“Io sorridevo, sorridevo, sorridevo sempre. Non avrei mai potuto essere come mi avrebbero voluto: una bambina fragile e triste, magari priva di autostima. No, io più ricevevo colpi bassi, più m’innalzavo a livelli più alti, fin tanto che nessuno è riuscito mai a arrivare al mio livello di astratta positività. Mi dicevo che tutto andava bene così, che la mia trisomia mi rendeva unica e non avrei mai voluto cambiarla”.
A parlare o, meglio, a scrivere è Giada Canino, campionessa mondiale, europea e italiana di danza sportiva paralimpica, protagonista del libro “Bulldown. Storia di Giada” (Ed. Mursia), scritto insieme all’avvocato cassazionista Claudia Conidi Ridola, che nell’introduzione sottolinea come raccontare la storia di questa giovane ballerina lecchese sia stato “dipingere la forza della vita”.
Un volume che fa riflettere, da leggere in occasione della Giornata Nazionale delle Persone con la Sindrome di Down, promossa annualmente dall’associazione CoorDown la seconda domenica di ottobre: il tema per il 2025 è “Nessuna decisione senza di noi”, a sottolineare quanto, per costruire una società più equa e inclusiva, sia necessaria una maggiore presenza delle persone con sindrome di Down – e con disabilità in generale – nelle ‘stanze dove si decide’, ovvero dove si prendono le decisioni che contano e che hanno impatto diretto sulla vita delle persone.
Il significato delle parole
Giada, che compirà vent’anni il prossimo 30 ottobre, è stata più volte vittima di commenti sgradevoli e insulti, sui social (dove è molto seguita) e nella realtà, ma con determinazione e speranza ha voluto trasformare il suo dolore in riscatto, fino a diventare testimonial contro bullismo e cyberbullisimo per Regione Lombardia. Con delicatezza, pagina dopo pagina, nel libro spinge lettrici e lettori a ragionare sul senso delle parole che utilizziamo ogni giorno. Lei, che per sua natura è sempre pronta ad andare incontro all’altro, è ancora piccola quando si sente dire da un compagno di scuola: “Sei down, sei diversa”. “Mi si aprì una ferita dentro”, confessa. Ma cosa vuol dire diversa, cosa vuol dire normale?, viene da chiedersi.
Una forza che nasce da dentro
“Bulldown” è anche la storia della famiglia di Giada, soprattutto dei genitori, che sono sempre al suo fianco, mostrando l’amore costante, ma pure la fatica quotidiana, che servono per trasformare le difficoltà in un percorso di crescita condiviso.
Elio Canino e sua moglie Lella hanno imparato presto a misurarsi con la fragilità e la tenacia della loro bambina. A cinque mesi Giada affronta un delicato intervento al cuore, a due anni e mezzo arrivano i problemi alla vista, per cui seguiranno tre operazioni agli occhi. “Quando ci ha detto che voleva andare a ballare – ricorda Elio Canino – io non ci credevo. Come poteva imparare i passi se non vedeva bene? Come sempre, però, è stata lei a darci la forza”.
La danza diventa così un mezzo speciale per trovare equilibrio e fiducia. Oggi, dopo otto anni di allenamenti insieme al team Rosy Dance, con due viaggi settimanali di oltre 60 km dalla provincia di Lecco a quella di Bergamo e innumerevoli ore di pratica, Giada è un’atleta riconosciuta. Nel marzo 2024 ha conquistato una medaglia d’argento ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics: “Vederla ballare su quel palco è stato come rivedere tutta la strada fatta insieme”, racconta il padre. Le prossime tappe? Domenica 19 ottobre sarà a La Spezia per una competizione nazionale, l’Italian Star Ballet, mentre il 16 novembre la aspettano di nuovo i Campionati Europei a Bratislava.

Il ballo come riscatto
Per Giada Canino la danza è comunque molto più di una disciplina sportiva. È un linguaggio che le permette di esprimersi e di sentirsi parte di un gruppo. La sua passione? L’hip hop, ma non solo, perché conosce e ama diversi stili. “Quando parte la musica diventa un’altra persona: dà tutta se stessa, si sente bene, è libera”. Il suo sogno è insegnare danza ai bambini: una meta non facile, che richiede studio e formazione, ma i genitori intendono sostenerla “con pazienza, senza avere fretta i bruciare le tappe”, come le hanno insegnato. Perché Giada, oltre a essere un’atleta, è anche una giovane donna in cerca di un lavoro, dopo aver terminato la scuola due anni fa. “Siamo in contatto con diversi centri per l’impiego e restiamo in attesa, ma servirebbe più fiducia da parte delle aziende, delle istituzioni e, più in generale, della società. Molte associazioni per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità nascono comunque su iniziativa delle famiglie coinvolte in prima persona da questa tematica: ci vorrebbero, invece, maggiore slancio e accoglienza da parte di tutte e tutti”.
L’impegno contro bullismo e cyberbullismo
Intanto la famiglia Canino porta avanti con dedizione l’impegno contro il bullismo, parola che, insieme a Sindrome di Down, forma il titolo del libro, Bulldown. “Stiamo organizzando una serie di presentazioni pubbliche, nelle scuole e non solo, per renderlo uno strumento di sensibilizzazione, anche perché spesso la semplicità di chi ha vissuto davvero certe esperienze coinvolge più di mille discorsi teorici”, sottolinea Elio Canino. E ricorda un incontro tenutosi lo scorso marzo a Matera: “Giada ha parlato di fronte a 240 studenti, non ha nemmeno letto gli appunti che si era preparata, perché si è sentita protagonista e si è raccontata con spontaneità”. Alla fine due ragazzi, conosciuti per i loro comportamenti da bulli, le si sono avvicinati e l’hanno ringraziata, scusandosi e promettendo di cambiare il loro atteggiamento. “Lì abbiamo capito che il messaggio era arrivato”. La strada è ancora lunga: “Spesso i ragazzi di oggi, già a 12-13 anni, si ritrovano soli, davanti al computer o con lo smartphone in mano, senza qualcuno che li responsabilizzi e li aiuti a capire la gravità dei gesti che compiono. Per questo noi crediamo che sia importante denunciare. Stando dietro uno schermo non ci si rende conto che con le parole si possono aprire ferite che rimangono dentro per tutta la vita. Ce lo raccontano le tante persone che ci contattano per condividere con noi la loro storia, confessando una sofferenza che è ancora presente dopo decenni, anche quando ormai si è adulti. Il bullismo è un fenomeno che è sempre esistito, ma che è stato drammaticamente amplificato dai social”.
La forza di una famiglia
Oggi la famiglia Canino guarda avanti, con la consapevolezza che la vita di Giada continuerà a richiedere sostegno e attenzione. “Il pensiero del ‘dopo di noi’ ci accompagna sempre – ammette Elio Canino –, ma, finché potremo, la sosterremo in tutto”.
È un cammino fatto di equilibrio tra autonomia e protezione, che richiede fiducia e pazienza. Con la leggerezza di chi, sulla pista da ballo, trova il modo più naturale per raccontare al mondo che l’unicità di ogni persona è un dono di energia, bellezza e valore da condividere, a passo di danza ovviamente.
In copertina: foto da Facebook