A Seattle è stato avviato il processo federale che potrebbe obbligare Amazon a rivedere la gestione degli abbonamenti di Amazon Prime, che negli Stati Uniti contano oltre 200 milioni di abbonati. Secondo la FTC, l’azienda avrebbe adottato “strategie di design manipolative”, meglio conosciute come “dark patterns“, per spingere i consumatori a iscriversi a Prime senza una piena consapevolezza ma non solo. Anche per rendere complicata la procedura di disdetta. Ecco che cosa è successo.
L’accusa della Federal Trade Commission
L’agenzia federale sostiene che i vertici dell’e-commerce fossero consapevoli di questi ostacoli. Per questo, il processo interno di cancellazione era stato battezzato con il nome in codice “Iliade”, data la lunga durata.
Per la FTC, Amazon avrebbe trattenuto denaro dai consumatori senza il loro consenso, ignorando la necessità di intervenire. A complicare la situazione, il giudice John Chun del tribunale distrettuale di Washington ha stabilito che due dirigenti dell’e-commerce, Neil Lindsay e Jamil Ghani, potrebbero essere stati i responsabili se la giuria dovesse accertare violazioni di legge. E ha criticato l’azienda per aver trattenuto decine di migliaia di documenti in modo improprio.
Non solo Amazon
Un processo che non riguarda solo Amazon ma più in generale gli abbonamenti digitali. Secondo ricerche indipendenti, come si legge su HDblog, gli abbonati Prime spendono circa il doppio rispetto ai clienti non iscritti, per oltre 44 miliardi di dollari di ricavi annuali da sottoscrizioni.
Ma Amazon respinge le accuse sostenendo che Prime sia apprezzato perché offre grande valore con le sue spedizioni rapide, l’accesso a Prime Video, sconti da Whole Foods e altri vantaggi a costi sostenibili.

