pianificazione motoria e i gesti più fini. Ogni presa è dotata di sensori laser che stimolano il contatto con mani e piedi, speaker che diffondono suoni, versi di animali e messaggi motivanti, LED che si accendono in diverse modalità. Lo smartwatch vibrando restituisce stimoli tattili. Tutti gli elementi lavorano insieme per offrire un’esperienza su misura, adatta ai bisogni del singolo bambino.
«Grazie al software possiamo monitorare ogni parametro, come numero di prese toccate, tempi di risposta, forza esercitata, e misurare i miglioramenti. È questo il grande vantaggio di una parete tecnologica. Attraverso l’applicazione, il riabilitatore può guidare l’arrampicata e calibrare l’attività e lo sforzo richiesto, in modo che la sfida sia sempre stimolante e mai frustrante».
I benefici per i piccoli pazienti sono motori, cognitivi, emotivi. Le bambine e i bambini migliorano forza e coordinazione, ma anche attenzione, problem solving, autostima e riducono l’ansia, grazie alla proposta di obiettivi raggiungibili. L’opportunità di svolgere sessioni di gruppo favorisce poi la socializzazione in un contesto inclusivo.
«Il beneficio multisensoriale si vede in tutte e tutti, non solo in chi ha disabilità multiple o complesse. Più segnali riceviamo, più il nostro cervello risponde in modo efficace», spiega Gori. «La multisensorialità permette di migliorare la percezione e l’interazione con il mondo».

Verso una tecnologia responsabile
MSICLIMB è la dimostrazione di come la ricerca possa tradursi in soluzioni concrete per migliorare la vita delle persone. «La formazione all’Istituto d’Arte, dove creavo gioielli, mi ha insegnato che anche i pensieri più teorici, come lo studio del cervello, possono avere un’applicazione pratica e diventare un prodotto». Il dispositivo potrebbe essere esteso a bambine e bambini con disturbi dello spettro autistico, deficit dell’attenzione o disabilità di diversa origine. «All’IIT collaboriamo con ospedali come il Gaslini per creare ponti con le persone, perché le tecnologie arrivino a tutti. Ed è fondamentale che progetti simili coinvolgano chi conosce i reali bisogni di pazienti, medici e riabilitatori».
«Oggi molte soluzioni tecnologiche promettono tanto e poi deludono le aspettative», osserva Gori. Laurea in Psicologia, tre anni al dipartimento di Neuroscienze del CNR di Pisa, un dottorato in robotica e un’esperienza a Berkeley, oggi all’IIT guida un team di oltre 40 ricercatori e ricercatrici. «Credo che neuroscienziati e tecnologi debbano lavorare insieme per sviluppare una tecnologia responsabile, pensata per essere davvero utile. Solo così possiamo costruire strumenti efficaci».
Nel suo lavoro, Gori mette al centro l’inclusione. «La tecnologia deve essere per tutte e tutti. Non dobbiamo progettare sistemi che richiedano configurazioni speciali per le persone con disabilità, ma al contrario tecnologie che si adattino in automatico ad ogni individuo. È così che si abbattono le barriere e si raggiunge la vera inclusione».