L’1 e 2 luglio si tiene l’Open Innovation Summit 2016 al Park Hotel di Saint Vincent: un evento dedicato a startup, imprese e innovazione. Ecco che cosa si è detto il primo giorno
C’è qualcosa di nuovo sotto il sole dell’innovazione tecnologica italiana. A dirlo è Alberto Fioravanti, presidente di Digital Magics, l’incubatore di progetti digitali che fornisce servizi di consulenza e accelerazione a startup e imprese. L’occasione è l’Open Summit 2016 di Saint Vincent, evento incentrato sull’evoluzione e le opportunità di sviluppo per le aziende italiane. Organizzato da Gioin, network dedicato all’innovazione delle imprese italiane lanciato lo scorso anno da Digital Magics, ospiterà oggi e domani imprenditori, esperti, rappresentanti di politica e istituzioni.
I dinosauri, il meteorite e le startup
«Sono le grandi rivoluzioni a cambiare le nostre vite – ha esordito Fioravanti – e, almeno statisticamente, sappiamo che tra qualche anno potrebbe uscire una novità paragonabile all’avvento del Pc. Questo significa che occorre muoversi ed essere pronti». In Italia sono circa 6000 le startup innovative registrate, ma ce ne sono altrettante che non figurano negli elenchi. Significa che anche nel nostro Paese l’innovazione digitale sta diventando un’esigenza sempre più pressante e che è arrivato il momento di investire nel futuro. «Il paragone che possiamo fare è quello dei dinosauri e del meteorite che portò alla loro estinzione: diventa allora fondamentale osservare e cercare di capire in che direzione stiamo andando, partendo dai giovani, dai loro sogni e dalle loro idee. Dobbiamo avere una visione strategica del futuro delle nostre startup» ha aggiunto Fioravanti. I numeri parlano di un mercato capace di mantenersi stabile nel medio periodo. Nei prossimi anni in Italia si creeranno 200 mila nuovi posti di lavoro, ma saranno altrettanti quelli che andranno persi. Negativo invece il saldo a livello mondiale, dove andranno persi 5 milioni di posti di lavoro. Questo dati possono però essere letti in maniera non del tutto negativa: il mercato continuerà ad evolversi in maniera sempre più rapida, portando a cambiamenti rivoluzionari. La capacità dei singoli Paesi starà nell’adeguarsi e nell’investire in questi cambiamenti. Ognuno con le proprie peculiarità.
Una distribuzione uniforme
Se si fa un paragone tra il nostro e altri Paesi europei, il dato che emerge è che da noi le startup sono distribuite in maniera sostanzialmente uniforme in tutto il territorio nazionale: «E deve rimanere così – spiega Fioravanti – dobbiamo valorizzare le specificità delle nostre aziende, che offrono servizi ramificati sul territorio». Per parlare di innovazione digitale, però, occorre innanzitutto un po’ di concretezza in più, ha spiegato Layla Pavone, Amministratore Delegato Industry Innovation Digital Magics: «Se vogliamo davvero aiutare gli imprenditori dobbiamo parlare in maniera semplice, senza usare troppi tecnicismi. Troppe volte usiamo sigle, acronimi, slang che fanno sembrare il nostro mondo più complesso di quello che è». Di certo, è quello che emerge dalle sue parole, sta crescendo una forte sensibilità sul tema tra le aziende, e incontri come questo di Sain Denis sono di grande aiuto per capire in quale direzione si sta andando.
Stare al passo con gli altri Paesi
La chiave di tutto, ovviamente, sta nei finanziamenti che arrivano alle aziende che puntano su innovazione e digitale. Per in questo in apertura dei lavori della due giorni è intervenuto anche Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Solo nel primo semestre del 2016 – ha spiegato – sono stati investiti 100 milioni di euro. In tutto il 2013, per fare un paragone, ne erano stati messi sul piatto 80». L’Italia sta accelerando sulle startup, anche sul piano della comunicazione: «Oggi se ne parla molto ed è un bene per tutti noi, è uno stimolo a fare sempre meglio». L’obiettivo, per i prossimi anni, è di mettere l’Italia al passo con gli altri grandi Paesi, che in termine di digitalizzazione si sono mossi prima e meglio di noi. Iniziando dalla pubblica amministrazione: «Qualcosa si è fatto, ma dobbiamo riuscire a mettere il digitale al servizio dei cittadini, richiede un investimento importante, ma che dobbiamo fare se vogliamo guardare al futuro invece di rimanere ancorati al passato» ha concluso Barberis.