A poco più di 2 anni dall’inizio del conflitto in Ucraina c’è un settore che nella nazione giallo-blu non si è mai fermato: quello delle startup. Pur da rifugi antiatomici sotterranei, con generatori elettrici di emergenza, e durante i blackout, molti programmatori e imprenditori hanno continuato a lavorare. E dopo due anni, il presidente Zelensky continua a incassare il sostegno, sia a livello italiano che europeo, nella resistenza contro la Russia. «Più che mai, siamo fermamente al fianco dell’Ucraina. Finanziariamente, economicamente, militarmente, moralmente. Fino a quando il Paese non sarà finalmente libero», ha ricordato Ursula Von Der Leyen durante l’anniversario dall’inizio del conflitto a Kiev. Indubbiamente non tutte le imprese sono sopravvissute, ma come sono riuscite alcune di queste realtà ad andare avanti nonostante tutto? E che progetti ha l’Ucraina per le startup del futuro? Lo abbiamo chiesto al vice ministro per la Trasformazione Digitale dell’Ucraina, Alex Bornyakov.
Chi è Alex Bornyakov
Dopo una laurea in Canada e il conseguimento del master in Public Administration alla Columbia University, Alex Bornyakov a 26 anni ha fondato Adtelligent , una piattaforma di video monetization che lavora oggi con oltre 20mila publisher a livello mondiale ed è da anni nella lista delle Fast Growing Companies. Dal 2019 è vice ministro della Trasformazione Digitale dell’Ucraina e guida i principali progetti di trasformazione digitale del paese, oltre al cosiddetto “defense tech”, che riguarda principalmente le tecnologie legate alle operazioni militari. Durante la guerra, Alex Bornyakov è stato l’ideatore di alcune iniziative che sono diventate famose a livello globale, come “Aid for Ukraine Crypto Fund”, che ha raccolto oltre 60 milioni di euro in criptovalute per supportare le operazioni belliche. A lui è andato l’incarico di costruire il futuro digitale dell’Ucraina, canalizzando gli investimenti delle aziende internazionali e offrendo loro concrete opportunità di sviluppo. Scopriamo assieme a lui in che modo, nonostante tutto, l’Ucraina è riuscita a tenere banco e continua a guarda al prossimo futuro con ottimismo.
Vice ministro, l’Ucraina è un paese tecnologicamente avanzato?
Direi di si, con il progetto “Diia.City”, che guido, vogliamo far diventare l’Ucraina il più importante tech hub europeo. Oggi Diia.City è uno spazio digitale dove aziende di ogni nazione possono aprire una “residenza” (in pochi giorni) e usufruire di servizi tech di alta qualità con enormi vantaggi fiscali. Ma non solo. Diia è anche il nome dell’app che gestisce i servizi digitali per tutti i cittadini dell’Ucraina, il primo paese al mondo in cui i passaporti digitali sono completamente analoghi ai documenti cartacei. Lanciata nel 2020, l’app Diia consente ai cittadini ucraini di utilizzare i documenti digitali sui propri smartphone anziché quelli avere fisici, a fini dell’identificazione e della condivisione, come la patente, la carta di identità, la cartella sanitaria ecc… L’app Diia, che conta più di 19.6 milioni di utenti, ha sempre funzionato e continua a funzionare anche durante la guerra, con 27 servizi disponibili dall’app e più di 100 accessibili dal portale.
Perché si dovrebbe aprire una startup in Ucraina?
Anzitutto, il sistema di tassazione è uno dei migliori in Europa per le compagnie IT, poi abbiamo accesso a una serie di fondi di investimento dedicati alle startup ucraine come, ad esempio, il “Blue & Yellow Heritage Fund“, lanciato dal fondo venture capital americano Ff Venture Capital, che conta investimenti pari circa a 50 milioni di dollari nelle imprese ucraine early stage. Contiamo sul supporto delle realtà in questa prima fase con sovvenzioni, contributi, percorsi di accelerazione, e voucher per la partecipazione a eventi internazionali. Più di 350 startup hanno preso vita negli ultimi anni, per un totale di finanziamenti che ammonta a più di 8.2 milioni di dollari. Inoltre, con fondi di investimento internazionali per lo sviluppo dell’economia creativa dell’Ucraina, attraiamo capitali dall’estero per stimolare il lancio e lo sviluppo di aziende, unite a investitori internazionali, in un’ottica di crescita.
Più nel dettaglio, quali sono i progetti in essere nel settore IT?
Nel campo dell’IT portiamo avanti diverse iniziative che puntano a creare opportunità di crescita per i cittadini ucraini che vogliono lavorare nel comparto IT e diventare esperti qualificati, abbiamo anche un programma che si chiama “Re/start in Cyber” e che punta a offrire un training gratuito a persone talentuose che sognano di iniziare una carriera nel settore della cybersicurezza. In tema di resistenza digitale, il cluster tecnologico “Brave 1” prevede l’utilizzo di una singola piattaforma per la difesa e il coordinamento con soluzioni tech di rilascio veloce che funzionano anche grazie all’interazione con gli stakeholder. Per quanto riguarda, invece, l’acquisto e la riparazione di droni, l’addestramento di operatori di UAV (Unmanned Aerial Vehicle) e il settore R&D, in questo periodo abbiamo impiegato più di 10mila droni grazie alla collaborazione con più di 200 produttori.
Come questo ecosistema prova a resistere alla guerra?
In questa situazione è difficile tenere vivo il collante dell’ecosistema delle startup. Quando i confini dell’Ucraina sono stati chiusi è diventato un problema anche per gli investitori. Come Governo, quello stiamo facendo è organizzare una serie di eventi per presentare le nostre eccellenze con 20-25-30 startup alla volta, oltre a parlare con i finanziatori che allocano fondi dedicati alle imprese ucraine. Molte sono ancora in Ucraina ma si sono dovute fermare. La situazione non è molto diversa da quella israeliana: ad uccidere sono i nostri vicini di casa, anche se Israele può contare su un altro tipo di ecosistema a livello di impresa.
In che direzione sta andando la trasformazione digitale nel suo Paese?
Il tema dell’AI sarà sempre più rilevante, tra coloro che affermano che toglierà posti di lavoro e altri che sostengono il contrario. Io penso che ci sia bisogno di capire sempre meglio i meccanismi che governano l’AI e il machine learning, che saranno il futuro dell’IT e del digitale. Il mercato sta diventando sempre più smart e capire in quali direzioni sta andando è fondamentale.