Le bollicine, si sa, non mancano mai sulle tavole in questo periodo. Prosecco si, ma low cost. Il comparto italiano registra una crescita media del 5% e le esportazioni negli ultimi dieci anni sono aumentate del 351% negli Usa
Che sia Natale, Santo Stefano, Capodanno, il proprio compleanno, una ricorrenza o un avvenimento speciale sulle nostre tavole c’è sempre lui, immancabilmente, da oltre 150 anni: lo spumante. Delicato, piacevole al gusto, brioso, la lunga tradizione dello spumante nata nel 1865 dalla sinergia tra i fratelli Gancia e il conte Augusto di Vistarino non si è mai fermata ed è sempre andata alla ricerca di metodologie innovative di produzione e commercio.
Oggi i metodi di produzione sono essenzialmente 3 e possono essere vini spumante naturali o gassificati. Per ottenere delle ottime uve per la spumantizzazione, con una buona acidità e profumate, il terreno su cui si trovano i vigneti deve avere un’elevata escursione termica, una buona esposizione solare, essere ben drenato e calcareo. Proprio per questa ragione innovare in questo settore è fondamentale. In Italia i luoghi su cui si ottengono vitigni per la spumantizzazione sono la Franciacorta, il Trentino e l’Oltrepò Pavese, a Sud sui terreni di San Severo DOC. La maggior parte degli spumanti nel mondo vengono realizzati con il metodo “Martinotti”, detto anche “metodo italiano”, che presuppone l’utilizzo di differenti uve, sia bianche che nere, mentre gli spumanti gassificati, detti anche “artificiali”, si ottengono con l’addizione di anidride carbonica a basse temperature. Prima di scoprire alcune delle realtà che si occupano della vendita e della produzione di spumanti, analizziamo un po’ di dati di settore.
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Spumante, che passione
Se dall’ultimo rapporto di Mediobanca emerge che quest’anno si chiuderà con vendite di vino cresciute di oltre il 3%, a trainare il settore sono ancora una volta le bollicine (+5,2% i ricavi complessivi, +4,2% l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +2,8% (+2,9% l’export). Secondo un’indagine di Ismea e Uiv (Unione italiana vini), le bollicine made in Italy si avvicineranno alla soglia del miliardo di bottiglie prodotte in un anno, esattamente si fermeranno a quota 936 milioni (con il 70% che prende la via dei mercati esteri), ma si prevede che questa cifra sarà superata il prossimo anno. I consumi, quindi, rimarranno stabili rispetto allo scorso anno anche se il balzo rispetto al 2019 è del 24%. In termini di bottiglie stappate, durante le festività si apriranno 333 milioni di bottiglie di spumante nel mondo, di cui 95 milioni solo in Italia.
A Natale, dunque, gli italiani non rinunciano allo spumante, ma volano quelli low cost. Secondo elaborazioni su dati Nielsen, Ismea e Uiv registrano l’incremento degli acquisti di spumanti più economici come metodo charmat anche varietali e di annata (+7,5% a 206 milioni di bottiglie la stima a tutto il 2023) rispetto a denominazioni italiane come Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene, Colli Asolani) e Asti Spumante o ai metodi classici (Trento Doc, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Alta Langa, Lessini Durello), che invece chiudono la stagione con una contrazione del 3% (727 milioni di pezzi). Lo spumante resta, comunque, il prodotto enologico preferito: i listini degli sparkling italiani registrano una crescita in media del 5% e anche le esportazioni segnano cifre importanti con vendite che, negli ultimi dieci anni, sono triplicate del 351% negli Usa (top buyer), ma anche nel Regno Unito (+350%), in Germania, (+42%), in Francia (+416%) o nell’emergente Est Europa, con la Polonia a +983% anche se non è mancata una battuta d’arresto. Secondo il rapporto, nei primi 9 mesi di quest’anno l’export fa segnare un calo tendenziale del 3,1% per gli spumanti che in valore, anche a causa dell’inflazione, vedono invece un progresso (+2,5%). Di vendita di spumanti si occupa Winelivery, startup di cui avevamo già parlato nella nostra seconda puntata dedicata ai vini che ha recentemente raccolto 3.5 milioni di euro. Abbiamo intercettato il suo co-founder, Francesco Magro.
Winelivery, l’e-commerce di spumanti e drink
«Quello degli spumanti resta un driver mondiale in termini di caratteristiche di piacevolezza e semplicità nel settore dei vini, accessibile a differenti prezzi – spiega Francesco – Come aperitivo è conosciuto e apprezzato, oltre che richiesto, in tutto il mondo, e le previsioni di crescita sono in continuo aumento. Tra quelli italiani più conosciuti ci sono, ad esempio, il Franciacorta e il Trentodoc, oltre a denominazioni più emergenti come l’Alta Langa». Francesco ci racconta come il metodo classico oggi sia un po’ sofferente in Italia: «Il nostro Paese non ha una tradizione storica sugli spumanti come lo champagne, che ancora oggi è il prodotto più diffuso nel mondo, ma anche l’Italia fa volumi importanti, con la vendita di milioni di bottiglie. Il dominio nel mercato mondiale resta, comunque, quello francese, che predomina nel segmento alto».
Ma se, da una parte, lo spumante va per la maggiore, resta un gap culturale in termini di conoscenza del vino e delle bollicine che per Francesco è ancora molto evidente: «Nel mondo delle bollicine, così come in quello del vino, spesso c’è una scarsa conoscenza da parte del consumo di massa. Noi di Winelivery operiamo con servizi di consegna a domicilio in 50 città dislocate su tutta Italia, tramite logistica centralizzata – racconta il co-founder – La nostra tecnologia opera come un ecosistema integrato che fa confluire tutte le informazioni che permettono la creazione di servizi per i brand che decidono di lavorare con noi». Se il prosecco e lo champagne restano, comunque, i protagonisti, il mercato del vino segue i trend globali. «A livello di geolocalizzazione siamo molto forti in Sicilia e a Napoli e abbiamo già 7 punti vendita fisici attivi. Nei prossimi 3 anni e mezzo vorremmo aprirne 90, oltre a distribuirci con più capillarità lungo tutta l’Italia. Nel team, con sede a Milano, siamo una 40ina e non escludiamo un ampliamento futuro», conclude il co-founder.
In Puglia un ecosistema sinergico
Nel cuore della Puglia c’è una cooperativa di circa 1250 soci che da 10 anni ha iniziato a spumantizzare, prima con il vino bianco e negli ultimi 3-4 anni anche con il rosato. In provincia di Lecce, a Leverano, Cantina Vecchia Torre da oltre 60 anni produce ottimi vini ottenuti grazie a un attento monitoraggio dei vigneti e del prodotto. «Quando è nata la cooperativa, nel 1959, i soci erano 44, tra piccoli proprietari terrieri, braccianti, docenti e un sacerdote. Si misero insieme e diedero vita alla cantina sociale cooperativa di Leverano – racconta a StartupItalia l’attuale presidente della cooperativa, Antonio Tumolo – Oggi quella cooperativa è cresciuta sino a diventare una realtà produttiva che punta a creare ricchezza ed economia, con una capacità di produzione annuale di circa 4 milioni di bottiglie, sia di vini che di spumanti. Le bollicine stanno facendo da traino al mercato del vino italiano e proprio per questa ragione 3-4 anni fa abbiamo iniziato a vinificare anche il Negroamaro. Oggi siamo un solido punto di riferimento sia a livello regionale che nell’export».
Ma come ci raccontava il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, nella nostra prima puntata dedicata alle wine startup, i cambiamenti climatici hanno minato i vigneti: «L’anno scorso c’è stato il grande problema della siccità mentre quest’anno le piogge abbondanti tra maggio e giugno hanno causato serissimi problemi – racconta Antonio – Difficoltà che hanno comportato una contrazione di prodotto intorno al 30-35%. Nonostante tutto, la nostra produzione è andata bene e siamo riusciti comunque a ottenere vini di ottima qualità». Antonio e la sua cooperativa si avvalgono di un sistema di “capannine meteo” dalle quali, anche con l’aiuto di tecnici, riescono a monitorare lo stato di benessere dei vigneti. «Riusciamo a capire se ci siano attacchi di malattie fungine e della tignola, ad esempio – spiega Antonio – Queste capannine sono dislocate nei territori di residenza dei nostri soci che coprono un’ampia fetta della nostra regione».
E in merito alle previsioni per il futuro, il presidente racconta: «Mi fa un po’ sorridere pensare che fino a qualche anno fa il vino bianco non lo voleva nessuno mentre oggi le bollicine vanno per la maggiore. Anche questo mercato segue il trend del gusto del consumatore. E, per adesso, pare proprio che le bollicine siano destinate ad essere sempre più richieste anche in futuro».