In crowdfunding su Mamacrowd, la startup romana si allarga in Europa e punta a Barcellona e Parigi. «Non è un delivery di qualità, ma della qualità», ci ha spiegato il Founder
«Ti deve piacere il rischio. Nel mio precedente lavoro soffrivo a non rischiare un po’ tutti i giorni. Non conta essere giovane o meno giovane: l’idea vale 1, la capacità di metterla a terra 99». Stefano Manili, 51 anni e Ceo e Founder di Cosaporto, ci ha raccontato in questa intervista le origini e lo sviluppo in corso della sua startup, focalizzata su un delivery che punta alla qualità dei prodotti e alle esclusive con brand e marchi noti nel campo del food e non solo. «Molti fanno confusione su un elemento centrale: il delivery non è la consegna. È l’ultimo pezzo che inizia nel momento in cui vedi un post su Instagram». Su Mamacrowd è in corsa la campagna di raccolta fondi – oltre 2 milioni di euro nei primi dieci giorni – che andrà a integrare il nuovo aumento di capitale, il terzo nella storia dell’azienda. Fondata a Roma nel 2017, si è allargata a Milano, Torino, Bologna, Firenze, Forte dei Marmi e a Londra.
Prima di Cosaporto
Di Roma, Stefano Manili non è partito lanciando una startup. Cosaporto è arrivata dopo i quaranta, quando alle spalle aveva l’esperienza in una grande società come Accenture. «Ci sono stato 17 anni nel campo della consulenza in grandi progetti di trasformazione. In Accenture fai lo startupper tanta volte e nemmeno te ne accorgi. Ti dà molto, forzandoti a pensare già a dove vuoi arrivare. Begin with end in mind è il loro motto alla base di un approccio imprenditoriale». Poi è arrivato il passaggio a Conte.it. «Abbiamo dovuto pensare ai processi di una industry assolutamente offline come quella delle assicurazioni, forzandoci a de-materializzarli».
“Non conta essere giovane: l’idea vale 1, la capacità di metterla a terra 99”
Anche quel periodo è servito a Manili per fare poi il salto con una startup, la sua, che andasse a competere su uno dei mercati più in crescita negli ultimi anni. La delivery economy ha i suoi giganti, i suoi unicorni, e ha invaso le città di mezzo mondo con una logistica fatta di furgoncini e rider. «Nel 2017 in Italia stavano arrivando Foodora, Glovo, Just Eat. Parliamo di soggetti concentrati su un angolo preciso di occasione d’uso, ovvero quello più ricorrente. In altre parole: ho il frigo vuoto, ho bisogno di qualcosa da mangiare. Noi abbiamo fatto una scelta diversa: ci siamo presi un altro angolo».
Quantità o qualità?
Cosaporto non ha una flotta proprietaria, ma affida le proprie consegne in outsourcing ad aziende che si appoggiano su software, tecnologia e ingaggio col cliente studiati dalla startup. «Non è un delivery di qualità, ma della qualità. Sul nostro sito (al momento non esiste ancora l’app, ndr), vogliamo che i clienti trovino il prodotto ideale per le occasioni speciali. Nel settore food vanno forte le torte; i fiori rappresentano il 15% del fatturato; abbiamo anche articoli da regalo come Acqua di Parma. Con il nostro servizio garantiamo la consegna, ad esempio, di una torta di Massari e una bottiglia di champagne in un paio d’ore».
Tutto questo è un compromesso rispetto alla quantità di prodotti disponibili sulla piattaforma. «Se dichiaro di essere quality delivery, lo devo mantenere. Su Cosaporto trovi le pasticcerie più buone della città e il tuo tempo si risparmia con la selezione che facciamo a monte. In quattro clic devi trovare la cosa giusta, non la più veloce. Su altre app, ad esempio, trovi senz’altro l’hamburger che arriverà nel minor tempo possibile. Ma le aspettative non sempre sono alte». Con un team di 20 persone, Cosaporto sta ora lavorando per continuare il processo di internazionalizzazione, inglobando i mercati di Barcellona e Parigi.
“Il nostro scontrino medio è di 60 euro, tre volte la media del settore delivery. L’80% dei brand presenti sono in esclusiva su Cosaporto”
I dati aiutano a inquadrare il business e il target della startup. «Lo scontrino medio è di 60 euro, tre volte la media del settore delivery – commenta Manili -. Nel 70% dei casi si acquistano regali, ovvero chi acquista non riceve. Il 35% del fatturato viene dal B2B e l’80% dei brand presenti sono in esclusiva su Cosaporto. Per quanto riguarda i feedback abbiamo 4.6 su 5 su Trustpilot». Le risorse raccolte attraverso il prossimo aumento di capitale serviranno non soltanto ai piani di internazionalizzazione della startup, ma anche allo sviluppo di un’app attraverso cui ordinare. Dopo l’impennata della delivery economy nel 2020, che cosa dobbiamo aspettarci, anche a fronte di società che hanno dovuto rivedere i propri piani? «La pandemia ha mischiato le carte – ha concluso Manili – ma ora le cose si notano in maniera più nitida: alcuni soggetti stava bruciando cassa. Alla fine io credo che a vincere sia sempre la qualità».