Il 16 ottobre ultimo giorno disponibile per la seconda edizione di BioUpper, call for ideas in collaborazione con PoliHub di Milano e Humanitas
Mancano pochi giorni, il tempo accelera e le buone idee devono correre veloci. Il 16 ottobre è vicinissimo, ultimo giorno disponibile per candidarsi alla seconda edizione di BioUpper, la call for ideas lanciata da Novartis e Fondazione Cariplo, in collaborazione con PoliHub di Milano e Humanitas, per formare e finanziare nuove idee di impresa nel campo delle scienze della vita.
Dopo l’Università Statale di Milano è stata la volta dell’Università Federico II di Napoli e del centro di biotecnologie avanzate CEINGE, seconda tappa del roadshow di presentazione del programma BioUpper, per spiegare a giovani talenti e ricercatori il programma di formazione e accelerazione, nell’ambito delle scienze della vita.
Ad aprire l’incontro sono stati il professor Francesco Salvatore, Presidente del CEINGE, e Marco Noseda, Startupper Business Developer & Selection Program Manager di Polihub, il quale ha illustrato le fasi della training week e dell’acceleration program, rispondendo alle domande dei partecipanti. Noseda ha così poi definito la complessità della situazione italiana in riferimento al business e alla ricerca scientifica: “Purtroppo oggi tra il mondo della ricerca e la fase di lancio sul mercato c’è un’enorme distanza, direi persino un deserto in taluni casi – ha commentato Noseda -. Vi sono ottime idee che possono impiegare persino 15 anni per essere perfezionate, e a quel punto riuscire a metterle sul mercato e generare business, è molto complesso. Grazie a BioUpper abbiamo l’ambizione di ridurre la distanza e fornire basi solide a profili provenienti dall’ambito accademico della ricerca, ma sprovvisti di competenze imprenditoriali, tramite formazione personalizzata con mentor dotati di competenze molto diverse, e con investitori biotech di altissimo profilo”.
Marco Scotto, Customer Marketing Manager di Novartis, ha sottolineato l’importanza della sfida lanciata e la centralità del nostro paese, avvalorata dalla qualità dei ricercatori italiani: “Attorno a BioUpper si è generata grande attenzione sin dalla prima edizione, perciò questo tipo di call for ideas potrebbero diventare un caposaldo delle nostre attività. Crediamo fortemente nell’Italia e nei suoi ricercatori, che reputiamo i migliori al mondo; basti pensare che proprio in Campania è situato il nostro più grande centro produttivo, e da qui esportiamo i nostri prodotti. E’ di fondamentale importanza mettere in contatto le buone idee con chi può aiutare a svilupparle, condividendo competenze manageriali e imprenditoriali. Perciò abbiamo realizzato BioUpper, puntando su startup specializzate nel mondo della salute ma spesso troppo lontane dal mercato. E’ un segnale forte che Novartis vuole trasmettere proprio perché le potenziali conseguenze positive riguardano tutti, riaffermando il nostro obiettivo principale che è quello di collocare i pazienti al centro delle attenzioni e del nostro agire”.
Roberto Vona, professore ordinario di Economia e Gestione di Imprese all’Università Federico II di Napoli, delegato per le Spin-Off di Ateneo, ha definito il ruolo centrale della Campania e dell’Università nella partita dell’innovazione italiana, sottolineando l’importanza di una necessaria mutazione culturale: “BioUpper è un’iniziativa di interesse nazionale che va difesa e valorizzata. In questa regione crediamo fortemente nell’innovazione, basti pensare che abbiamo un assessorato alle startup, innovazione e all’internazionalizzazione, presieduto da Valeria Fascione, oltre a poter vantare l’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica sottoscritto dall’Università Federico II con Apple. Inoltre dal 2004 come Ateneo abbiamo istituito una commissione tecnica rappresentativa, per promuovere il mondo dell’impresa nell’ambito della ricerca accademica. Devo dire che spesso negli ambiti scientifici si sono riscontrati delle forte resistenze, ma ora le cose stanno cambiando: sul tema della cultura d’impresa estesa alla ricerca c’è più attenzione, anche perché in questo modo si può compensare alla crescente mancanza di fondi. Purtroppo in Italia ancora manca un forte collegamento con l’industria, che spesso è distratta e non dimostra coi fatti di credere veramente nella ricerca, per questo siamo così favorevoli all’iniziativa di Novartis e Fondazione Cariplo”.
A portare testimonianza del successo e della qualità del programma BioUpper, c’era anche Rossella Tomaiuolo professoressa associata alla Federico II e principal investigator del CEINGE, che assieme a Federica Cariati e Valeria D’Argenio, hanno ideato One4Two, un kit per lo screening di malattie genetiche e alterazioni cromosomiche correlate all’infertilità di coppia. Una startup che grazie alla partecipazione alla prima edizione di BioUpper, è ormai pronta per il debutto sul mercato: “Il progetto è nato proprio qui al CEINGE e grazie a BioUpper abbiamo capito quali fossero i nostri punti deboli imparando a realizzare un business plan rigoroso, e a individuare i nostri competitor – ha commentato la professoressa Tomaiuolo -. Grazie al percorso taylor-made ci è stato consentito di capire quale fosse il reale valore della nostra idea, acquisendo consapevolezza sulle potenzialità e prospettive concrete. Ora dobbiamo consolidare la parte scientifica, ma non siamo fermi in laboratorio. Abbiamo attirato l’attenzione e in tanti ci stanno cercando”.
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