Dieci anni fa il selfie stick era uno degli oggetti più ricercati per chi volesse scattarsi una foto con un degno panorama alle proprie spalle. Un’innovazione del passato, che però è stata determinante per Ilan Misano, classe 1995, nato e cresciuto all’interno della comunità ebraica di Roma. Insieme al fratello Roni ne ha sviluppato un modello, curandone il design e contribuendo a diffondere il prodotto nel mercato europeo. «È stata l’esperienza che mi ha fatto capire di amare la tecnologia. Grazie a questa iniziativa sono stato notato da Technion, che in Israele è conosciuta come l’università delle startup, famosa per essere una delle realtà in cui si formano più founder».
Per questa nuova puntata di “Italiani dell’altro mondo”, StartupItalia torna in Israele, in un momento ancora drammatico. Ilan Misano è coinvolto personalmente in quanto sta accadendo. «Il mio prozio, sopravvissuto alla Shoah, è la persona più anziana rapita da Hamas il 7 ottobre. Non sappiamo più nulla di lui».
Israele, il punto sull’ecosistema startup
Prima di conoscere la storia di Ilan Misano è importante premettere in che situazione si trova l’ecosistema startup israeliano in questo periodo, alla luce dei lunghi mesi di guerra a Gaza. Come abbiamo scritto sul magazine, dal 7 ottobre scorso – giorno dell’attacco terroristico da parte di Hamas – fino agli inizi di aprile 2024, Startup Nation Central ha registrato 3,1 miliardi di dollari di fundraising, in più di 200 round.
«Durante questa guerra sono stati richiamati molti riservisti – sottolinea Misano – diversi dipartimenti nell’hi tech hanno subìto un impatto sulla produttività». Eppure l’ecosistema si è mostrato resiliente e attrattivo agli occhi degli investitori. Un altro dato rende l’idea della distanza ancora ampia rispetto al comparto italiano: il taglio medio dei round è stato di 19 milioni di dollari (da noi, per il seed, è 1,3 milioni di euro).
Prof imprenditori
Come altri imprenditori e investitori ebrei nati in Italia, anche lui ha deciso di raggiungere Israele, dove poi alla fine è rimasto. Torna comunque spesso nel nostro Paese per lavorare e insegnare. Al Technion, in quella sua prima esperienza a contatto con il comparto tech del Paese, si è reso conto del valore aggiunto dell’ambiente che iniziava a frequentare.
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«Vedevo costantemente succedere cose. Un mio prof di biomeccanica ha venduto la sua startup per 1,2 miliardi, mentre la prof di bio-tessuti ha raccolto 105 milioni». Ricerca applicata al mercato, altro segno distintivo rispetto all’Italia dove siamo forti soprattutto sulla ricerca pura, mentre c’è ancora da lavorare sui ricercatori che scelgono di fare impresa.
Un acceleratore di campioni
Studi in ingegneria biomedica ed economia e management, Ilan Misano cita poi un’altra esperienza fondamentale nel suo percorso, immerso nell’ecosistema startup: la direzione dell’acceleratore di startup di Google a Tel Aviv, tra 2021 e 2023. «Do qualche numero per rendere l’idea delle aziende che hanno partecipato ai percorsi: 45 in tutto e hanno raccolto quasi 4 miliardi di dollari. Otto fra queste sono diventate unicorni, quattro hanno fatto un’IPO e altrettante un’exit».
Durante la pandemia ha avviato un progetto di collaborazione internazionale nel campo della telemedicina, che ha coinvolto l’Italia. «Si tratta del TytoCare, un dispositivo di telemedicina che diventa l’estensione del braccio del medico. Se sei a casa e ti senti poco bene, lo si poggia sul petto e il dottore a distanza fa la valutazione dello stato di cuore e polmoni proprio come se avesse uno stetoscopio». Il prodotto può fare anche una valutazione del timpano.
Tempo di una nuova startup
Al momento Ilan Misano ha deciso di dedicarsi alla propria startup, X-Applied, società di cui è Ceo e fondata insieme ad altri soci. «Ci occupiamo di progetti di innovazione avanzata: ci piace vedere le tecnologie di frontiera e supportare le aziende italiane nell’implementarle. Una di queste consiste nel monitoraggio delle spese sul cloud. Il 95% delle aziende italiane che ci investono spreca il 30% del denaro. Grazie alle nostre soluzioni e metodologie si risparmia».
Seguendo l’evolversi della situazione in Israele sul magazine abbiamo avuto modo di raccontare le proteste che nel 2023, prima del 7 ottobre, hanno visto moltissimi founder e imprenditori scendere in piazza contro il governo di Netanyahu per opporsi alla sua riforma della Giustizia. La tragedia nazionale dell’autunno scorso ha però messo da parte per diversi mesi le divisioni interne. «Israele ha bisogno di difendersi e quando c’è stato il 7 ottobre tutte le persone si sono unite per proteggersi. Negli ultimi mesi è tornata la contestazione nei confronti del governo».
In Occidente è soprattutto all’interno delle università che è cresciuto un movimento di opposizione a Israele per quanto sta facendo a Gaza. Negli atenei americani ed europei i collettivi hanno chiesto all’accademia di bloccare le collaborazioni con le università israeliane. Tra le istanze c’è il rischio del cosiddetto dual use, ossia il fatto che le tecnologie sviluppate nei laboratori potrebbero essere applicate poi in ambito bellico. Ilan Misano insegna all’Università degli Studi di Torino e collabora con l’Istituto Italiano di Tecnologia e a riguardo ha la sua idea.
«C’è tanto rumore di fondo. A Torino riceviamo richieste di aziende che vogliono continuare a collaborare, oltre a costanti richieste di scambi con Israele. Capiscono che conviene collaborarci. Questo dual use è poi un concetto che non condivido, ogni cosa può essere definita tale». Mentre lo abbiamo intervistato Ilan Misano ci ha parlato di un bando in partenza riguardo alla collaborazione bilaterale tra Italia e Israele su vari temi come medicina di precisione e agritech. «Non c’è nulla di militare, si parla di scienza». Nonostante quanto stia accadendo in quell’angolo di mondo – che interroga e angoscia ciascuno di noi – resta un dato di fatto, riassunto così dall’imprenditore. «Questa è la startup nation. Purtroppo il dover gestire crisi e difficoltà l’ha resa tale».