Dopo l’approvazione bipartisan da parte della Camera dei Rappresentanti nei giorni scorsi, è arrivato infine il sì da parte anche del Senato (79 favorevoli e 18 contrari). Il Congresso degli Stati Uniti ha dunque dato semaforo verde alla legge che impone alla Big Tech cinese ByteDance di vendere TikTok entro nove mesi, oppure di affrontare la messa al bando dagli Stati Uniti. Come vi abbiamo raccontato su StartupItalia, a questo punto manca soltanto la firma del presidente Biden, che si è sempre detto pronto ad assecondare una norma di questo tipo.
Perché il Congresso USA ha votato sì al ban di TikTok
L’approvazione della norma sulla messa al bando dell’app negli USA rappresenta una notizia centrale che andrà ad aggiornare il rapporto già teso tra Stati Uniti e Cina. Dal 2020 in poi, quando alla Casa Bianca sedeva Trump, Washington ha puntato il dito contro ByteDance, sondando varie opzioni per spingere la società cinese a vendere il social. Il motivo riguardava e riguarda ancora oggi il timore che la multinazionale cinese possa cedere dati dei cittadini americani al governo di Pechino.
Come riporta The Verge, ai nove mesi di tempo per vendere la piattaforma, il presidente USA (Biden o Trump? Le elezioni sono a novembre) potrà aggiungerne altri tre nel caso in cui il processo mostri segni di avanzamento. I vertici del social hanno sempre optato per la via del dialogo con Washington e nel 2023 è partito il cosiddetto Progetto Texas.
Cosa può fare il social?
All’epoca Bloomberg riferiva che il social della Big Tech cinese sarebbe pronto a cedere le chiavi di accesso al proprio codice sorgente, all’algoritmo e alla tecnologia di moderazione dei contenuti a una società americana (circolava il nome di Oracle). A questo proposito i politici americani hanno però ribadito che la soluzione resta troppo timida e lascia ancora spazio e controllo al governo di Pechino.
La piattaforma può fare ricorso contro la legge e in questi anni ha coinvolto content creator affinché facessero pressione sulla politica USA. Dopo il sì dei giorni scorsi da parte della Camera alla legge l’azienda ha annunciato che il ban «calpesterebbe i diritti di libertà di parola di 170 milioni di americani, devasterebbe 7 milioni di imprese e chiuderebbe una piattaforma che contribuisce con 24 dollari miliardi all’economia statunitense, ogni anno».