I ragazzi della texana Aspyr hanno tirato fuori dall’hangar la vecchia Ebon Hawk, chi viene a farsi un giro per la galassia?
Tanto tempo fa, in una galassia molto lontana, prima che BioWare diventasse “quella dei Mass Effect” (a proposito, se li volete riscoprire, leggetevi la nostra recensione di Mass Effect Legendary Edition) e firmasse la serie di Dragon Age (insomma, all’epoca era solo l’autrice di Baldur’s Gate, mica pizza e fichi), la software house canadese, che cinque anni dopo sarebbe stata acquisita da EA, lasciava di stucco milioni di videogiocatori con un ottimo titolo su licenza: Star Wars Knights of the Old Republic. A giocarlo oggi, col senno del poi, si scorgono in germe tante delle caratteristiche che avrebbero fatto la fortuna delle sue saghe successive e ci si accorge di come, bene o male, il titolo abbia superato la prova del tempo.
Dal 2003 con furore?
Intendiamoci, graficamente Star Wars Knights of the Old Republic è davvero vecchierello. Se solo poco tempo fa, in occasione della recensione, lamentavamo quanto fosse datato, a livello tecnico, il primo Mass Effect della Legendary Edition e lo facevamo riferendoci a un titolo del 2007, per di più sottoposto a un leggero maquillage grafico, figuriamoci quanto può essere ruvido il primo impatto con un videogioco del 2003.
Ti ricordavo proprio così
La versione che arriva su Nintendo Switch non è un remake, ma un porting 1:1 dell’originale per PC e Xbox. Una dozzina di giga che contengono, insomma, pregi e difetti di un titolo che ha 18 anni di vita. All’epoca era un titolo particolarmente esoso e richiedeva computer ultra potenti; due decadi dopo lascia interdetti per la pochezza di dettagli. Ma la tecnologia, si sa, è così. Per fortuna che le mappe di Star Wars Knights of the Old Republic non vanno esplorate: sono, per lo più, dei corridoi. Lo diciamo perché, ripercorrere oggi pianeti spogli, con pochi particolari e molteplici asset riciclati, non sprona certo chissà quale desiderio di esplorazione centimetro per centimetro.
Star Wars Knights of the Old Republic, oggi come allora
Ma il gioco di ruolo di BioWare era, ed è, molto altro. Sorretto da una buona trama, perfettamente aderente allo spirito dei film (in particolare, alla trilogia classica), Star Wars Knights of the Old Republic proponeva personaggi credibili, svolte narrative d’effetto e un buon numero di situazioni capaci di rimanere nei ricordi. A questo proposito, gli appassionati sappiano che si posiziona circa 4mila anni prima dei fatti narrati nell’esalogia cinematografica: scelta che permise agli sceneggiatori canadesi di spaziare con le trovate, pur confezionando un prodotto che sarebbe potuto benissimo essere firmato da George Lucas in persona.
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Forse oggi potremmo dire che per i giocatori del 2021 ci sono troppi dialoghi (la scelta di usare font blu su campo nero, è ancora più deleteria che in passato, soprattutto su Switch in modalità portatile) e che si caratterizza per un incidere un po’ troppo lento, ma la possibilità di plasmare, con le proprie azioni, un Jedi o un Sith (ricordate il meccanismo moraleggiante che imperava in Mass Effect? Ecco dove ha origine) e di presenziare a uno sterminato numero di quest a spasso per Tatooine e Kashyyyk, a bordo della Ebon Hawk, sono caratteristiche che ci spronano a consigliare ancora l’acquisto di Star Wars Knights of the Old Republic.
Come in ogni buon GdR che si rispetti, sarà possibile scegliere quali caratteristiche potenziare, tra favella, intelletto, forza fisica e capacità hacker. Ciascuna ci aprirà nuove vie ludiche. Per esempio, se diverrete ottimi pirati informatici potrete scatenare contro i vostri nemici i loro stessi sistemi di sicurezza semplicemente raggiungendo un terminale. Fate con calma le vostre scelte perché i punti da investire nelle abilità sono davvero rari. E ovviamente, da buon RPG anche il titolo BioWare presenta diversi comprimari, tra cui Twi’lek, droidi e Wookiee, che potranno unirsi al vostro equipaggio sulla Ebon Hawk.
In bilico perenne tra luce e Lato oscuro
L’aspetto più bello del gioco riguarda, ancora oggi, il fatto che il Lato oscuro continuerà a tentarvi passo dopo passo. Non solo nei bivi prestabiliti della trama, ma pure nelle situazioni di gioco: perché perdere tempo con un duello quando si può fulminare il nemico restando a debita distanza? Perché spendere migliaia di crediti per un droide quando è sufficiente penetrare nel cervello del negoziante per convincerlo a darcelo in dono? Tutti interrogativi che lasceranno il segno.
Anche perché non sempre è l’azione ‘buona’ quella giusta: potreste risparmiare un nemico che chiede pietà e poi ritrovarvi in una sua imboscata perché il marrano è scappato a chiamare rinforzi. Il sistema, effettivamente, sorprende ancora oggi: moltissime missioni possono essere concluse in modi differenti, starà a voi capire come e se vorrete optare per la scelta più comoda o quella impervia. Invece c’è un altro sistema che non può essere promosso: quello di combattimento, che traballa esattamente come in passato: come dicevamo, i ragazzi della texana Aspyr hanno avuto mandato solo a sviluppare un porting, non un remake.
Ma fa niente, perché Star Wars Knights of the Old Republic è, al netto delle rughe dovute ai tanti anni sulle spalle, ancora un gran bel gioco. Impossibile quindi non consigliarne l’acquisto, pure ai giocatori del 2021, soprattutto se sono appassionati della serie cinematografica. Ma anche chi è alla ricerca di un RPG occidentale di stampo classico e lo ha mancato diciotto anni fa non ne resterà deluso. E ora, preparate le vostre spade laser: la Forza sarà con voi, per sempre.