Valutata 60 milioni di dollari, ci hanno investito Jeff Bezos e il co-fondatore di YouTube. Uno strumento di intrattenimento sul second screen durante le partite
Nike si è comprata Tally: una startup fondata a Seattle nel 2017 da Russell Wilson, star del football e quarterback dei Seattle Seahawks. Nata come Trace Me per avvicinare i fan agli idoli dello sport, l’azienda si è evoluta come Tally: una piattaforma che oggi coinvolge non soltanto gli appassionati, ma anche le squadre e le emittenti per aumentare l’engagement negli eventi sportivi. Segue la logica del second screen, visto che ormai moltissimi guardano le partite con almeno due schermi a vista e, di solito, il secondo è lo smartphone per commentare l’evento sui social. Tally coinvolge i tifosi sfidandoli in quiz online, testando anche la loro cultura sportiva. L’azienda, valutata 60 milioni di dollari, ne aveva raccolti già 9 da investitori come il fondatore di Amazon Jeff Bezos, e Chad Hurley co-fondatore di Youtube.
Perché comprare Tally?
La notizia dell’acquisto di Tally da parte di Nike è stata confermata a TechCrunch dalla stessa multinazionale che da tempo ormai non sembra più concentrata soltanto su scarpe, vestiti e casacche. Il baffo nero è stato uno dei primi marchi sportivi a impegnarsi nel mondo della tecnologia, collaborando con Apple per sviluppare app e inserendo dispositivi tech dentro i propri prodotti, come i piccoli tag nelle scarpe che informavano l’atleta sui chilometri percorsi e le calorie bruciate.
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Come ricorda TechCrunch la notizia dell’acquisizione di una startup da parte di Nike fa rumore proprio perché la multinazionale di Beaverton non è abituata a operazioni simili. Del resto la sua capitalizzazione da 117 miliardi di dollari è più che doppia rispetto a quella di Adidas, la sua principale concorrente: perché mai un gigante simile dovrebbe comprarsi una startup? O perché non dovrebbe? Dopotutto il mondo dello sport è invaso dai social media e l’influencer più importante al mondo è proprio un campione come Cristiano Ronaldo. Se è su internet che lo sport vive (e fa soldi), sembra che Nike voglia davvero esserci.