Dalle Nazioni Unite a una startup Fintech, il salto per Ismail Ahmed è stato più naturale e più redditizio di quanto si possa immaginare, anche se abbastanza turbolento. Questo ragazzo somalo, ex consulente dell’Onu specializzato nelle rimesse degli immigrati, ha fondato cinque anni fa a Londra la sua WorldRemit, realtà incentrata sui trasferimenti di denaro da un paese ad un altro. Secondo Forbes, si tratta di un sistema significativamente più conveniente dei maggiori money transfer presenti al mondo, compresi Western Union e Money Gram. Operatori ancora troppo ancorati al passato rispetto a questa startup Fintech, che grazie alla ricerca e all’innovazione è stata scelta da un venture capital della Silicon Valley che ci ha appena investito 100 milioni di dollari.
Non è la prima volta che investitori di Palo Alto puntano le Fintech londinesi (ne avevamo già parlato qui), ma in questo caso i fondi vengono da Technology Crossover Ventures, la stessa società che c’era dietro ai colossali investimenti su Vice, Spotify, Minted, Swagbuck e prima ancora su Facebook ed Exact Target. Si tratta di uno dei più importanti round d’investimento in una startup Fintech europea degli ultimi anni, nonostante sia solo il secondo per WorldRemit che nel 2014 aveva già ricevuto altri 40 milioni di dollari da Accel.
Questi soldi permetteranno a Ismail Ahmed e al suo team di estendere i confini di WorldRemit che per ora permette di inviare denaro da 50 Paesi e di riceverlo da altrettanti 117, espandendo le partnership con gli operatori di portafogli mobili attraverso le compagnie di telecomunicazioni africane, asiatiche e latino americane.
La storia del fondatore di Worldremit, da whistelblower a startupper
L’idea di WorldRemit è nata dalla frustrazione del suo fondatore rispetto all’inadeguatezza dei mezzi tradizionali di money transfer, strumenti che aveva avuto modo di utilizzare di persona e su cui poi si è specializzato per lavoro. Ismail Ahmed si era infatti trasferito a Londra dalla Somalia, per studiare alla London School of Business e in seguito aveva cominciato a lavorare per il programma delle Nazioni Unite dedicato ai Paesi in via di sviluppo, contribuendo ad affrontare i problemi di frode e altri traffici illeciti nel settore delle rimesse internazionali. Intanto, proprio attraverso questo lavoro, è arrivato a svelare tutto un sistema di corruzione dello stesso programma dell’Onu in Somalia, fornendo informazioni su come la corruzione avesse impedito alle imprese che si occupano di rimesse di mettersi in regola con le norme internazionali su riciclaggio e sul finanziamento del terrorismo.
Da questa storia è nato l’obiettivo principale della sua startup Fintech: offrire un servizio digitale totalmente trasparente – capace quindi di ridurre i rischi di criminalità legati all’utilizzo del contante – e contemporaneamente ridurre i costi dei trasferimenti grazie alla tecnologia. Dando la possibilità di inviare denaro tramite dispositivi mobili, WorldRemit permette anche di andare incontro a quelle popolazioni sotto sviluppate dal punto di vista bancario, dove la maggior parte delle persone comincia per la prima volta a utilizzare i servizi finanziari proprio grazie agli smartphone.
La sfida: commissioni più basse e servizio più comodo e trasparente
Secondo Techrunch questa startup fintech ha due marce in più rispetto ai suoi principali concorrenti. Da una parte, infatti, si rivolge ai singoli consumatori, i numerosi emigrati che vivono lontano da casa per lavoro e che usano il suo servizio per mandare parte dei loro stipendi alle famiglie. Proprio a loro WorldRemit offre quello che vogliono: un modo semplice, economico e affidabile per farlo, più di quanto facciano Western Union o Money Gram, per i quali c’è bisogno di recarsi fisicamente in un negozio affiliato (stessa cosa dovranno fare anche i destinatari della somma) e soprattutto di pagare alte commissioni. In base agli accordi stipulati nei singoli Paesi il denaro può essere inviato con un bonifico classico, ad esempio Stati Uniti e Regno Unito, o appoggiandosi a una compagnia telefonica, è il caso del Sudafrica.
La seconda opportunità è legata invece di più a un tema legale, ossia al fatto che le autorità di vigilanza e controllo finanziario stiano cercando di ridurre sempre di più il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento di attività illecite come il terrorismo, aumentando il giro di vite sui servizi di rimessa che non riescono fornire una traccia elettronica abbastanza chiara di come il denaro si sia mosso .
Con WorldRemit il denaro si spedisce pagando commissioni più basse e lo si fa online, via tablet o smartphone. Una tecnologia ancora poco sviluppata in questo settore. Lo stesso Ismail in una recente intervista ha detto che ad oggi “solo il 5% delle rimesse sono inviate via Internet”, ma nonostante ciò la massa di startup che lavora in questo settore cresce a ritmi elevatissimi (stiamo parlando per esempio di TransferWise, Azimo e Regalii) alle spalle dei grandi operatori che potrebbero tra poco essere scalzati da un capovolgimento del mercato. “Le rimesse sono una delle ultime frontiere del mercato dei servizi finanziari”, ha aggiunto il fondatore di WorldRemit.
La sua società gestisce circa 250mila trasferimenti al mese e dà lavoro a più di 150 impiegati nel suo quartier generale londinese (solo l’anno scorso erano in 40). A dicembre del 2014 ha aperto una sede a Denver dove probabilmente verranno assunte altre 200 persone. I ricavi sono in costante crescita, basta pensare che nel 2014 ha raggiunto i 25 milioni di dollari di vendite, rispetto ai 9,3 milioni dollari del 2013. E le previsioni per il 2015 sono molto positive.
Il mercato delle rimesse nel mondo, in Europa e in Italia
Il mercato delle rimesse è ancora un business a molti zeri, ma in calo, almeno in Europa e in Italia. La Banca Mondiale stima che entro il 2016 saranno più di 700.000 milioni i dollari inviati dagli immigrati all’estero a famiglie e amici in giro per il mondo, mentre saranno 646 milioni quelli inviati nel 2015.
Interessanti però anche i dati dell’Eurostat secondo i quali i flussi di denaro inviati dai residenti in Europa verso un Paese terzo nel 2013 hanno raggiunto i 28,3 miliardi di euro (in diminuzione rispetto agli anni precedenti), con una differenza di 18 miliardi rispetto a quelli arrivati in Ue (10,3 miliardi di euro).
(Fonte Eurostat)
Le rimesse degli immigrati sono in discesa anche secondo gli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia. A causa della crisi in molti hanno perso il lavoro, si guadagna di meno e spesso si finisce per trasferirsi in un altro Paese sperando che la situazione possa essere meno critica di quella italiana.
Secondo un comunicato stampa della Camera di Commercio di Milano, riportato da West l’anno nero delle rimesse è stato il 2013, quando, complice la crisi economica, i trasferimenti di denaro degli immigrati che vivono in Lombardia sono diminuiti del 18,8% rispetto all’anno precedente. Passando da circa 1,5 miliardi di euro a 1,2 miliardi. Un calo in linea con il dato nazionale (-19,5%), ma che in provincia di Milano ha segnato addirittura un -30,1%.