«Il Venture Capital ha il limite che punta a trovare il biglietto giusto del SuperEnalotto. E intanto si fa più fatica a trovare le vere novità». La lettura del presente di Davide Maggi, 50 anni e imprenditore con diversi percorsi alle spalle, potrebbe sembrare amara e disillusa, ma completata con i suoi suggerimenti per gli imprenditori fa chiarezza sul dove l’ecosistema startup dovrebbe o meno concentrarsi. «Quello che consiglierei oggi a un nuovo imprenditore è di non volere cambiare il mondo a tutti i costi: troppo è già stato fatto. Meglio concentrarsi o su asset italiani come turismo, design e made in italy, oppure spaziare sul B2B che manca al mercato».

Protagonista di una nuova puntata del lunedì in compagnia dei protagonisti del mondo VC e investimenti, Davide Maggi è di Pavia ma ha studiato a Bologna dove si è anche formato alla Bologna Business School. Oggi è Founder di Cesarine, community di cuochi domestici che ha trovato su questa piattaforma occasioni di lavoro, di scambio e di arricchimento. Ha anche vestito i panni dell’investitore in Key Capital e vissuto una delle pagine pionieristiche dell’ecosistema in Italia: tra 2005 e 2008 ha lavorato in Digital Magics.

All’origine di tutto c’è la community
«Il nostro era un incubatore di startup. Mi sono conosciuto con Enrico Gasperini quando a Milano eravamo gli unici a lavorare su certi temi. In Veneto c’era Donadon con H-Farm». Prima della crisi economica era un altro mondo, un altro internet. «C’era il 2.0 con la prima ondata di internet ormai esaurita. La volontà era quella di rendere partecipative le piattaforme. Andava forte ancora MySpace, anche se Facebook iniziava a farsi avanti».

La community è un concetto che da anni ruota intorno al mondo innovazione. Può raggruppare founder, investitori, clienti, possibili lead. Ad ogni modo è una leva fondamentale per fare business anche oggi nei tempi incerti e veloci dell’AI. «Serviva la capacità di alimentare e fare nasce opportunità vere attraverso community».

L’esperienza con le digital agency
Il settore VC era agli esordi come ci ha raccontato Maggi: Di Camillo, Dettori, Boni sono alcuni dei nomi che popolavano la scena italiana, parlando di concetti come startup che si sarebbero affermati molti anni dopo. Dopo Digital Magics Maggi ha fondato due digital agency per poi iniziare il lavoro dell’investitore in Key Capital, esperienza per lui preziosa.

«L’errore che spesso fanno alcuni business angel all’inizio è dare subito a uno startupper 50mila euro. O ha un progetto con tutto quel che serve per validare un prodotto, oppure si creano le basi per una srl con prolemi finanziari». Secondo il founder di Cesarine non sono i soldi a fare crescere la cultura imprenditoriale. «Se non sei capace di fare modelli previsionali mandi tutto all’aria».

L’AI a che futuro ci porta?
Il VC, secondo Maggi, «si sviluppa quando c’è un sistema fiscale vantaggioso. E infatti nei prossimi anni arriveranno anche i soldi dagli enti previdenziali». Il Venture Capital rappresenta dunque un asset dell’ecosistema a cui però non si può delegare l’intera responsabilità per il successo dei progetti. «Secondo me i tempi sono cambiati: oggi sono state smarcate una serie di cose come la digitalizzazione dello psicologo e di altri servizi».

Nell’era dell’AI la strada da seguire per business di successo tiene ancora conto della forza della community. «Oggi è più difficile con questi algoritmi. Quelle vere le devi toccare e vedere con mano. In Cesarine, ad esempio, ci sono 1500 persone a cui abbiamo cambiato la vita, a casa». Per restare in equilibrio molto fa anche l’esperienza. «Quello che a me è servito è vedere la trasformazione digitale nel tempo. Se non avessi fatto Cesarine avrei fatto una piattaforma per la psicoterapia online».