Un’indagine di Tracking Exposed fa il punto sulle opache mosse della piattaforma all’indomani dello scoppio della guerra
Ultimo fra i grandi social network rimasti attivi in Russia, e sostanzialmente unico a piegarsi alle direttive della surreale legge sulle “fake news” approvata dalla Duma e voluta dal Cremlino, TikTok è in realtà pieno zeppo di contenuti propagandistici favorevoli al regime di Putin. In buona sostanza, secondo un’analisi del gruppo Tracking Exposed, la piattaforma cinese (gestita per i mercati occidentali da una controllata californiana) è l’emblema di come sarebbero diventate Facebook, Instagram e le altre se fossero rimaste operative nel territorio della Federazione seguendo le direttive governative e legislative: un megafono della propaganda bellica sull’”operazione militare speciale”.
Cosa ha deciso TikTok all’indomani dell’attacco russo
Ripercorriamo le tappe. In risposta all’invasione russa dell’Ucraina TikTok aveva deciso all’inizio di marzo di bloccare ogni nuovo caricamento con lo scopo, un po’ sibillino, di proteggere gli utenti dalle conseguenze della legge sulle “notizie false”. Tuttavia un nuovo rapporto spiega che questa scelta intermedia non ha pagato, che in realtà nuovi contenuti sono stati caricati per molte settimane e al momento sovrastano quelli contro la guerra in un rapporto di 10 a uno. In pratica la piattaforma è congelata all’inizio del mese in una situazione in cui non c’è modo di replicare ai video di propaganda già caricati né di aggiungerne di nuovi ad esempio sugli eccidi scoperti nei dintorni di Kyiv, e non solo, al momento della ritirata dei russi verso la Bielorussia fra fine marzo e inizio aprile. Niente su Bucha, Hostomel, Irpin. Poco o niente sul sanguinoso assedio di Mariupol.
Il 93.5% dei video è a favore del conflitto contro l’Ucraina
Il documento, battezzato “Tracking Exposed Special Report: Content Restrictions on TikTok in Russia following the Ukrainian War”, ha messo sotto la lente un campione di hashtag a tema bellico sul TikTok russo, analizzando poi il volume dei contenuti pubblicati fra il 20 febbraio, poco prima dell’inizio della guerra, e il 5 aprile. Secondo i calcoli dell’organizzazione per i diritti digitali Tracking Exposed, prima dei provvedimenti il 42% dei contenuti di questo tipo aveva un tenore contrario al conflitto mentre il 58% era a favore. Dopo la mossa di TikTok ben il 93.5% dei contenuti è a favore dell’invasione, spacciata per “denazificazione” del paese, e solo un residuale 6.5% prova a fare da contraltare. Esattamente il tipo di social network che piace al Cremlino nonché in linea con gli obiettivi del provvedimento a dir poco liberticida approvato a fine marzo e che prevede pesanti sanzioni, fino a 15 anni di carcere, per la pubblicazione di presunte “fake news” relative alle attività della Russia all’estero.
Per due settimane è stato possibile caricare nuovi video
Dallo studio si capisce dunque che il blocco decido da TikTok è stato implementato nel modo sbagliato perché fra il 7 e il 24 marzo, in realtà, è stato comunque possibile pubblicare contenuti in Russia tramite la versione desktop: una “finestra” temporale, poi chiusa il 25 marzo, che ha permesso di riempire la piattaforma di clip e video a favore dell’offensiva di Putin, quelli sì pieni di falsità e distorsioni della situazione sul campo. Insomma, a partire dall’inizio di marzo i contenuti pro-guerra sono diventati dieci volte superiori a quelli contrari se confrontati ai mesi scorsi. Se a questo si aggiunge che i contenuti caricati da oltre confine, fuori cioè dal territorio russo, sono completamente vietati e dunque non disponibili all’audience locale, si capisce in cosa possa essersi ridotto il social più amato dagli adolescenti.
“Dall’inizio della guerra, le politiche di TikTok in Russia sono state opache e incoerenti – commenta Marc Faddoul, condirettore dell’organizzazione – in particolare la mancata attuazione da parte della piattaforma del divieto di caricamento annunciato è stata sfruttata per inondare la piattaforma di narrazioni a favore della guerra. Nel frattempo, i critici dell’invasione sono scomparsi. Ora, ai russi rimane un TikTok congelato, dominato da contenuti pro-guerra. Non ci sarà primavera russa su TikTok”.