Quella di Luca Trapanese e Alba è una storia d’amore che inizia molto prima del 2017, anno in cui Luca ha preso in affido, e poi adottato, la piccola Alba. Oggi assessore al Welfare del comune di Napoli, qualche anno fa Luca, single e dichiaratosi apertamente omosessuale, pensa di voler diventare genitore. Alba è una neonata affetta da sindrome di Down che dopo essere stata partorita non è stata riconosciuta dalla madre. Nel momento in cui Luca ha conosciuto Alba è scattata quella scintilla magica. Oggi Alba ha 7 anni e Luca è, orgogliosamente, il suo papà. La loro storia è molto conosciuta anche grazie ai vari mezzi di comunicazione, tra cui i social, che l’assessore ha saputo ben utilizzare per dare testimonianza della propria quotidianità, tra difficoltà e soddisfazioni, con Alba sempre al suo fianco. In occasione della festa del papà lo abbiamo intercettato. Ecco che cosa ci ha detto.
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Assessore, come si è affacciato al mondo della disabilità?
Sono sempre stato a contatto con la disabilità per motivi personali, e sono presidente dell’associazione “A ruota libera onlus“, che a 360 gradi si occupa di disabilità, anche di bambini in stato terminale. Per me la disabilità non è mai stato un problema ne una vergogna, a un certo punto mi sono sentito pronto a voler diventare genitore e ho fatto richiesta al tribunale di Napoli per prendere in affido un/a bambino/a disabile. Dopo la richiesta di affido mi è stata proposta Alba.
Oggi come vivi la genitorialità?
La figura del padre oggi è cambiata: il genitore si può occupare del proprio figlio al pari di una madre non perché ci possa essere una differenza tra l’uno e l’altro ma perché entrambi partono da una stessa vocazione. Oggi ci sono dei papà che fanno tutto, e credo che per molto tempo abbiamo avuto attaccata addosso un’etichetta sbagliata.
Come utilizzi i social network?
Ho scelto di essere sui social quando ho visto le mie pagine inondate di followers e, allora, ho capito che avrebbe potuto essere uno strumento importante per comunicare la disabilità. Questa viene ancora affrontata come un problema perché le persone disabili vengono ancora viste come diverse, come quelli che si sono sacrificati mentre la visione di una vita faticosa, imperfetta e difficile non significa che non possa essere piena di gioia. Questo è un messaggio che reputo essenziale che la società capisca. C’è ancora molta ignoranza sulla disabilità.
Che cosa si potrebbe fare di più?
Partirei dalla scuola, c’è ancora tanto da fare per creare una maggiore consapevolezza nei bambini e nei ragazzi. Idem sul lavoro, alcune aziende che sono obbligate per legge ad assumere una persona disabile a volte preferiscono incorrere in una multa anziché assumere un diversamente abile. Inoltre credo che ci sia ancora molto da fare sul tema sessualità e indipendenza vista dagli occhi di una persona disabile. Io, oggi, Alba la penso come una futura donna, con le sue ambizioni, che farà un lavoro che le piace, con la sua voglia di autonomia, indipendenza, con la sua rete sociale e il suo bisogno di esprimere la propria sessualità. Nessuno può stabilire che cosa è normale e cosa no ed è proprio grazie ai nostri difetti che siamo unici.
Quale è il messaggio che in occasione della festa del papà desideri comunicare?
Direi che si può essere felici anche con un figlio con la sindrome di Down. Avere un figlio disabile è una salita molto ripida, devi pensare a tutto, anche a quando tu sarai morto perché altrimenti non c’è nessuno che se ne occuperà. Io e Alba, nonostante tutte le difficoltà, siamo una famiglia felice.