Il Corporate Venture Capital si sta gradualmente affermando anche in Italia come leva strategica per favorire l’innovazione all’interno delle grandi aziende, ma resta un rilevante gap rispetto ai benchmark europei e americani. È quanto emerge dal Rapporto sul CVC in Italia – realizzato da Italian Tech Alliance in partnership con Growth Capital, Rucellai & Raffaelli, Soverency e altre realtà dell’ecosistema dell’innovazione italiano.
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I numeri del Corporate Venture Capital
Se negli Stati Uniti, il Corporate Venture Capital è una realtà ormai consolidata (nel 2024 si sono registrati 2.883 round con la partecipazione di CVC per oltre 108 miliardi di dollari), in media, un round su cinque è stato sostenuto da investitori corporate, generando circa la metà del capitale investito complessivo. In Europa, invece, lo scenario è in crescita: i Corporate Venture Capital partecipano al 20% dei round, che rappresentano il 47% degli investimenti, per un totale di 28 miliardi di dollari nel 2024.
Nel 2024, i Corporate Venture Capital hanno partecipato a 15 round in Italia, per una raccolta complessiva di 69 milioni di euro. L’anno precedente, l’ammontare era stato decisamente più elevato, pari a 228 milioni di euro in 19 round, grazie a outlier significativi che hanno contribuito a una cifra record di 109 milioni di euro. Se si escludono gli outlier, l’impatto del CVC sull’ecosistema del venture capital italiano si attesta intorno al 5% in termini di ammontare e oscilla tra il 4% e il 6% sul numero di round, come emerge dai dati degli ultimi cinque anni.
Dal report emerge inoltre che i CVC italiani stanno orientando le loro strategie principalmente verso mercati esteri: il 59% dei round di investimento che ha visto la presenza di un CVC italiano ha infatti finanziato startup estere, corrispondenti però all’80% dell’ammontare raccolto in tali round. Esempi rilevanti di questo orientamento internazionale includono Angelini Ventures ed Eni Next, che hanno effettuato rispettivamente solo 2 dei 14 investimenti e 4 dei 27 investimenti in Italia, con una preferenza per startup situate all’estero.
I settori di maggior appeal e modelli operativi
I settori privilegiati dai CVC italiani riflettono l’attività core delle aziende: Smart City, FinTech, Life Sciences, Education ed HR. La maggior parte delle corporate adotta una strategia di investimento allineata con il proprio business, con l’obiettivo primario di acquisire tecnologie funzionali alla crescita aziendale (strategia “driving”). diretti e indiretti (es. Angelini Ventures, Edison), oppure la partecipazione a fondi multi-corporate (es. CDP Corporate Fund). Secondo il report, il CVC in Italia è un fenomeno in fase di maturazione. Pur ancora limitato in termini numerici e sistemici, mostra segnali di crescita e consolidamento. La sfida ora è creare strutture stabili, autonome e ben integrate nel tessuto aziendale, dotate di strumenti e metriche chiare, con l’endorsement del top management. Il Corporate Venture Capital può diventare un pilastro fondamentale della finanza per l’innovazione in Italia, ma ciò richiede un cambio di passo culturale: dal CVC come semplice strumento tattico a leva strategica per innovare e trasformare l’industria italiana.