Quando si parla di perseveranza… Sono ben 90 le porte degli investitori sbattute in faccia a Danae Ringelmann, 38enne americana. Ha in mente un’idea per alcuni “stramba” per i tempi, di creare un portale dove tutti potessero raccogliere online fondi per un progetto. Per realizzarlo lascia il suo lavoro di analista finanziario a JP Morgan e quando i soldi scarseggiano torna a casa dei suoi, fa economia su tutto (indossa lo stesso paio di jeans e resta a casa nei weekend). Ma in fondo ne è valsa la pena…
Che fai quando genitori e amici fanno fatica ad avere un prestito?
«I miei avevano un piccolo business e ricordo bene le loro lotte per cercare qualche prestito dalle banche che puntualmente non riuscivano a ottenere. Questa cosa era frustrante per loro e anche per me» racconta al New York Times. In quel periodo studia all’Università di Berkley, è lì che incontra due amici con cui avrebbe condiviso una grande avventura: Eric Schell e Slava Rubin. È nella sua mente che nasce l’idea di Indiegogo, oggi uno dei più celebri portali al mondo di crowdfunding: «Lavoravo a Wall Street e vedevo molti amici, artisti indipendenti, sudare sette camicie per farsi finanziare progetti. Allora ho cercato una soluzione quando la parola crowdfunding neanche esisteva».
Il periodo buio nel quale vuoi mollare tutto
È una fase che attraversano molti startupper tra cui Danae. Nel 2008 Indiegogo muove i primi passi online. Le uniche persone che lo usano sono gli amici dei founder, i familiari, gli ex colleghi di Berkley. I tre presentano il sito al Sundance Film Festival per due anni consecutivi: «Non avevamo soldi per promuoverlo. Ma il modello funzionava. Le prime campagne di successo, una dopo l’altra, rendevano solido il modello e ispiravano altre persone a provarlo». Tuttavia, nessuno vuole investire su Indiegogo, il colmo per un sito di raccolta fondi: «Io sono tornata a casa dai miei, Schell ha iniziato a lavorare come freelance. Rubin era depresso. Ormai neanche più ci diceva quante volte era stato rifiutato dagli investitori». In totale 90 venture dicono di no.
La luce in fondo al tunnel
Ma i tre non mollano. Dopotutto, lo scenario è favorevole, la crisi del mondo finanziario è agli inizi. Facebook e PayPal iniziano a diffondere i loro strumenti. La promozione e il pagamento per i progetti smettono di essere un problema. Il round arriva dopo tre anni di “lacrime e sangue” nel 2011. 1,5 milioni di dollari da Metamorphic Ventures e altri angel. Poi le prime campagne di successo, come quella di un missionario africano (Pastor Marion) che cerca soldi per finanziare un trapianto di rene e campagna, come Flow Hive, che toccano i 12 milioni di dollari. I successi convincono altri venture a lanciarsi nel progetto: in totale Indiegogo ha raccolto 56,5 milioni di investimento.
Nel 2015 oltre 175 mila progetti hanno raggiunto il loro goal sulla piattaforma con il contributo di 2,5 milioni di persone da 226 Paesi del mondo.
4 consigli per il successo di un’idea
1. Impegnati su un progetto con una mission forte. «Così attrai i migliori talenti».
2. Capisci bene chi sei e impara a fare filtro: «Alcune opportunità lungo la strada sembrano buone, ma non fanno gli interessi della tua azienda. Se sai bene chi sei capirai quali sono utili e quali meno e non disperderai energie».
3. Risolvi un solo problema: «Focalizzati su un aspetto. L’appetito per l’innovazione potrebbe portarti lontano dalla tua mission. Ma ricorda: i consumatori si aspettano che tu risolva quel loro problema, innanzitutto».
4. Porta a casa cervelli diversi. «Differenti background, esperienze, attitudini del team ti offrono una varietà di soluzioni per affrontare i problemi che arriveranno.
C’è un però
Danae è una di quelli che ce l’ha fatta. Insubbiamente. Ma sono sempre di più quelli che, nella community di makers e innovatori, stanno mettendo in discussione il modello di crowdfunging di Indiegogo, che è in profonda trasformazione. Recentemente, ad esempio, la piattadorma ha annunciato la scelta di aprirsi alle grandi aziende. Staremo a vedere se, pur con le critiche, riusciranno a consolidarsi, oppure se anziché Indiegogo la community premierà altre piattaforme.
Giancarlo Donadio
@giancarlodonad1