La Commissione Europea, come ha riportato il Financial Times, è nelle fasi preliminari di un’indagine per verificare se il colosso cinese BYD abbia goduto di aiuti di Stato dal governo di Pechino per aprire lo stabilimento in Ungheria dove produce auto elettriche. Si sta parlando di uno dei player più importanti del settore automotive, che ha chiuso un 2024 con numeri rilevanti: l’azienda ha venduto per la prima volta più 4 milioni di veicoli (4,3) registrando un aumento del 41% rispetto al 2023. Numeri che la posizionano come diretto competitor di Tesla, che invece da qualche mese soffre parecchio in Borsa e nelle vendite, specie in Europa.
Che piani ha BYD in Ungheria?
Il Paese guidato dal primo ministro Victor Orban è spesso finito nel mirino di Bruxelles per questioni relative alla difesa dello Stato di diritto. In questo caso però a finire sotto indagine è il piano industriale che Budapest ha in programma. Janos Boka, il ministro per l’Europa, ha commentato in maniera polemica la notizia: «Non c’è da stupirsi, ed è risaputo da tutti, che qualsiasi investimento che avviene in Ungheria appare molto rapidamente nel radar della Commissione e la stessa Commissione segue con doppia attenzione ogni decisione di aiuti di Stato che viene presa in Ungheria».

Nel caso in cui Bruxelles dovesse confermare che BYD ha goduto di aiuti di Stato in Ungheria a quel punto potrebbe essere costretta a vendere asset o a ridurre la produzione di elettriche nel Paese. Come riporta Politico da tempo Budapest flirta con Pechino: tanti gli investimenti cinesi nel Paese, tra cui anche quello su una ferrovia che collegherà la capitale a Belgrado, in Serbia.

Un numero su tutti fa capire quanto sia importante l’Ungheria per la presenza cinese nel Vecchio continente. Nel 2024 il Paese è stato il beneficiario del 44% degli investimenti fatti in Europa, aggiudicandosi più di quanto hanno raccolto Francia, UK e Germania messe insieme. In Italia si è ancora in una fase di scouting. Tra i player presenti in Ungheria si conta anche il colosso delle batterie CATL. Tutto questo contrasta con le mosse recenti di Bruxelles, che ha infatti introdotto dazi variabili sulle auto cinesi, in base al peso degli aiuti di Stato ricevuti.