Dazn è “pronta a collaborare con le istituzioni” ma non smentisce la volontà di bloccare la visione su due dispositivi in contemporanea con un singolo abbonamento (che resta valido per chi condivide lo stesso IP). Probabile l’arrivo di nuove formule e tariffe
Dazn si appresta a bloccare gli abbonamenti condivisi, immediate le proteste degli appassionati e il ministro Giorgetti ha convocato al Mise i vertici della piattaforma inglese per fare chiarezza, a tutela dei consumatori. Questa è in sintesi l’escalation delle ultime ore sul caso che sta dominando il dibattito sui media e ancor più sui social, perché quando si parla di calcio in Italia non si scherza più. Prima ancora di quella che arriverà con l’incontro in programma al Ministero dello Sviluppo Economico, è necessario chiarire il quadro, capire perché si sia arrivati fino alla convocazione del ministro e cosa ha in serbo Dazn, che detiene i diritti per tv della Serie A fino alla stagione 2023-2024.
* Aggiornamento 12/11/2021
Dazn ha rilasciato una nota in merito alle modalità di utilizzo dell’account da parte dei propri abbonati. “Nel rispetto di coloro che usano in modo corretto la condivisione e con l’obiettivo di tutelare l’interesse dei nostri abbonati, nessun cambio verrà introdotto nella stagione in corso”. Nessuna modifica, quindi, almeno fino al termine della stagione calcistica in corso, cioè a maggio. Probabile, tuttavia, proprio in virtù delle parole utilizzate, che le modifiche con le relative conseguenze di cui si parla nelle righe che seguono (ad esempio un maggior numero di formule e tariffe rispetto alla singola attualmente disponibile) arriveranno più avanti, forse a partire dal prossimo campionato di Serie A.
Addio doppio dispositivo con singolo abbonamento (ma c’è l’eccezione)
A far scoppiare il caso è stata l’anticipazione del Sole 24 Ore circa la volontà di eliminare a partire da metà dicembre la possibilità di utilizzare di due dispositivi in contemporanea su un solo account Dazn. Niente visione in contemporanea di due contenuti, cioè partite di Serie A, poiché tale opportunità è stata sfruttata da buona parte degli abbonati per guardare le partite della propria squadra dividendo il costo dell’abbonamento con parenti, amici o sconosciuti. Detto che ci sono società dedicate ad agevolare, legalmente, la suddivisione delle spese per gli abbonamenti ai più popolari servizi di streaming (ma anche software, riviste ed ebook), sembra che dallo scorso settembre Dazn abbia riscontrato una quota vicino al 20% di condivisioni degli account attuata in modo illegale. Si tratta di account gestiti da più persone, quando invece le condizioni contrattuali prevedono che l’account non deve essere appunto condiviso con altre persone, poiché la visione in contemporanea su più dispositivi si riferisce al contesto familiare e non alla condivisione tra sconosciuti mirata alla riduzione dell’esborso mensile.
Per riparare alla diffusa pratica nell’utilizzo del servizio, quindi, Dazn sembrerebbe orientata a evitare la visione in contemporanea da due dispositivi, a meno che questi ultimi non siano sullo stesso IP. Non ci saranno problemi, dunque, nel caso in cui ci si trovi in casa, con i due partner oppure padre e figlio interessati a seguire due gare diverse in contemporanea. Non sarà più possibile, invece, fare lo stesso con un solo abbonamento se ci si trova in luoghi differenti. A cadere è l’opzione che permette agli stessi partner e al padre e figlio di cui sopra di guardare una stessa gara o due diverse su due dispositivi, qualora uno dei due si trovi a lavoro o comunque in un altro luogo rispetto all’altro. E questa opportunità, garantita da Sky Go, ha fatto imbestialire chi ha sempre rispettato i termini d’uso dell’abbonamento e ora sarebbe costretto a raddoppiare la spesa per continuare a vedere il match della propria squadra.
Una modifica a livello globale
Premesso che il silenzio davanti al crescendo di accuse e offese rimbalzate nelle ultime ore sui social lascia pensare che Dazn sia orientata verso tale soluzione, probabilmente a livello globale e non solo sul fronte italiano, a norma di legge l’azienda deve comunicare il cambio di programma agli abbonati nel corso dei prossimi giorni, affinché chi sia contrario alle modifiche può esercitare il diritto di recesso entro 30 giorni.
Ideata per arrestare l’utilizzo fraudolento, la mossa della piattaforma di video streaming e on-demand potrebbe forse offrire novità anche sulla possibilità di conoscere il numero di spettatori che seguono le gare trasmesse (e degli abbonati a Dazn). Un fronte complicato, pure questo, perché Dazn ha affidato l’analisi a Nielsen, aprendo un caso con Auditel, la società cui spetta secondo la legge Melandri la rilevazione degli ascolti tv, dai quali dipende una parte dei dividendi dei club di Serie A legati ai diritti tv.
Il confronto al Mise
Nel frattempo Dazn ha rotto il silenzio con una nota in merito alla convocazione da parte del ministro Giorgetti: “Come di consueto siamo disponibili alla collaborazione e al confronto con le autorità e le istituzioni. A questo riguardo, abbiamo prontamente accolto l’invito da parte del Ministro e della Sottosegretario dello Sviluppo Economico e dell’On. Anna Ascani, ad un confronto da svolgersi all’inizio della prossima settimana”.
L’incontro è in programma il 16 novembre ed è arrivato in seguito alle interrogazioni parlamentari presentate da Lega e Partito Democratico, che nel primo caso denotava “preoccupazione per le indiscrezioni di stampa circa il blocco di utilizzare più dispositivi in contemporanea e ancor di più dal silenzio assenso dei vertici della piattaforma inglese“, mentre nel secondo caso l’accento è stato posto su “una decisione non prevista dalle condizioni generali di contratto, che potrebbe arrecare notevole pregiudizio nella fruizione del servizio“. Non resta che aspettare e scoprire quali carte giocherà Dazn, che alla probabile modifica dei termini d’uso farà corrispondere nuove possibilità di abbonamento e diverse tariffe per abbonarsi e seguire le gare di Serie A, tutte o magari solo quelle preferite dai clienti.