Settemila iscritti in tutta Italia per la startup nata un anno fa. “Combiniamo le videochiamate con la potenza degli algoritmi”
Vedersi, piacersi (dal punto di vista professionale), parlarsi. Dietro lo schermo, e solo per mezz’ora. In un mondo del lavoro fluido, dove la flessibilità, cercata o imposta, sta diventando universale, allargare la propria rete di contatti può essere un provvidenziale paracadute, o un trampolino di lancio. La pandemia ha diminuito drasticamente le occasioni di incontro: ci si sposta meno, e solo per una ragione valida. Zwap, la piattaforma creata da tre giovani ventenni e che ha appena concluso un round preseed da duecentomila euro con business angels italiani tra cui Gabriele Borga, ad e fondatore di Exelero, e Francesco Giberti, ad e cofondaotore di Babaco Market, serve proprio a questo.
Come funziona
Il funzionamento ricorda quello dei social network: “Siamo un connettore come le piattaforme, cerchiamo di combinare la possibilità dei video meeting con la potenza degli algoritmi – dice a StartupItalia Federico Pedron, 26 anni, ad e cofondatore assieme a Luigi Adornetto e Luca Tamborino – Insomma, una community che attraverso la tecnologia vuole potenziare le opportunità che un professionista può avere”. Semplice la procedura. “Ci si iscrive e si compila un profilo in cui si racconta qualcosa di sé, dei propri interessi e aspettative”. A questo punto entra in gioco un algoritmo che propone l’incontro virtuale, durata trenta minuti. “Il giorno prima inviamo un’email promemoria con una scheda di presentazione”. La chiacchierata è servita.
E così, dal divano di casa, è possibile incontrare a cadenza settimanale potenziali collaboratori per idee di business, datori di lavoro, o approfondire brevemente un tema di interesse, magari alla ricerca della scintilla giusta. “Una ragazza era molto felice di aver incontrato un ingegnere aerospaziale” prosegue Pedron, “un altro è stato assunto da una grossa società di infrastrutture, e non manca il caso di un esperto in risicoltura che è finito a tenere una conferenza a Tel Aviv”.
Il futuro dei social network
L’idea, semplice quanto promettente, nasce a dicembre 2020. Ma il gruppo dei fondatori è entrato in contatto qualche mese prima, a marzo, in concomitanza con il primo, drastico lockdown. “Volevamo aiutare i ristoranti, e abbiamo pensato ai risto-bond (le cena acquistate in anticipo, ndr). Con il passare dei mesi ci siamo accorti di trovarci bene tra noi, e abbiamo tentato diversi esperimenti: quello da cui è nata Zwap ha funzionato, e ce ne siamo accorti subito, dopo la prima settimana di prova. Quando, facendo girare l’idea tra amici e conoscenti, abbiamo ricevuto duecento adesioni nel giro di pochi giorni”.
Ora gli iscritti sono oltre settemila, distribuiti su quattrocento città italiane, in massima parte professionisti con almeno due o tre anni di esperienza lavorativa. “Qualcuno si collega anche da Londra o Berlino. Finora gli incontri sono avvenuti sfruttando una piattaforma esterna, ma la prossima settimana inaugureremo il nostro servizio proprietario, che ci consentirà anche di avere maggior controllo sui dati”. Che, garantisce Pedron, non saranno ceduti a terzi.
La piattaforma, inizialmente gratuita, col tempo offrirà una serie di servizi premium tra cui l’affinamento delle ricerche e i messaggi diretti. “Ma opereremo un filtro e il contatto scatterà solo se il match è reciproco: una delle esigenze di mercato che abbiamo riscontrato è mettere un freno all’invasività e separare i tentativi di networking apprezzati da quelli meramente pubblicitari”.
Con i duecentomila euro raccolti, si mira ad allargare la squadra che oggi, oltre ai tre cofondatori, conta sei collaboratori part time. “Nel 2022 puntiamo a far conoscere il servizio per poi espanderci in Francia, Germania e Spagna, dal momento che crediamo nel potenziale della nostra idea”. “Ci piacerebbe, inoltre, entrare in contatto con qualche venture capital internazionale, da cui vogliamo cominciare a farci conoscere”.
Ma ci sono anche le aziende
Esiste anche un risvolto B2B. “Zwap è stata scelta da Edison (attiva nel comparto energetico, ndr) per un progetto di supporto alla creazione di una cultura d’impresa condivisa”. Durante i primi tre mesi, dedicati all’inserimento in azienda, trecento neoassunti si ritroveranno in video per cercare di tamponare le carenze che si sono determinate in questi anni. Lo psicologo Giuseppe Riva, direttore dello Human Technology Lab dell’Università Cattolica, spiegava qualche giorno fa nel corso di un convegno che lo schermo non può sostituire l’esperienza fisica. “Dipende dai cosiddetti neuroni place – affermava il docente – In pratica il cervello capisce che un ragazzo è uno studente proprio perché costui si reca tuti i giorni a scuola. L’unica modalità che può avvicinarsi all’esperienza fisica è quella della realtà virtuale”. Potrebbe essere questo il futuro di Zwap. “Assieme a una exit fra qualche anno”, chiosa Pedron.