La campagna lanciata dalla Bic “Fight for your write” ha aperto un dibattito internazionale tra esperti, insegnanti e scrittori: touch o biro?
Chissà se il barone francese Marcel Bich, inventore della biro a sfera, avrebbe mai immaginato che settantacinque anni più tardi dal deposito di quel brevetto, la sua azienda avrebbe dovuto lanciare una campagna per il “diritto alla scrittura”. E’ chiaro che siamo di fronte ad un’esigenza commerciale: per la prima volta nella storia della penna l’azienda francese ha dovuto registrare un calo del 2,5% delle vendite. Un numero che segna una svolta epocale al punto che la Bic si è attrezzata in difesa della scrittura con una missione che trova parecchi sostenitori negli avversari della tastiera.
L’Innovazione è sinonimo di estinzione della penna a sfera?
Una battaglia fatta non certo a colpi di lettere ma attraverso la Rete, invitando genitori, studenti e insegnanti a firmare un appello. Di là del tornaconto aziendale, tuttavia, siamo di fronte ad un interrogativo: la scrittura a mano sparirà? Innovazione è sinonimo di estinzione della biro? E senza penna è vero che la creatività, la memoria e l’attenzione dei bambini è penalizzata? I sostenitori della scrittura a mano rilevano come la grafia sia un importante veicolo per la comunicazione perché ci distingue e promuove l’individualità. Attraverso la scrittura i bambini diventerebbero migliori lettori, aumentando la fiducia in loro e la creatività.
Ecco cosa dicono gli esperti
Secondo gli esperti prendere in mano la biro impegna quattordici abilità differenti: dalla ricettività, alla concentrazione, alla percezione spaziale, all’organizzazione, alla coordinazione occhio – mano, all’input tattile. Manfred Spitzer, uno dei più rinomati studiosi tedeschi di neuroscienze, nel suo “Demenza digitale” (edizioni Corbaccio) si scaglia contro la scuola digitale:
Oggi il copia e incolla è una funzione così diffusa che neppure ci ricordiamo come si faceva in passato a scrivere una lettera o un libro senza tale possibilità. Proprio per questo milioni di persone che producono ed elaborano testi usano il computer: ci semplifica il lavoro! Proprio perché il computer evita agli studenti buona parte del lavoro mentale, come ad esempio la copiatura, esercita un effetto negativo sull’apprendimento.
Est modus in rebus
Nelle nostre scuole la maggior parte degli insegnanti usa ancora carta e penna, detta testi, fa copiare dalla lavagna d’ardesia, insegna ai bambini a scrivere su un foglio. Se da una parte il rito della scrittura è indispensabile soprattutto nei primi anni di vita tra i banchi, dall’altra non credo serva criminalizzare l’uso delle dita sulla tastiera.
Non riesco a pensare ad una scuola dove si insegna a scrivere le lettere dell’alfabeto pigiando un tasto: per il bambino prendere in mano correttamente la biro è un successo; scrivere la lettera “A” è una soddisfazione che promuove fiducia in se stesso. Sicuramente la grafia ha dei vantaggi ma nei ragazzi più grandi anche la video scrittura esercita un fascino che alimenta l’attenzione, che stimola la creatività.
Provate a insegnare a dei ragazzi a realizzare un volantino pubblicitario o un invito ad una festa: avrete la dimostrazione di quanto detto sopra. Inoltre già oggi è impossibile pensare che dei ragazzi di dieci anni non usino la tastiera: a scuola dobbiamo insegnare a scrivere una lettera, ad usare una tabella Excel o ad usare PowerPoint. Nel taschino della mia giacca ho sempre una biro ma sottobraccio il tablet non manca mai. Forse questa è l’immagine migliore per provare a dare una risposta a chi si schiera da una parte o dall’altra.