Davvero il dating è così diffuso, pervasivo, importante per il cambiamento delle abitudini affettive e relazionali delle persone? O forse non abbiamo un po’ esagerato a estenderne la portata, a raccontarne i più ridicoli meccanismi, in definitiva a sopravvalutarne l’incidenza nella vita reale? Forse sì, altrimenti Facebook non avrebbe lanciato un suo servizio simile. Forse no. In ogni caso, domande legittime, a leggere i dati presentati dal colosso del settore, Match Group.
I numeri
La società statunitense che controlla non solo la gallina dalle uova d’oro del mondo degli incontri vi app, Tinder, ma anche Hinge, Ok Cupid e PlentyOfFish, ha infatti sfoggiato ottimi numeri. Il fatturato, per esempio è salito a 444 milioni di dollari nel terzo trimestre del 2018, superando le aspettative degli analisi che lo valutavano a 437 milioni. Più 29% anno su anno e quello in corso dovrebbe chiudersi con un fatturato totale di 1,7 miliardi. In realtà, le previsioni per il prossimo trimestre non sarebbero in linea con le stime (440-450 milioni contro i 454,4 attesi dagli analisti di Wall Street), elemento che ha condotto a una perdita del 10% delle azioni nelle contrattazioni after-hour anche se rispetto a un anno fa il titolo è salito del 60%.
Eppure, scendendo nel dettaglio, è evidente come la parte del leone la faccia Tinder: la metà degli utenti in abbonamento e la metà del fatturato è legato all’app per gli incontri. In questo caso le cifre sembrano davvero piccole: i paganti di tutte le app del gruppo sono 8,1 milioni. Sono saliti del 23% rispetto all’anno scorso e gran parte si deve appunto a Tinder Gold, la sottoscrizione massima per la piattaforma che, fra le molte altre funzionalità, consente per esempio agli utenti di vedere chi ha già espresso un apprezzamento nei loro confronti. Ma questi abbonati sono appena 4,1 milioni, nel trimestre precedente erano 3,8 milioni.
Tanti o pochi?
Giusti, forse, per un prodotto del genere. Pochi se si considera il potere immaginifico e comunicativo di questa (che è l’app principale e più popolare) e di altri strumenti simili. In fondo, a usarle in tutte le loro possibilità – a chi non paga Tinder concede un numero limitato di “swipe” dopo i quali occorre aspettare diverse ore – è una ristretta cerchia di utenti. Portano soldi (800 milioni di fatturato previsti per la sola Tinder nel 2018) e dividendi agli azionisti ma forse conviene iniziare a farsi qualche domanda sulla reale portata di queste piattaforme.
Purtroppo cifre chiare su quanti siano gli utenti non paganti non ce ne sono. Qualche fonte, su Tinder, parlava di 50 milioni di utenti attivi nel mondo, ma è una stima vecchia. Sempre e comunque numeri estremamente ridotti, rispetto alla platea dei social network maggiori, per non parlare in generale della popolazione connessa. Se da una parte l’abilità è stata in questi anni quella di comunicare Tinder & co. in modo molto pittoresco con funzionalità e novità che ne hanno pompato la popolarità, sono finiti nei film, nei libri, nelle hit musicali, hanno contagiato la logica di altre app con quella dello “swipe” e addirittura convinto un colosso come Facebook ad affacciarsi su un campo di fatto già presidiato con le chat di Messenger, dall’altra rimane il fatto che queste app non fanno parte dell’uso quotidiano delle persone. Sono entrate nell’immaginario ma non sugli smartphone. O almeno, non tanto come vogliono farci credere.