Chi l’ha detto che per vedere un’opera d’arte si debba entrare in un museo? Var Digital Art da qualche anno porta avanti un progetto per fare in modo che anche le aziende possano esporre al pubblico dei pezzi unici. Al connubio tra arte, digitale e imprese dedichiamo questa nuova e ultima puntata (almeno per questa stagione) con le art startup.
Arte, imprese e digitale
A farci da cicerone in questo viaggio è Davide Sarchioni, direttore artistico di Var Digital Art. «Var Digital Art è un progetto no profit che nasce all’interno di Var Group, azienda di origine toscana che fa parte del gruppo Sesa, tra i più importanti player italiani nell’offerta di innovazione tecnologica e soluzioni informatiche e digitali per il segmento business – racconta Davide a StartupItalia – Con più di 50 sedi in Italia e diverse sedi all’estero, Var Group lavora sulla distribuzione di hardware e software ed è stata tra le prime aziende italiane a occuparsi di innovazione in questo segmento anche grazie alle collaborazioni con IBM e Microsoft».
Nel mare magnum dell’innovazione digitale, Var Group si occupa di accompagnare i grandi gruppi aziendali nella trasformazione digital, anche tramite consulenze, con l’obiettivo di velocizzare i processi del marketing, della data science e dell’AI. «Con la creazione di piani ad hoc per le aziende, Var Group trova le soluzioni più adeguate per andare verso il digitale. E il suo fatturato è cresciuto da 300 a 900 milioni di euro». In questo contesto è nata Var Digital Art, che ha preso forma nel 2017 con l’idea di introdurre dei pezzi artistici di valore all’interno delle aziende. «Volevamo fare qualcosa che potesse creare una connessione tra l’arte, il digitale e la tecnologia – spiega il direttore artistico del progetto – Così nel 2022 sono stato invitato a collaborare con Var Digital Art».
Un legame trasversale
Var Digital Art si occupa di sperimentare, studiare, ricercare e produrre opere artistiche da inserire in contesti lavorativi attraverso un hub culturale e multidisciplinare che possa veicolare idee e innovazione. «Quando sono stato invitato a collaborare al progetto come direttore artistico mi è stato chiesto di individuare una linea artistica modellata sul DNA dell’azienda stessa, sulla sua identità e quotidianità. Così con il resto del team ci siamo immaginati questo lavoro come un grande contenitore di esperienze che possa esplorare il rapporto tra arte e tecnologie digitali». E in Var Group è nato un team di appassionati di arte che quotidianamente studia il rapporto tra l’arte e il digitale, affidandosi ad artisti e creativi che propongono opere d’arte che vanno in questa direzione. «L’artista crea un linguaggio visuale. Noi lo approfondiamo e assieme costruiamo attorno a questo un valore. Ci rivolgiamo non solo al settore artistico ma anche a manifestazioni creative», spiega Davide. Il progetto si suddivide in varie esperienze: nel laboratorio esperienziale della Var Digital Art Factory si selezionano gli artisti e li si invitano in azienda per sviluppare il progetto artistico che non ha bisogno solo di esperti ma anche di mezzi e strumenti con cui non tutti hanno dimestichezza. «Inserire l’artista in azienda significa creare una relazione di scambio di valori arricchendo entrambi questi contesti con idee trasversali – racconta il direttore artistico – Mentre l’artista viene supportato da un punto di vista tecnico, in questo laboratorio nascono delle opere che entrano in un percorso espositivo a cui abbiamo lavorato dal 2022 a oggi sull’idea di andare a ristrutturare le principali sedi aziendali».
Var Digital Art, i lavori in corso
«Alla fine di quest’anno, nella sede di Milano, inaugureremo una nuova mostra con l’idea di aprire l’azienda non solo all’arte ma anche a un pubblico di interessati – racconta Davide – Si tratta di un progetto centrale per noi, che viene accompagnato da una serie di forum con incontri tra ingegneri, filosofi, artisti, business man per creare una convergenza tra sostenere l’arte e l’idea di innescare scambi trasversali e fluissi di idee e creatività. L’idea è quella di studiare tutta questa fenomenologia per trarne valore ed esperienze nuove».
Var Digital Art Award
Alcune delle opere vengono acquisite da collezioni che, nella maggior parte dei casi, abiteranno le nuove sedi aziendali, ma c’è anche l’idea di creare una collezione permanente. «Dal 2023 abbiamo inaugurato un premio, il Var Digital Art Award perché, da un lato, abbiamo pensato che in Italia sino ad oggi una cosa del genere non esiste, e poi che possa raccogliere una totalità di esperienze senza alcun tipo di etichetta. La prima edizione c’è stata l’anno scorso. Abbiamo invitato ingegneri, giornalisti ed esperti d’arte a creare un comitato scientifico che invita gli artisti a partecipare al premio. In una prima fase ne selezioniamo 12, poi il comitato decreta il vincitore. Var Group, poi, acquisisce l’opera», specifica il direttore artistico. Alla prima edizione hanno partecipato soltanto artisti di origine italiana, ma quest’anno Var Digital Art vuole selezionarli a livello internazionale. «In particolare, cerchiamo artisti emergenti, mid carreer, affermati e, indipendentemente dal linguaggio che hanno sviluppato, lavoriamo col loro ai progetti con l’impiego di diverse tecnologie», spiega Davide.
I progetti di Var Digital Art
Tra le esposizioni di cui si è occupata Var Digital Art, c’è la collaborazione con l’artista Federico Solmi che, a Venezia, nel seicentesco Palazzo Dona’ dalle Rose, ha esposto un lavoro creativo tra fisico, digitale, manualità e alta tecnologia, chiamato “The Alluring Empress, Empress Theodora”. L’immagine storica dell’imperatrice bizantina Teodora è interpretata dall’artista come una contemporanea influencer. La regnante, con il suo passato controverso da attrice, prima di diventare moglie di Giustiniano I, è stata anche un’importante consigliera politica e paladina dei diritti delle donne. La scultura olografica è stata creata trasferendo digitalmente i linguaggi della pittura espressiva di Solmi con programmi di elaborazione grafica 3D e motion capture e generata da un avanzato sistema di proiezione olografica. «Alla nostra idea oggi tanti guardano con curiosità e speriamo che questo progetto possa, via via, andando ad ampliarsi – conclude Davide – Stiamo lavorando anche con l’azienda Elica, che produce cappe di aspirazione per le cucine, fondata da Ermanno Casoli che ebbe proprio l’idea, a fine anni ’80, di esporre una serie di opere in azienda e di invitare gli artisti a lavorare lì».