Piccoli, pratici, leggeri, elettrici, 100% riciclabili e made in Italy. I quadricicli di Mole Urbana, progetto avviato nel 2020 con la comunicazione del concept dallo stilista Umberto Palermo, sono adesso prossimi al lancio. «La priorità è sempre stata la transizione ecologica, che ho colto come un’opportunità e che ci guiderà a nuovi paradigmi estetici e funzionali – spiega il CEO Palermo – Il progetto si pone come obiettivi la facile riciclabilità, la sicurezza e una vasta gamma per diverse necessità. Mi sono chiesto se bastasse introdurre un motore elettrico a una carrozzeria realizzata con processi produttivi energivori. E la risposta è stata: “no”. Così, a Torino, ha preso forma il progetto che a breve si concretizzerà nei nostri veicoli che potranno girare per strada». L’idea nata dalla passione di uno stilista e designer da sempre attento alla sostenibilità e al made in Italy, propone qualcosa di unico nel suo genere che si può guidare a partire dai 14 anni e presto si potrà vedere all’opera, verso una città sempre più smart.

Mole Urbana, come è nata l’idea
Ricorda una vecchia carrozza ma con un design decisamente moderno e 100% nato e “cresciuto” in Italia. L’idea di Umberto Palermo, che è stata per la prima volta resa nota al pubblico nel 2020, nasce dalla volontà di creare un prodotto utile ma che allo stesso tempo risponda alle necessità dettate della transizione ecologia. «Abbiamo rivisto i processi produttivi tipici del comparto automotive, limitando la produzione di CO2 e l’utilizzo d’acqua. Abbiamo atteso di creare la nostra nano-fabbrica, come modello di riutilizzo di aree industriali dismesse, e rientegrato personale qualificato da aziende in difficoltà selezionando esclusivamente fornitori di componenti e di servizi italiani ed europei», racconta Umberto. Oggi quel progetto si snoda tra Fabriano (Ancona), dove ha preso forma una filiera di aziende che realizzerà i componenti manufatti più importanti per queste vetture, e Orbassano (Torino), dove nasceranno i quadricicli di Mole Urbana. «Qui abbiamo riqualificato un ex complesso industriale e smaltito 10mila mq di amianto ed eternit, sostituiti da pannelli solari».
Dal progetto alla messa in pratica
«I nostri prodotti sono realizzati in alluminio, noto per la sua leggerezza, e l’acciaio inox, per la robustezza – spiega il CEO – Entrambi i materiali non necessitano di cataforesi e, se il cliente lo desidera, può scegliere un modello non verniciato lasciandolo al suo colore originario ed evitando processi di tinteggiatura. Il lamellare di legno marino viene impiegato per il pavimento e per la plancia. L’abs in granuli, riciclato e termoformato, viene utilizzato per i paraurti e per alcuni componenti della carrozzeria». Mole Urbana oggi è disponibile in 12 varianti differenti. «La data ufficiale di lancio della rete di vendita italiana è prevista a giugno – precisa Umberto – Quando, poi, ci sarà il materiale a sufficienza per il montaggio, si inizieranno a costruire le macchine. In questa fase ci stiamo occupando dell’acquisto dei materiali». Nel mercato del quadriciclo, delle keycar e delle macchine utilitarie «si conta una produzione di circa 25mila macchine all’anno, con players importantissimi – spiega il CEO – Noi abbiamo scelto di inserirci in una piccola nicchia di mercato che spazia dalle 1500 unità alle 3000 e 4000. Non vogliamo entrare in questo settore per aggredirlo, ma per proporre un’alternativa a quelle già esistenti».

Creare una macchina 100% made in Italy si può?
«Eccetto alcuni componenti, come le celle, che arrivano dalla Cina, tutto l’impianto elettrico è stato progettato in Italia e la fornitura è 100% italiana», spiega Umberto, precisando che il suo target sono le aziende ma anche i giovani – e giovanissimi, dato che alcuni modelli di Mole Urbana si possono guidare a partire dai 14 anni – fino ai professionisti alle famiglie. «Si tratta di microcar adatte per gli spostamenti in città ma proponiamo anche un modello 3 posti più sportivo, da divertimento, oltre a furgoncini pensati per il delivery e per la pubblicità».

Grazie a un procedimento particolare, questa macchina nasce senza dover inquinare l’ambiente, come racconta Umberto: «Il trattamento anticorrosivo mediante cataforesi, che è quello utilizzato per la maggior parte dei veicoli, è altamente inquinante. Inoltre, per la creazione delle auto si consuma molta elettricità, in particolare per la pellicola di protezione dei metalli. Con Mole Urbana ho scelto, invece, l’acciaio inox, che non fa la ruggine e non ha bisogno di cataforesi. Chiaramente i prezzi sono più alti, perché costa 5 volte di più dell’acciaio base, ma il nostro guadagno arriva dalla verniciatura, che in tanti casi non avviene, a meno che non ci venga esplicitamente richiesto dall’acquirente», e prosegue: «I nostri materiali nascono al 100% dal riciclo dell’alluminio, in particolar modo proveniente dal settore aeronautico, e delle lattine. E il legno che impieghiamo proviene dagli scarti del mobilio. Una volta che la macchina sarà giunta a fine vita, questi pezzi si potranno reimpiegare nel processo produttivo».
Quali strade percorrerà Mole Urbana in futuro?
Parlando di mercati, non solo l’Italia è interessata a questi veicoli. «Abbiamo riscosso successo anche in Francia, Spagna, Germania e nei Paesi scandinavi, che sono molto attenti a questo tipo di prodotti». Recentemente Mole Urbana ha chiuso un round di finanziamento da 3 milioni e mezzo di euro. «Ci servono per avviare la produzione senza debiti – racconta Umberto – Che per me è sempre stato un grande sogno. Inoltre, grazie al supporto di Cassa Depositi e Prestiti, di alcuni imprenditori marchigiani e della Regione Piemonte, possiamo assumere nuove figure nel team, che a oggi conta un’ottantina di persone se si tiene conto di tutta la filiera». La mission finale di Umberto? «Vorrei lasciare il segno nell’ambito della progettualità – conclude – Forse perché sono riuscito a rivedere dei processi produttivi e a dare linfa vitale a un settore in ginocchio. Sicuramente non riuscirò a toccare grandi numeri; per intenderci, non potrò arrivare a un milione di macchine all’anno, ma nel mondo di nicchia voglio distinguermi con qualcosa di esclusivo. Fare automotive in Italia a basso costo si può, aiutando anche l’ambiente. Si può, pensando a mercati di nicchia, perché l’Asia si prenderà il resto, ma l’Italia questo lo sa fare bene: è sempre stata un’eccellenza nella manifattura e su questo siamo imbattibili. Se tutti avessimo la capacità di appropriarci di ciò che è nostro, saremmo in grado di fare grandi cose, perché la creatività italiana va difesa».