Dagli Stati Uniti alla Thailandia, si forma la nuova geografia delle città. E c’entra anche la crisi climatica
Ci sono le città, quelle di tutti noi, che investono per migliorare i quartieri, estendere il trasporto pubblico locale, sistemare i marciapiedi e potare il verde. E poi ci sono (meglio, ci saranno) città dove la vita – almeno stando ai render – sarà completamente diversa, in spazi visionari e futuristici. Sono numerosi i casi di smart city su carta di cui si sta parlando negli ultimi anni e anche di recente è circolata la notizia di un paio di progetti ciclopici in Arabia Saudita. In questo breve viaggio in giro per il mondo passeremo in rassegna alcuni di questi cantieri, dietro i quali non sempre c’è uno Stato o un’amministrazione pubblica, ma miliardari, con i propri encomiabili desideri di migliorare il mondo e, d’altra parte, legittimi interessi economici nel costruire nuove capitali dell’innovazione.
Telosa: una città nel deserto
Il nostro percorso alla scoperta delle smart city in costruzione parte dagli Stati Uniti, precisamente in un’area desertica tra Utah, Arizona e Nevada. Qui, entro il 2030, il progetto di Telosa dovrebbe essere inaugurato. La smart city è un progetto voluto dal miliardario Marc Lore, imprenditore che tra le varie attività ha fondato la piattaforma ecommerce Jet.com (poi acquistata da Walmart nel 2016 per 3 miliardi di dollari). Secondo il suo punto di vista in cantiere non c’è soltanto una nuova città, ma un nuovo modello di società.
Per Telosa hanno anche ideato una nuova filosofia di governo, l’equitism. Ovviamente in città ci saranno auto elettriche, droni e molto verde. I palazzi si presenteranno come boschi verticali e i pannelli fotovoltaici ricopriranno i tetti. Ci saranno 36 distretti con un modello per ciascuno di città a 15 minuti, a significare che tutto quel che serve dovrebbe essere a un quarto d’ora massimo da casa. I primi 50mila residenti sono attesi entro fine decennio, ma la popolazione complessiva di Telosa dovrebbe arrivare a 5 milioni di persone.
Woven City: la città di Toyota in Giappone
Annunciata al CES di Las Vegas nel 2020, Woven City è la dimostrazione che le case automobilistiche non producono più soltanto automobili, ma servizi. Ai piedi del monte Fuji, in Giappone, sono già aperti i cantieri di questa smart city su cui molto si è detto e scritto. Le intenzioni sono di renderla una città laboratorio, decisamente più piccola rispetto a Telosa. Lo spazio è sufficiente per al massimo 2mila residenti. In questo caso è chiara l’impronta aziendale, dal momento il piccolo centro diventerà il luogo dove testare le tecnologie di Toyota, sia negli spazi urbani, sia negli ambienti domestici.
The Line: la città impossibile in Arabia Saudita
Decisamente più bizzarra è The Line, progetto voluto dal principe saudita Mohammed bin Salman. Nell’homepage del progetto svetta un video di lancio sulla città, a descrivere questa smart linear city. L’hanno definita una rivoluzione di civiltà, progetto che inquieta non poco se pensiamo al livello di democrazia presente in Arabia Saudita.
In Thailandia una smart city accanto a Bangkok
Non c’è ancora un nome, ma i miliardi sì. 37 in tutto quelli che il paese dovrà sborsare. Il governo thailandese ha deciso di costruire una nuova smart city con un cronoprogramma ambizioso. Entro il 2030 – data che ricorre spesso nei progetti in giro per il mondo ed entro la quale sarà dunque opportuno tirare le somme – anche la Thailandia dovrebbe avere una città che, in questo caso, fungerà da hub tecnologico. Come si legge su Bloomberg, gli investimenti per sostenere il progetto stanno arrivando da varie compagini industriali, dall’automotive fino all’healthcare e alle società di logistica.
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Smart city e crisi climatica
Quando si parla di smart city non si può però trascurare un elemento che spesso costringe alla decisione di costruire da zero una città. La crisi climatica, dalle inondazioni alla siccità, sta lentamente cambiando la geografia delle città. A inizio 2022 l’Indonesia ha deciso di cambiare la capitale del paese. Non sarà più Giacarta, ma Nusantara, dal momento che la megalopoli sta sprofondando. Nel dibattito sulle smart city non dovrebbe mai mancare un ragionamento a riguardo. A meno che non si creda che basti una nuova città per risolvere problemi antichi.