«Crediamo fermamente che valga la pena compiere ogni passo che può aiutare a fermare la guerra», hanno scritto in un post social
Non smette di aggiornarsi la lista di aziende, dalle Big Tech in giù, che hanno deciso di prendere una posizione netta rispetto a quanto sta accadendo in Ucraina. Come vi raccontavamo pochi giorni fa, Apple e altri giganti hanno stoppato le vendite e le proprie operazioni in Russia, come gesto temporaneo per lanciare un segnale a Putin e all’esercito russo che, da giorni, avanza sempre di più in territorio ucraino. Nelle scorse ore si è aggiunta anche Blobber Team, software house indie polacca con sede a Cracovia, che tramite i social ha comunicato l’intenzione di bloccare gli acquisti dei suoi videogiochi per gli utenti russi e bielorussi.
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«Mentre l’invasione russa non provocata dell’Ucraina continua, uccidendo militari e civili – si legge nel post su Facebook -, noi di Bloober Team abbiamo deciso di smettere di vendere i nostri titoli in Russia e Bielorussia su tutte le piattaforme. Abbiamo lavorato con i nostri partner per mettere giù i giochi dagli store di questi paesi: il divieto entra in vigore prima su Steam». Di Blobber Team avevamo recensito Blair Witch.
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In un momento tragico per la popolazione ucraina, la strategia dell’isolamento scelto dalle potenze occidentali per tentare di frenare i piani di Mosca va inevitabilmente a colpire anche la popolazione russa. Un dato su tutti è emblematico per inquadrare il costo della guerra scelta da Putin: il valore del rublo è crollato e sulla stampa si legge di rischio default per Mosca. Trattandosi di videogiochi non siamo ovviamente nel campo dei beni primari e la scelta di Blobber Team appare perlopiù simbolica. «Comprendiamo – hanno concluso dalla software house – che la nostra decisione potrebbe interessare molti giocatori russi e bielorussi che non sono coinvolti in questa invasione, ma crediamo fermamente che valga la pena compiere ogni passo che può aiutare a fermare la guerra, tra cui mostrare una piena solidarietà al popolo ucraino sia con parole sia con azioni, oltre a creare pressione sull’opinione pubblica russa e bielorussa».