Le parole di Gianmarco Carnovale, presidente dell’associazione Roma Startup
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha dichiarato che Palazzo Chigi candiderà la Capitale nella corsa per ospitare l’edizione di Expo 2030. Tutto è contenuto nella lettera firmata dal premier indirizzata ai candidati sindaco che tra pochi giorni affronteranno il primo turno delle elezioni amministrative. Da Raggi a Calenda, passando per Michetti e Gualtieri, i politici con un programma pronto per i prossimi cinque anni al Campidoglio avevano trovato un punto di accordo unanime nei mesi scorsi: chiunque vincerà, le loro parole scritte in una lettera congiunta a Palazzo Chigi, non si opporrà a un’eventuale assegnazione dell’evento globale alla città e si impegnerà a ospitare Expo 2030 a Roma. Dichiarazioni che hanno convinto Draghi a raccogliere la sfida per riportare l’Esposizione Universale in Italia dopo il successo del 2015 a Milano. Per commentare questa notizia abbiamo raggiunto al telefono Gianmarco Carnovale, Presidente dell’associazione Roma Startup.
«Roma non si racconta»
Sono due le altre sfidanti che concorrono per aggiudicarsi la sede di Expo 2030: Mosca e Busan, in Corea del Sud. «Una candidatura sottoscritta da Mario Draghi già dimostra la qualità della proposta di Roma – ha premesso Carnovale -. Stiamo parlando di una città simbolo della civiltà occidentale». Eppure di Roma spesso si evidenziano i difetti – micro e macro – e, al netto del magnete turistico, poco si legge sulle potenzialità della Capitale. «A Roma non si racconta l’ecosistema e questa è un’autocritica. Non siamo bravi a promuoverci come fanno invece Milano e Torino, per esempio. Se Roma non si racconta è un problema».
Sono due anni che l’amministrazione capitolina è al lavoro per questa candidatura e molto ancora deve essere fatto per raggiungere il traguardo. Eppure, stando a Carnovale, la conferma che Draghi e tutto il Governo porteranno avanti la sfida della Città eterna può dare una spinta notevole e immediata a investimenti e crescita. «E non solo: dal dopo pandemia in poi stiamo assistendo a un aumento dell’attrattività di Roma. Nell’ultimo anno moltissima gente si è trasferita o è tornata a vivere qui, magari da posti del mondo dove si fa innovazione».
L’ecosistema startup a Roma e nel Lazio
«La candidatura di Roma è già un tassello per trasformare la percezione della città all’esterno – ha proseguito Carnovale – Da meta dove trascorrere la luna di miele a polo dove fare business. Purtroppo oggi riscontriamo un gap drammatico sulla finanza professionale per le startup. La strada verso Expo 2030 deve tradursi in una automatica promozione internazionale: Roma come laboratorio in cui succedono tante cose». Per dare un quadro dell’ecosistema capitolino e laziale, il presidente di Roma Startup ci ha poi elencato i settori d’eccellenza: «Aerospazio, agrifood-tech, cybersecurity legata alla Difesa, tourism e culture tech, audiovisivo e gaming».
Provando ad allontanarsi dalle narrazioni più frequenti, spesso Milano centriche quando si parla di startup e innovazione, abbiamo chiesto a Carnovale qual è la base di crescita su cui costruire il polo del futuro e, fin da subito, raccontare la Capitale per aggiudicarsi Expo 2030. «Siamo il più grande polo universitario d’Europa, abbiamo alcuni dei maggiori centri di ricerca del continente. Sul nostro territorio ci sono oltre 30 tra incubatori e acceleratori. Il Lazio è la prima Regione in Italia per allocazione di investimenti pubblici in aziende innovative. E poi qui operano le agenzie ONU e le industrie che rappresentano l’essenza del territorio. Io credo questo – ha concluso – Milano sa attrarre. Roma sa generare innovazione».