Le più grandi aziende tecnologiche del mondo hanno compiuto un ultimo sforzo per convincere l’Unione Europea ad adottare un approccio meno rigido nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale e scongiurare il rischio di incorrere in multe da miliardi di dollari. Che cosa chiedono, nello specifico, le big tech all’UE?
Quando entrerà in vigore l’AI Act?
L’Unione Europea in questi mesi ha invitato aziende, accademici e altri soggetti a contribuire alla stesura del codice di condotta, ricevendo circa 1.000 candidature: un numero insolitamente alto secondo quanto ha dichiarato una fonte a conoscenza della questione a Reuters. Il codice di condotta AI non sarà legalmente vincolante quando entrerà in vigore alla fine dell’anno prossimo, ma fornirà alle aziende una checklist che possono usare per dimostrare la loro conformità.
Che cosa chiedono le big tech?
Per aziende come Stability AI e OpenAI il problema è capire se utilizzare informazioni di archivio per addestrare i propri modelli senza il permesso dei rispettivi creatori costituisca una violazione del copyright. Ai sensi dell’AI Act, le aziende saranno obbligate a fornire “riassunti dettagliati” dei dati utilizzati per addestrare i loro modelli. In teoria, un creatore di contenuti che ha scoperto che il suo lavoro è stato utilizzato per addestrare un modello di IA potrebbe essere in grado di chiedere un risarcimento, sebbene vada verificato dal tribunale. Anche Google ha presentato una domanda, secondo quanto ha affermato un portavoce a Reuters.
L’opinione di personaggi istituzionali e associazioni
Secondo alcune personalità influenti del mondo degli affari, l’UE avrebbe dato priorità alla regolamentazione della tecnologia rispetto all’innovazione. La scorsa settimana, l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, ha dichiarato che l’Unione necessita di una politica industriale meglio coordinata, di processi decisionali più rapidi e di ingenti investimenti per tenere il passo con Cina e Stati Uniti.
In un contesto di crescente protezionismo all’interno dell’UE, le aziende tecnologiche nazionali sperano che nell’AI Act vengano introdotte delle eccezioni a vantaggio delle aziende europee emergenti. «Abbiamo insistito sul fatto che questi obblighi devono essere gestibili e, se possibile, adattati alle startup», ha affermato Maxime Ricard, policy manager di Allied for Startups.